di AMDuemila
La data prefissata era il 26 aprile
I sondaggi: molto probabile la vittoria del “Sì”
Nonostante l’emergenza Coronavirus, in Cile, dove si sono registrati oltre 200 casi, non cessano le proteste contro il presidente Sebastian Piñera. Gli scontri sono iniziati a ottobre scorso e da allora non sono mai cessati, provocando in sei mesi, una trentina di morti, 3.000 feriti e 30 mila arresti. Violenze, queste, perpetrate dai Carabineros sguinzagliati per le strade dal presidente, che hanno allertato le organizzazioni per i diritti umani.
I disordini nacquero a seguito del rincaro del biglietto della metropolitana. Ma fu solo la goccia che fece traboccare il vaso.
Il Cile, infatti, viene da decenni di disuguaglianze economiche e sociali per via di un sistema neo liberale e capitalista che dalla fine della dittatura soffoca la popolazione. Le manifestazioni, che nel corso di questo tempo hanno raggiunto numeri impressionanti in termini di partecipanti (il 26 ottobre oltre un milione di persone si riversarono in strada nella Capitale), hanno messo con le spalle al muro il presidente Sebastian Piñera, e il suo governo: ritenuto il principale responsabile del carovita e delle cattive condizioni sociali dei cileni. In risposta Piñera, ha promesso a inizio novembre di cacciare alcuni dei ministri dal suo esecutivo, tra l’altro senza mai mantenere totalmente la parola data, annunciando inoltre un referendum per cambiare la Costituzione (scritta durante il “regime pinochetista”). Ora però, come annunciano alcuni quotidiani cileni, la data prefissata per il referendum, il 26 aprile, potrà essere spostata a data da destinarsi a causa del Coronavirus. Anche se per alcuni il rinvio non è altro che un “pretesto” per non cambiare lo status quo, in realtà in molti, perfino l’ex presidente Michelle Bachelet, stanno chiedendo di procedere in questo senso. Sia i partiti al potere, infatti, che quelli all'opposizione, hanno concordato sulla necessità di rinviare il plebiscito costituzionale per evitare la diffusione del contagio. Ad ogni modo, anche se i 14 milioni di cileni andranno a votare in un secondo momento, i sondaggi dicono chiaramente che il “sì” al cambio della Costituzione redatta da Pinochet vincerebbe senza problemi. Un cambio epocale è previsto anche per quanto riguarda il secondo quesito: “Quale organo dovrebbe redigere la nuova Carta”. Gran parte dei cileni sembrano orientati verso un’assemblea di cittadini eletti, integrata da alcuni parlamentari. La decisione ufficiale per rimandare o meno il referendum, si legge sul quotidiano La Naciòn, verrà presa già nei prossimi giorni.
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