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di Emiliano Guanella
Con un colpo di mano e la complicità di un gruppo di deputati dell'opposizione che all'ultimo momento hanno cambiato casacca Nicolas Maduro si è assicurato de facto il controllo del Parlamento, l'ultima istituzione in Venezuela che non era ancora allineata con il suo governo. Il rinnovo della presidenza dell'Asemblea Nacional doveva essere poco più che una formalità per i partiti dell'opposizione guidati da Juan Guaidò, forti di 112 dei 167 deputati. Una trentina di questi si trova in esilio, ma un mese fa la commissione di affari interni del parlamento aveva deciso che avrebbero potuto comunque votare anche via skype. Guaidò puntava alla rielezione, confermando così anche la sua carica di presidente ad interim del Venezuela riconosciuta da una cinquantina di paesi. Fin dall'alba di ieri, però, si è capito che le cose sarebbero potuto andare diversamente, con il governo che mandava la polizia a blindare il palazzo del parlamento.

Ingresso sbarrato
A Guaidò e ad altri deputati dell'opposizione è stato impedito di entrare, mentre dentro si trovavano i 55 rappresentanti del partito socialista e una decina di "nuovi acquisti", deputati dell'opposizione passati nelle ultime ore dall'altra parte della barricata. Tra di loro vi è Luis Parra, eletto con Primero Justicia, che nel mezzo della sessione è stato proclamato presidente della camera senza nessuna votazione. E così, mentre Guaidò cercava disperatamente di scavalcare la recinzione del palazzo facendosi varco tra i poliziotti, il "golpe" era consumato dentro le mura. La sessione è stata trasmessa in diretta dal canale di Stato mentre ai giornalisti di testate indipendenti è stato negato l'accesso. Guaidò ha chiesto l'aiuto della comunità internazionale. "Hanno smantellato l'unico potere indipendente che rimaneva nel nostro Paese. L'ennesima prova della natura autoritaria di questo regime". In serata si è diretto presso la sede del quotidiano El Nacional per presiedere una sessione extra mura del parlamento assieme ai deputati rimasti fuori dal palazzo. Luis Parra ha militato per anni nella fila dell'opposizione ma un mese fa è finito in uno scandalo di corruzione, accusato di aver ricevuto mazzette da un gruppo di imprenditori per l'assegnazione della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione carente. È finito così nella cosiddetta operazione Alacran (Scorpione) grazie alla quale il governo si è assicurato l'appoggio suo e di altri cinque deputati. In serata sono arrivate le reazioni dei paesi che appoggiano Guaidò, ad iniziare dagli Stati Uniti, che hanno definito "fasulla e illegittima" la sessione che ha investito Parra come presidente del Parlamento.

Tratto da: La Stampa

Foto © Afp

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