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di Francesco Giambertone - Video
10 miliardi di tonnellate fusi in un solo giorno

Sul calendario dell’Istituto meteorologico danese c’è una data cerchiata di rosso: mercoledì 31 luglio 2019. Gli scienziati che monitorano i ghiacci della Groenlandia non dimenticheranno facilmente questa data: soltanto in quel giorno della settimana scorsa, l’isola tra l’Atlantico e l’Artico ha perso oltre 10 miliardi di tonnellate di ghiaccio, squagliate dall’ondata di caldo nordafricano che ha travolto l’Europa continentale e ora flagella i territori del Nord.

Il Continente scotta, la Siberia va a fuoco e la Groenlandia si scioglie. Ma non bastano i dati di una stagione a gettare i ricercatori nel panico: il luglio in cui le temperature hanno toccato picchi mai registrati prima in Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Gran Bretagna, non è il più caldo di sempre in Groenlandia, nonostante i 13 gradi in più della media del periodo. Il 2019 insidia il primato del torrido 2012, quando il fenomeno dello scioglimento di almeno un millimetro di superficie (consueto d’estate, soprattutto nelle zone più vicine al mare) arrivò a coinvolgere il 97% dei ghiacci della calotta, trasformati in 290 miliardi di tonnellate d’acqua. Quest’anno siamo già a quota 240 miliardi, e manca ancora tutto agosto: in alcune parti della Groenlandia il ritmo di scioglimento — ha spiegato il climatologo Jason Box — è 1,2 volte superiore a sette anni fa; ci si aspetta un innalzamento dei mari di 0,5 millimetri.

Certo, le immagini di questi giorni, spettacolari e inquietanti, dei fiumi in piena scroscianti di acqua ghiacciata fino ai fiordi groenlandesi, non lasciano tranquilli (soprattutto i profani): in realtà, una gran parte di quell’acqua il prossimo inverno si ghiaccerà di nuovo, anche se i dati raccolti negli ultimi mesi suscitano un po’ di preoccupazione. «Le previsioni a lungo termine — racconta all’Ap Ruth Mottram, scienziata del clima — dicono che il tempo soleggiato e caldo andrà avanti, e il ghiaccio continuerà a sciogliersi». Per Mike Sparrow, portavoce dell’agenzia meteorologica dell’Onu, «queste ondate di calore ci sono sempre state, ma ora accadono almeno 10 volte più spesso di un secolo fa». La colpa, ha confermato una ricerca di un team di studiosi europei pubblicata venerdì, è dell’uomo. Che può ancora fare qualcosa, prima che la Groenlandia si sciolga per sempre: il livello dei mari si alzerebbe di 7 metri. E il panico sarebbe giustificato.

Tratto da:Il Corriere della Sera del 4 agosto 2019

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