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dekirchner cristina macri maurizio c imagoeconomicadi Agustín Saiz
Dopo l’atteggiamento provocatorio verso Trump durante il G20, a Macri conviene che sia Cristina a vincere le prossime elezioni. Un'ipotesi inverosimile? Forse. Ma di certo lo è di più per chiunque di noi che per l'ambigua classe dirigente politica che ci governa in Argentina.
Il recente G20 si è svolto in un clima di alta tensione commerciale tra i giganti degli USA e la Cina per l'egemonia mondiale. Alcuni potrebbero citare la famosa frase che "la guerra è la continuazione della politica ma tramite altri mezzi", la cosa certa è che dall'inizio della gestione di Trump, la permanente ostilità nel mare della Cina, ha dato origine a degli enormi ostacoli fiscali allo scambio di prodotti tra entrambe le parti.
In questo contesto, le prime notizie giunte dal G20 riguardavano l'insistenza del blocco Cinese e Russo per la riapertura degli accordi cancellati a metà anno dal governo, dopo l'assunzione del debito con il FMI. Ricordiamo che all’epoca, Dujovne lasciò circolare nel ministero del tesoro e delle finanze, un documento riportante gli svantaggi di continuare con quel trattato poiché "non sarebbe conveniente oggi vincolare l’Argentina ad un impegno finanziario...".
I progetti colossali previsti, (mega dighe di sbarramento, centrali nucleari), erano fondamentali per garantire per i prossimi anni il bottino del grande forziere dell'opera pubblica Argentina. Ufficialmente erano stati "quasi" cancellati, ma in realtà erano stati sospesi dentro un vero limbo di incertezze che permise i cinesi di mantenere accese le speranze di riprendere le negoziazioni, seppur dopo tanti tira e molla.
Le imprese associate ai prestanomi di Macri avevano già assegnata la quota maggioritaria per la costruzione delle opere, per cui non è stata la mancanza di opportunità negli affari quello che li portò alla cancellazione. E neanche la polemica generata del problema ambientale e la resistenza della gente nelle località interessate che combattono per la tutela dei loro territori. È stato il conflitto di interessi provocato dall’aver giocato su entrambi i lati dei due fronti contendenti, che poteva sfociare anche in un problema più grave, come stava già accadendo nella base Cinese di comunicazioni a Neuquén, denunciata dagli USA nei differenti fori internazionali per il suo potenziale uso militare.
Le intenzioni di insediarsi nel continente da parte delle potenze per garantirsi risorse naturali a lungo termine, sono apparse più che palesi durante le negoziazioni del G20 dove praticamente hanno giocato alla roulette con la mappa dell'Argentina. La Cina si era presentata con una proposta imbattibile di finanziamento, inesistente nel mercato per un paese sull'orlo del fallimento (un swap per 19.000 U$). E la Russia è stata più esplicita nell’offrire un reattore nucleare "galleggiante", qualcosa ovviamente di molto utile e normale per qualunque paese del resto del mondo.
Ma al di là dell'ironia, il fatto più rilevante di quella settimana è stata la posizione autoritaria di Trump affinché il governo Argentino rompesse definitivamente "con l'attività economico predatrice cinese", ricordando sotto forma di minaccia "la presentazione del conto del suo strategico appoggio che ha permesso il nuovo accordo con il FMI". I funzionari argentini non si sono vergognati di giustificare la chiusura delle trattative con i Cinesi, rispondendo in modo organico che gli "Stati Uniti non vogliono che firmiamo niente al riguardo".
Ma quando già tutto era definito, il governo capovolse la situazione giusto nell'ultima domenica e decise di rompere i rapporti con gli USA: "abbiamo promesso alla delegazione di Xi Jinping che le principali opere che le imprese cinesi avevano in progetto verranno definite prima di marzo e saranno finanziate al 100 % con capitale cinese".
La settimana dopo.
Franco Macri era stato la punta di diamante durante il mandato di Cristina Kirchner, con l'incarico di ambasciatore per gli affari con la Cina per l'America Latina. Il 10 dicembre, una settimana dopo la riapertura degli accordi tra Argentina e Cina, il giudice Bonadio apre un'inchiesta su Franco e Giancarlo Macri nell’ambito della causa (o dell'operetta), delle fotocopie dei quaderni delle tangenti. Franco Macri nel precedente governo era una specie di Henry Kissinger del sottosviluppo ma al contrario. Invece di creare condizioni favorevoli per il paese che rappresenta, si preoccupò di mettere la ciliegina sulla torta mettendo all'asta gran parte delle risorse naturali dell'Argentina in cambio di una piccola percentuale negli affari. L’ambito degli accordi che aveva costruito agiva da salvagente per una Cristina accerchiata nella sua vita politica (fondi avvoltoi, nave scuola sequestrata, ecc.). Grazie alla gestione del padre del suo principale oppositore, adesso poteva stendere la mano in segno di benvenuto al nuovo impero in arrivo per colonizzare una nuova "Africa" e così garantire la sopravvivenza della sua inquinata sovrapopolazione.
Un'altra notizia simultanea, di minore peso politico ma significativa riguardava l’assenza di Macri all’insediamento del "Mito" Bolsonaro, il folle presidente brasiliano eletto. Le ragioni per cui non sarebbe stato presente all'evento, dando luogo a un innecessario attrito nei rapporti, fu "il bisogno di andare in vacanza insieme alla sua famiglia". Malgrado i sofisticati designer addetti all'immagine del governo fossero disperati per equiparare Bolsonaro a qualcuno dei potenziali candidati, Macri un mese prima dell'avvenimento, aveva già deciso di non andarci. O è terribilmente stanco, o sa che dopo quanto accaduto non ha nessuna chances di essere rieletto.
Il tradimento di Macri verso Trump durante il G20 potrebbe determinare la fine della sua vita politica. Ma contemporaneamente, può agire da salvacondotto che lo protegga dalla persecuzione politica e dalla pioggia di cause legali che con ragione potrebbero raggiungerlo a fine mandato, e che potrebbero riguardare il tradimento alla patria per la sparizione del sottomarino ARA San Juan e l'illegalità di molti dei suoi decreti a beneficio di amici e familiari (riciclaggio di denaro sporco, condono del debito della posta, ecc.). Il governo di Macri è tanto scandaloso ed impune finché dura il suo mandato, quanto è fragile nel prossimo. Vinca chi vinca, i nemici possono venir fuori perfino dal suo stesso blocco che cerca di prendere le distanze dal fallimento della sua gestione.
In questo senso forse gli sarà favorevole che il ‘Cristinismo’ vinca le prossime elezioni e che possa avvalersi degli accordi con i Cinesi come garanzia di impunità. Non sarebbe la prima volta che c'è una continuità nelle principali politiche di stato tra governi antagonisti. Il modello di adeguamento ed indebitamento degli anni 90 fu completato successivamente da un altro governo di carattere assistenzialista, che facendo onore agli impegni assunti finì pagando la maggior parte di un debito praticamente impossibile. Inoltre la matrice economica argentina ha seguito sempre, da quel decennio, una chiara sequenza che oggi è persino in evoluzione. Quello che inizialmente fu lo smantellamento dell'industria nazionale, oggi ha il suo corrispondente con l'implementazione dei progetti estrattivi di carattere coloniale.
I fatti più recenti.
Hugo Sigman è uno degli uomini della nuova plutocrazia dell'Argentina, noto soprattutto per essere il direttore di "il diplo", il cui motto è "un giornale per tutti coloro che non solo vogliono capire ma anche cambiare il mondo". Jorge Rulli spiega nella ‘Trincera para la liberación nacional’ che "è un uomo di sinistra che fece parte di FEDES (Federazione Giovanile del partito comunista), e che iniziò la sua fortuna tramite suo suocero, Gold, il quale diede il suo nome quando l'URSS ebbe bisogno di realizzare investimenti locali attraverso un socio di fiducia. Quando il partito comunista cessò di esistere, diventa indipendente e diversifica moltiplicando i suoi affari (vaccini a Cuba, energia in Spagna, ecc.). La rivista "Fortune" lo indica come possessore di 7000 milioni di dollari.
Dopo la dittatura e a richiesta di Monsanto, tornò per creare le condizioni necessarie per quello che successivamente sarebbe diventato l'agro commercio, adottando la biotecnologia (cioè i transgenici). Negli ultimi anni ha esordito anche come un mecenate del cinema, il suo braccio destro è anche un uomo di sinistra, Natalson, che giustifica la coltivazione della soia in nome di offrire assistenza alla povertà. Molto vicino a Cristina, era presente al teatro Colon quando vinse Macri e poi ha fatto da ponte tra loro".
"Nelle prime vacanze che si prende Macri poco tempo dopo aver assunto l’incarico nel 2015, va a La Angostura, mentre Cristina si trova a El Callafate, e si incontrano entrambi nella tenuta di Hugo Sigman. Alcune fonti hanno confermato che hanno parlato circa 5 ore e si suppone che abbiano affrontato politicamente dei punti cruciali e dei loro limiti". Ma non si sa niente con certezza, solo che gli incontri di questo tipo avvengono sporadicamente e che ambedue sono funzionali ad un sistema che ancora non è stato deposto. In ogni caso la spaccatura c’è, ma è funzionale alla gestione di uno stesso modello che consente varie sfumature e variabili per continuare a funzionare.
Conclusione, tutto è possibile.
La matrice economica del progetto estrattivo continua e si rafforza, le licenze delle miniere si espandono su tutto il territorio e l'agroindustria si dà da fare affinché attraverso la legge dei semi, siamo noi a pagare i brevetti. La legge antiterrorismo firmata da Cristina ha posto le basi che permettono oggi libertà di azione all'apparato repressore di Pato Bullrich. La differenza tra le due gestioni radica nel fatto che il governo precedente faceva opera di assistenzialismo distribuendo le royalty della soia e oggi lo fanno con l'assunzione del debito. Il ministro Stanley dello sviluppo sociale "per coprire la sua inedita rete assistenziale ha abilitato recentemente crediti per circa 2 mila milioni di dollari con il BID e la Banca Mondiale, inoltre, è stato possibile stabilire nell'accordo con il FMI che i fondi del riscatto potrebbero essere utilizzati per affrontare l’Emergenza Sociale". Dice Juan Grabois leader della politica del Papa nell'Argentina: "se (il popolo) non esplode a dicembre, è per il contenimento e la vicinanza che offrono i movimenti sociali ai settori popolari".
Impossibile prevedere il futuro, quel che è certo è che se l’offesa a Trump e gli accordi con la Cina determinano una transizione nella politica Argentina, Macri dovrebbe correre sotto la gonna di Cristina. Finalmente si otterrebbe lo scopo che suo padre Franco tanto aveva sognato, che il matrimonio conformato dai suoi due figli politici lavorino per lui. Una storia perfetta dove la famiglia è felice e unita, peccato che sia a costo di una nazione devastata.

Foto © Imagoeconomica

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