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1di Jean Georges Almendras dal Paraguay
4º anniversario dell’assassinio di Pablo Medina e Antonia Almada, martiri del giornalismo
Il nostro impegno, il nostro legame con Pablo Medina risale al marzo del 2005, quando il direttore di Antimafia Dos Mil Giorgio Bongiovanni - fondatore di ANTIMAFIADuemila - lo incontrò personalmente nella città di Asuncion, in Paraguay, e ascoltò dalla sua voce la storia dell'assassinio di suo fratello, il giornalista Salvador Medina, episodio criminale avvenuto nel gennaio del 2001. Un crimine eseguito da un sicario della narco politica paraguaiana lungo una strada rurale di Capibary, molto vicino all'abitazione dove viveva insieme alla sua famiglia. Il sicario fu arrestato e condannato, ma non denunciò mai né fece riferimento all'identità dei mandanti del mortale attacco.
Tredici anni dopo, il nostro impegno verso Pablo Medina rimane vivo e si rinnova ogni anno dal giorno in cui venne ucciso insieme alla sua assistente Antonia Almada, appena poco dopo il mezzogiorno del 16 ottobre 2014, in una strada rurale di una regione limitrofa alla frontiera con il Brasile, a Villa Igatimi, nel dipartimento di Canindeyú, distante circa cinquanta chilometri dalla città di Curuguaty.
Quattro anni dopo quel duro colpo nei confronti del giornalismo paraguaiano e di Antimafia Dos Mil, ci siamo dati appuntamento nella sala Bicamerale del Congresso Nazionale della capitale paraguaiana per rendere meritato omaggio ai due caduti nel compimento del dovere di informazione.
Luogo scelto per un evento che scuote oltre che significativo. Rivelatore in particolare perché ancora una volta la cultura dell'Antimafia era presente per puntare il dito contro il marciume di un sistema politico complice del duplice attentato. E in definitiva complice anche dell'assassinio di 17 giornalisti paraguaiani, dalla caduta della dittatura militare di Alfredo Stroessner ad oggi.
Sono sicuro che per tanti paraguaiani la sala del Congresso Nazionale non è considerata la scelta migliore per rendere omaggio a Pablo Medina, con un dibattito sul tema "La lotta contro la mafia, il narcotraffico ed il crimine organizzato in Paraguay”.
Forse hanno ragione. O forse no. Ma in fin dei conti il Congresso Nazionale appartiene al popolo, significa che quelli che vi lavorano come deputati e senatori, sono rappresentanti di questo popolo. Partendo da questa premessa, quale migliore scelta di questo posto affinché un giornalismo antimafioso dica le cose come stanno proprio nella "bocca del lupo", parlando liberamente di cosa c’è veramente dietro il duplice crimine di Villa Igatimi e di quello degli altri giornalisti, accaduti in piena democrazia paraguaiana.
Parlare senza filtri e senza essere compiacenti con il sistema politico, e nello stesso luogo dove i parlamentari convivono giornalmente, si presume per svolgere un lavoro onesto lontano dalla corruzione, è stata la cosa migliore che ci poteva accadere, come negli anni precedenti, specialmente a noi che esercitiamo un giornalismo libero, in giorni come questi, in cui l'aureola di legalità ed etica del sistema politico è letteralmente alle strette e puzza di marciume.
La convocazione al dibattito in omaggio a Pablo ed Antonia attraverso i mezzi di informazione nei giorni antecedenti avrebbe dovuto riscuotere una massiva affluenza. Ma così non è stato. L'assenza cittadina era palese. Qualcosa di opprimente Perché opprimente è la paura radicata nella cittadinanza paraguaiana. Quella paura che corrode la democrazia quasi con la stessa forza del crimine organizzato e dei governanti e parlamentari corrotti. Quei funzionari dello Stato disonesti che offuscano il lavoro dei loro colleghi che non si lasciano comprare dal denaro sporco del potere mafioso. Quel potere mafioso in connubio da anni - quasi inviolabile - con molti membri del sistema politico e dell'apparato dello Stato.
La scarsa partecipazione cittadina alla commemorazione non ha rappresentato assolutamente un segno di sconfitta per l’Antimafia, bensì il trionfo dell'Antimafia. Perché quell'assenza, oltre a mettere a nudo l’indifferenza cittadina, ha evidenziato il fatto che l'Antimafia deve raddoppiare i propri sforzi mirando ad un lavoro ancora più deciso, più ampio e maggiormente attivo, poiché il silenzio popolare è sinonimo della paura imperante. Paura che bisogna detronizzare. Bisogna trasformarla in lotta costante. Quotidiana.
Con la premessa di una "lotta contro la mafia" il dibattito è iniziato alle 9:30 del mattino.
Ad affiancare Antimafia del Paraguay, organizzatore dell'incontro (al quale hanno partecipato con devozione combattiva i famigliari di Pablo: suo padre, suo fratello Francisco e sua figlia Dyrsen), si è unito il Movimento Culturale Internazionale di Giovani "Our Voice" il cui intervento ha rappresentato il momento più saliente della giornata, perché nel loro slancio giovanile era chiaramente identificato il senso della partecipazione attiva cittadina del futuro, quando si tratta di Antimafia, e di lotta sociale che promuove una rivoluzione culturale basata sui valori della giustizia.
L'apertura dell'evento è stata a carico del direttore dell'Antimafia Dos Mil Paraguay, l'avvocato e Pubblico Ministero Jorge Figueredo. Le sue parole sintetizzavano il senso dell'evento: "È veramente molto importante che la morte dei nostri martiri non sia stata vana. È molto importante che noi cittadini onesti che desideriamo la verità diventiamo una muraglia di protezione viva, di difesa di tutti. Oltre 17 giornalisti sono stati assassinati dal 1989. Siamo passati da una dittatura militare ad una dittatura criminale, una dittatura mafiosa che non si manifesta solo dentro lo Stato paraguaiano. La mafia è trasversale a tutta la società paraguaiana. La mafia è nella società. È nel settore privato e poi si introduce all'intero dello Stato”.
A continuazione la parola è passata al giornalista ed investigatore paraguaiano Hugo Pereira che ha parlato del "EPP" e la sua reale natura. Uno strumento del Capitale internazionale in terra paraguaiana?” Una dettagliata esposizione sul vero compito di quello spettrale gruppo sovversivo paraguaiano "EPP" che opera in una regione del territorio paraguaiano, in un contesto destinato a convertirsi in una vera arma distruttiva dei contadini. La parola è poi passata a Monsignore Melanio Medina il quale ha sottolineato "l'importanza della mobilitazione cittadina nella lotta contro la corruzione e la mafia”. Ha aperto il suo intervento con una frase che è diventata da quel istante una colonna portante di tutta la giornata: "Vale la pena vivere solo per quello per cui si è disposti a morire", sottolineando che "la coscienza di un popolo è molto importante di fronte alla realtà”.
È stata poi la volta di Kattya González. Un intervento, il suo, molto significativo e interessante sugli effetti e la portata della corruzione e della violenza istituzionale attuata dalle file statali, chiedendo che sia rispettato lo stato di Diritto in Paraguay e che le mobilitazioni popolari abbiano maggiore partecipazione, per cambiare la realtà sociale.
"La corruzione istituzionale e la violenza istituzionale incidono moltissimo più di una pallottola - ha detto la dottoressa Kattya Gonzalez, aggiungendo - Quella violenza istituzionale che fa sì che nel Paraguay ci siano bambini che letteralmente non hanno da mangiare; che esistano donne che continuano a morire di parto in strada per mancanza di risorse e di medicine. Di questo dobbiamo parlare. Di come combattere quella violenza istituzionale che oggi ci pone in una situazione di estrema vulnerabilità. Quella vulnerabilità che ci rende piccoli e ci umilia di fronte ad uno Stato gigante, mostruoso che non è capace attraverso le sue istituzioni di amministrare uno Stato con onestà".

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A chiusura della prima parte dell'evento alcuni partecipanti al Congresso hanno espresso le proprie opinioni e punti di vista: Dyrsen Medina e Francisco Medina, figlia e fratello di Pablo Medina, rispettivamente, hanno apprezzato l’atto commemorativo e la lotta di Antimafia Dos Mil, che da quattro anni organizza gli eventi di omaggio a Pablo e l'impegno nella lotta contro il crimine organizzato in Paraguay; hanno inoltre espresso il loro punto di vista altri partecipanti, raccontando situazioni personali di intimidazione da parte di elementi mafiosi, ed esprimendo a loro volta parole di apprezzamento per il dibattito nel 4º anniversario del duplice crimine.
La parola è passata all’avvocato e docente Margaret Bóveda che ha riferito l'esperienza di sua figlia Antonella Mateu, di 16 anni, che ha affrontato il fiammante governatore Rubén Rousillón giovedì 16 agosto 2018, perché lo considerava indegno di essere governatore, proprio durante la cerimonia ufficiale alla quale stava partecipando rappresentando la sua Scuola di Villa Hayes, essendo lei la migliore alunna dell'istituto
"Ascoltando voi mi sento fortificata, con quella speranza, che sì, si può fare qualcosa, che sì, possiamo cambiare il nostro paese. Come docente ed avvocato posso dire che i giovani arrivano già dalle medie senza la capacità di un analisi riflessiva. È così dalla base. Perché è quello che vuole questo governo: giovani senza la capacità di riflettere e di interessarsi. Non hanno l'informazione e per questo motivo non sono capaci di lottare per quello che è giusto. Non hanno l'informazione necessaria, e quindi non sanno difendere i loro diritti. Sono contenta, sono qui con mia figlia, che ha avuto il coraggio di affrontare il nostro fiammante governatore, processato e attualmente accusato di atti di corruzione, e questo incontro ci fortifica, perché all'inizio avevo paura, perché la corruzione è molto grande, la mafia è molto grande. Oggi mi sento più forte ascoltando Monsignore Melanio Medina quando dice che il giusto strumento è il popolo attivista". Con queste parole di Margaret Bóveda si sono fermati i lavori per la pausa di mezzogiorno.
Dopo la pausa ha preso la parola la deputata ed avvocato Rocío Vallejo che ha parlato di “La situazione del riciclaggio di denaro in Paraguay e quali sono le sfide per lottare contro questo reato".
Subito dopo a parlare è stato Santiago Ortiz del Sindacato di Giornalisti del Paraguay, che insieme ai suoi colleghi che hanno preso la parola dopo di lui, Noelia Díaz Segretaria Generale del Sindacato e Pablo Gastón, hanno approfondito sulla realtà dei giornalisti paraguaiani in materia di prevenzione di fronte alle costanti aggressioni verbali e fisiche, da parte di elementi delinquenziali in un’evidente azione di attacco alla libertà di espressione.
È stato di nuovo il momento del Movimento "Our Voice", che con le loro parole ha fatto tremare il potere politico. Perché i giovani hanno parlato dalle viscere stesse del sistema politico. Dalle viscere di un parlamento che hanno affrontato senza riserve.
Il rappresentante del Movimento Our Voice per l'America Latina, Matias Guffanti, giornalista in Argentina, ha parlato con forza e con giudizi diretti.
"È per me una gioia essere qui, ma allo stesso tempo anche una tristezza. Credo che questo tipo di eventi si caratterizza giustamente per questo motivo, perché viviamo una dicotomia tra il volere lottare, il volere fare qualcosa e la tristezza profonda di trovarci in questa situazione. Mi piacerebbe che questo posto, che questa sala fosse piena in questo momento di persone che vogliono sapere come incominciare a trasformare la realtà; come possiamo cominciare a lottare contro tutte queste cose di cui stiamo parlando. Ma purtroppo non è così. Noi del Movimento Our Voice abbiamo deciso di uscire a lottare. Fare la scelta di vivere nella lotta. Di non nasconderci più e di esprimerci. Esprimerci attraverso l'arte, attraverso l'espressione, qualsiasi essa sia. Attraverso la comunicazione, il teatro, la musica, il ballo, le denunce delle problematiche, preparandoci anche noi allo stesso tempo. Un popolo cosciente è un popolo che prende decisioni. Un popolo ignorante è senza dubbio ed inevitabilmente un popolo dominato dal potere è manovrato dal potere per i propri scopi. C'è una frase molto forte che noi riteniamo molto significativa di un rivoluzionario italiano che lottava contro la mafia nel suo paese, si chiamava Peppino Impastato. Lui diceva: "La mafia è una montagna di merda". Fu la prima cosa che scrisse in un giornale, che inevitabilmente causò scalpore in una società dove la mafia era presente, lui stesso era figlio di un mafioso. Riflettendo su questa frase, pensando a questa frase, se la mafia è una montagna di merda, e scusate la parola, se vi disturba, ma a noi disturbano molte cose. Se la mafia è una montagna di merda, questo posto, il Congresso Nazionale ha molto odore di merda. Puzza molto. Queste sedie sono molto macchiate perché questo posto riceve i nostri soldi che arrivano in mano a persone vincolate con il narcotraffico, con morti, con tratta di persone, con la persecuzione di coloro che cercano di sapere la verità. La popolazione lo sa. Io non sono qua per fare una denuncia e dire qualcosa che la popolazione non sa. Tutti lo sappiamo”.
La presenza nella sala bicamerale del Congresso Nazionale di una studentessa adolescente protagonista in Paraguay di una situazione senza precedenti avvenuta nel paese quest’anno, fu il momento eclatante della giornata. La studentessa Antonella Mateu ha raccontato che ad agosto di quest'anno disse in faccia ad un politico che stava assumendo l’incarico di governatore che era un corrotto e che non gli si spettava ostentare la sua emozione? durante la cerimonia. Quelle parole forti dirette al fiammante governatore di Villa Hayes, pronunciate con il coraggio della purezza giovanile e dei valori della giustizia inculcati sicuramente dalla sua famiglia, non venivano da una studentessa "irrispettosa" o "violenta" come hanno detto le autorità per screditarla. Quelle forti parole erano state pronunciate dalla studentessa che rappresentava la Scuola nell'evento ufficiale. Parole della migliore alunna dell'istituto educativo di Villa Hayes. Parole di una giovane esemplare. Una giovane che non ebbe alcun problema nell’affrontare la figura pubblica, nonostante le conseguenze: la studentessa fu allontanata violentemente dall’evento e ammonita severamente dall’Istituzione. La giovane, durante l'omaggio a Pablo ed Antonia, non solo ha raccontato il fatto ma ha inoltre ribadito il ruolo che hanno i giovani in Paraguay e nel mondo, per combattere e smascherare i funzionari corrotti.
"Realmente l'impunità impera sempre di più non solo in Paraguay ma dappertutto e mi piacerebbe che ci appoggino e dico a tutti i giovani di non aver paura. Di non tacere. Che parlino. Che chiedano. Che discutano. Che riconoscano i loro diritti. Che noi siamo il futuro del nostro paese e che se ci uniamo potremo raggiungere delle mete per il bene del paese e potremo essere protagonisti per il bene di tutti" ha detto Antonella Mateu.
Nello spazio dedicato al Movimento Our Voice due bambini di 10 e 12 anni, sono stati i protagonisti di un altro momento saliente della giornata, i fratelli Joel e Hernán, identificandosi nei giovani di Our Voice si sono espressi liberamente.
Hernán, a soli 10 anni, che sogna di diventare presidente della repubblica per cambiare la realtà del Paraguay, disse: "Platone, il padre della filosofia, diceva che la politica deve basarsi sulla giustizia. Cioè che le ricchezze devono essere distribuite tra tutta la nazione in parti uguali. Ed ora che siamo nel 2018, come ha detto Matías, questa è la realtà del Paraguay, della quale qualche volta ognuno di noi che oggi siamo qui si è lamentato dei politici. Sappiamo quello che fanno i politici corrotti. Ci lamentiamo ma non vogliamo agire".
Ed ecco il momento artistico del Movimento. I giovani Emilia Cardoso e Leandro Gómez non hanno deluso il pubblico presente. Emilia ha recitato un monologo interpretando la parte di un personaggio che ha portato in modo geniale il caso Medina alla coscienza cittadina. Fu un testo brillante è un'interpretazione significativa. Dopo, Leandro Gómez si è esibito in un rap altrettanto pregevole.
Già giunti verso la parte conclusiva dell’incontro abbiamo avuto due interventi skype dall’Italia e l’intervento in sala del Ministro della Segreteria Nazionale Antidroga, (SENADE), il Dr. Arnaldo Giuzzio.

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Giuzzio, tra altri concetti, ha detto: "Io nella mia epoca durante il mio periodo come pubblico ministero ho conversato in varie occasioni con Pablo Medina e mi parlava delle sue attività investigative. La grande differenza è che noi abbiamo la scorta. Lo Stato ci offre un sistema di sicurezza che ci permette di esercitare le nostre funzioni, ma nel caso dei giornalisti, principalmente dei giornalisti di inchiesta, non è così e per questo motivo fu messa a tacere la voce di Pablo. È un esempio di ciò che non deve accadere nel nostro paese. Tuttavia quanta gente segue l'esempio di Pablo. Molto pochi. Invece quante persone seguono l'esempio del Chapo, della Regina del Sud, di Pablo Escobar il narco colombiano. Si potrebbe pensare che decapitando le organizzazioni criminali, potrebbero essere sconfitte. Ma non è così. La rivista Antimafia è una delle poche, che ora vogliamo coinvolgere in attività di prevenzione e di cultura della legalità organizzate dalla SENADE, sulla prevenzione e la riabilitazione di chi ha dipendenze dalle droghe. Anche lo sport è fondamentale. C'è molto da fare. Speriamo nel futuro di non avere altri Pablo. Io rimango con l'immagine del Pablo investigatore, del Pablo padre, del Pablo giornalista, fermo nelle sue idee. Quella è l'immagine di Pablo che oggi voglio custodire. Per me Pablo non è morto, perché ho questa sua immagine nella mia mente”.
Dall'Italia si è collegata via Skype la fondatrice del Movimento Our Voice, Sonia Tabita Bongiovanni, il cui intervento ha avallato integralmente l'opera dei giovani del Movimento presenti e allo stesso tempo ha parlato delle linee guida che ispirano il Movimento da lei fondato quando era praticamente un'adolescente.
Le sue accorate parole hanno spiegato in sintesi l’impegno e gli obiettivi naturali dei giovani del Movimento, in Europa e in America Latina, con diverse attività di denuncia di ingiustizie sociali con un’intensità e un dinamismo incredibili. Sonia Tabita si è mostrata emozionata dalla partecipazione dei giovani sudamericani all'evento in memoria di Pablo Medina ed Antonia Almada.
Per chiudere in bellezza è intervenuto via Skype il direttore di ANTIMAFIADuemila, Giorgio Bongiovanni: "Un abbraccio grande a tutti. Il nostro omaggio a Pablo Medina che ricordiamo con gran emozione. Siamo riusciti ad avere solo una parte della giustizia, ci auguriamo di avere piena giustizia per questo delitto che vede il coinvolgimento non solo della mafia, ma anche di grandi potenti dietro l'assassinio. Per me è un momento di emozione e voglio dare un abbraccio a tutti gli amici che sono presenti ed alla famiglia. Voglio dire che mi dispiace molto l'assenza della popolazione paraguaiana che non è presente in questo salone a parte alcuni giovani. Un giorno la cittadinanza, il popolo dovrà risvegliarsi. Deve superare la paura. Prometto di tornare in Paraguay un giorno a sollevare questo popolo contro i potenti, contro il governo corrotto, contro una politica completamente fuori dal buonsenso, con politici che pensano solamente a se stessi, alla propria tasca, ad arricchirsi. Solleviamo questo paese in una rivoluzione, che divenga coraggioso, che non sia vigliacco e completamente assente nel ricordare i suoi martiri. Non ha questa forza. Bene, andrò in Paraguay, a sollevare questo paese che in questo momento è addormentato”.

Foto © Leandro Gómez/Our Voice

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