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nisman albero corpo morto barelladi Jean Georges Almendras
Secondo la sentenza il magistrato Alberto Nisman fu ucciso
All’età di 52 anni moriva a Buenos Aires, ferito da un colpo d’arma da fuoco nel suo appartamento di Puerto Madero, il procuratore Natalio Alberto Nisman. Il corpo senza vita fu ritrovato il 18 gennaio 2015, e ancora oggi sono molte le ipotesi attorno al caso: suicidio o omicidio? E quanto alla seconda opzione, chi e perché lo avrebbe assassinato? In vita il giudice Alberto Nisman acquisì notorietà mediatica in quanto titolare della causa sull’attentato contro l’AMIA (Associazione Mutualità Israelita Argentina) e successivamente per aver richiesto l’apertura di un processo contro Mauricio Macri (all’epoca capo del governo della città di Buenos Aires) e altri suoi funzionari come Jorge Palacios - processato da Nisman con l’accusa di aver coperto delle piste nell’attentato contro l’AMIA avvenuto il 18 luglio 1994 - attribuendo loro l’organizzazione di un sistema di spionaggio tra cittadini che includeva familiari attivisti, della causa AMIA. Aveva denunciato anche l’allora presidente Cristina Fernández de Kirchner insieme ad altri, attribuendo loro l’intenzionalità di coprire un gruppo di sospettati nella causa AMIA attraverso la firma del Memorándum di intesa Argentina-Iran, che stabiliva che imputati di quella nazionalità potessero essere interrogati in quel paese. Il cadavere del giudice Nisman fu trovato poche ore prima di un suo intervento in Parlamento, essendo stato convocato per un interrogatorio sulla fondatezza della sua denuncia lunedì 19 gennaio.
Alberto Nisman, però, fu trovato morto il giorno prima nel suo appartamento al 13º piano dell’edificio Le Parc, nel lussuoso quartiere di Puerto Madero. Fu subito aperta una causa per “morte sospetta”. Un caso attorniato da un alone di dubbi e intrighi per niente celati, a giudicare dal peculiare, complesso e molto delicato caso di cui Nisman si stava occupando.
Tra le tante situazioni che si sono presentate nei due anni successivi possiamo citare alcune che suscitarono un grande scalpore a livello dei media e nell’ambiente politico. Si sono create posizioni contrapposte dove Cristina Kirchner e Mauricio Macri erano (e sono ancora) i pilastri di un intricato conflitto di interessi.
Nel dicembre del 2016 la Camera Federale di Casazione Penale ordinò la prosecuzione delle indagini per insabbiamento e tradimento alla patria conto l’ex presidente Cristina Fernández, causa che era stata respinta dal giudice Rafecas.
Allo stesso tempo il giudice Rafecas fu dispensato dalla causa che fu poi affidata a Claudio Bonadio (il giudice che Nisman aveva denunciato nel 2009 perché sospettato di aver insabbiato l’attentato contro l’AMIA e nel 2010 per presunte minacce di morte a Nisman e le sue figlie).
Nel 2017, periti della Gendarmeria affermarono che Nisman non si era suicidato ma che era stato ucciso. Resi pubblici i risultati delle perizie della Gendarmeria, subito si registrarono una serie di critiche, che ritenevano la Gendarmeria una Forza senza esperienza in autopsie, e che il rapporto stilato contraddiceva quello redatto dalla Polizia Federale, realizzato dai migliori periti dell’Argentina e dai tredici esperti della Corte Suprema.
Nonostante l’arida polemica il giudice Claudio Bonadio alla fine avallò il rapporto della Gendarmeria Nazionale.
Lo scorso 1° giugno, un verdetto della Sala II della Camera Criminale e Federale (a seguito del ricorso presentato da Sara Garfunkel, madre di Nisman) ha confermato il rinvio a giudizio contro i quattro poliziotti della Polizia Federale incaricati di proteggere Nisman. I giudici Martón Irurzun e Leopoldo Bruglia ritengono che la morte di Nisman si trattò “prima facie” di omicidio e non di suicidio.
Non appena reso pubblico il verdetto si è scatenata la tempesta mediatica in Argentina.
Il quotidiano Pagina 12 ha scritto: “Che mancanza di rispetto e insulto alla ragione” (Perché la Camera Federale ha affermato che Nisman fu ucciso, ndr), e puntualizza: “Era il passo che mancava per andare contro i funzionari di governo kircheneristi: non c’è la minima idea su chi potrebbe essere l’autore materiale del presunto 'omicidio', e quindi si devono inseguire gli ‘autori’ intellettuali”.
Pagina 12 ha riferito anche: "Venerdì la Camera Federale ha sostenuto che Alberto Nisman è stato ucciso e che il motivo fu la denuncia del procuratore contro il governo di Cristina Fernández de Kirchner per avere firmato il Memorandum di intesa con l'Iran. La conclusione dei giudici Martín Irurzun e Leopoldo Bruglia non emerge da alcuna prova concreta ma da due deduzioni, entrambe insolite. Visto che non si sa chi ha commesso il presunto omicidio e nessuno ha visto qualcuno entrare né uscire, i magistrati deducono che era stata messa in atto un'operazione molto complessa. Per sostenere ciò bisogna credere che dietro ci sia un sofisticato complotto che 'necessariamente' deve avere avuto come protagonista il precedente governo. La seconda deduzione è che avendo Nisman denunciato Cristina Fernández, Héctor Timerman ed altri, il 14 gennaio, l’omicidio avvenne il 18 gennaio, non ci può essere altra motivazione che quella denuncia. Lo uccisero per farlo tacere. A partire da queste elucubrazioni senza prove, la Camera Federale ha disposto adesso che il giudice Eduardo Taiano ed il Giudice Julián Ercolini proseguano nelle indagini mettendo l'accento sugli ex funzionari kirchneristi".
Il 3 giugno, Pagina 12 è quindi andata molto oltre: "La realtà è che sarà impossibile avanzare nel fatto stesso, poiché le perizie più serie indicano che Nisman sparò contro se stesso. L'ipotesi contraria, quella utile all'apparato politico, fu sostenuta soltanto dalla Gendarmeria per ordine di Patrizia Bullrich. Tutto sta a indicare che nella causa non si cercano i presunti autori materiali del crimine perché non esistono e quindi mireranno a cercare i mandanti. È stato già deciso in anticipo chi saranno questi ultimi: funzionari kirchneristi. La non-ricerca degli assassini ha come oggettivo tracciare il quadro desiderato: infondere il sospetto che un comando iraniano-venezuelano-kirchnerista, sia entrato in azione (secondo la versione lanciata in suo momento da Elisa Carrió). Tutto basato su deduzioni e senza alcuna prova. La conclusione è la seguente: nell'apparato giudiziario-politico-mediatico di ‘Comodoro Py’ (località sede del Tribunale, ndr) non cercano autori materiali. La situazione attuale è quella che conviene loro".
E hanno aggiunto ancora: “Chiunque si chiederebbe come si fa a fare passi in avanti in un’indagine giudiziaria per identificare il mandante se non ci sono indizi sull’autore materiale. La risposta è che la situazione sarà gestita come fino ad oggi, con un pubblico ministero, dei giudici, e persino la Cassazione allineati con la Casa Rosada. È sorprendente. Hanno deciso che c’è stato un omicidio senza un minimo elemento di base. Si vuole montare un complotto impossibile da dimostrare basandosi su un incrocio di telefonate. Si fanno elucubrazioni dal niente. Il problema è che dal niente si è arrivati fin qui, costruendo una storiella senza alcun tipo di prova o testimonianza. La parte dominante nel caso Nisman è la politica. Ipotizzano l’esistenza di un comando e di un complotto con un doppio obiettivo. A livello internazionale, accusare l’Iran, in sintonia con le destre degli Stati Uniti e di Israele. A livello locale continuare ad addossare le colpe al kirchnerismo”.
La giornalista Mirta Pacheco ha scritto in La Izquierda Diario del 2 giugno, poco dopo aver appreso del verdetto: "Ieri la Sala II della Camera Criminale Federale ha ammesso come valida la perizia della Gendarmeria che affermava che due soggetti si introdussero nell’appartamento dell’ex procuratore dell’Unidad AMIA (Unidad Especial de Investigación del Atentado a la Amia), lo drogarono, lo portarono in bagno e lì gli spararono contro, inscenando poi un suicidio ed andarono via. I giudici della corte d’appello Martín Irurzun e Leopoldo Bruglia hanno confermato la sentenza in prima istanza del giudice Julián Ercolini il cui nome appariva nei mezzi stampa alla fine dell'anno scorso essendo stato lui a ordinare l’arresto di Cristóbal López e dispone degli espedienti delle principali cause di riciclaggio di denaro sporco ed associazione illecita contro l'ex presidente Cristina Kirchner. Tutto ciò lo rende uno dei giudici 'favoriti' del Governo di Macri, poiché quelle indagini sono funzionali alla polarizzazione con CFK (Cristina K.) che Cambiemos (coalizione politica che sostiene Macri, ndr) è ritornato a sbandierare in un momento in cui si trova ad attuare degli adeguamenti al livello di vita della popolazione. Il verdetto della Camera respinge l'appello degli avvocati degli agenti di scorta assegnati a Nisman quel fine settimana della sua morte (17 e 18 gennaio 2015) e conferma il rinvio a giudizio ritenendoli responsabili di non aver compiuto il loro dovere: sorvegliare sulla sua sicurezza. Le imputazioni sono inadempimento di funzioni ed insabbiamento. Rimane in piedi anche, non essendoci stato ricorso, il rinvio a giudizio per Diego Lagomarsino - responsabile di avergli consegnato la "famosa" Bersa calibro 22 (…)".
La collega di La Izquierda Diario è anche molto diretta nel mettere in dubbio la versione della Gendarmeria alludendo che questa ha una serie di atti sospetti (di aver commesso delle irregolarità sul caso di Santiago Maldonado): "La Camera dà credibilità ad una perizia della Gendarmeria, seguendo la stessa linea già espressa da Ercolini, mandando un'altra volta all'aria le conclusioni di altre due perizie, quella della Polizia Federale che nel 2015 aveva concluso che Nisman si era suicidato, e quella degli specialisti che dipendono dalla Corte Suprema e che nel 2016 avevano espresso che l'ipotesi dell'assassinio non 'aveva fondamento peritale'. Queste discordanze l’unica cosa che lasciano in chiaro è che al giorno d'oggi non c'è certezza né sul suicidio né sull’omicidio. Forse mai si saprà. I giudici hanno dato fiducia ad una Forza come la Gendarmeria, la stessa che nel caso Maldonado fu difesa a spada tratta dal ministro della Sicurezza, quando era dimostrato che avevano occultato prove e falsificato dei fatti per occultare la propria responsabilità nella sparizione e successiva morte di Santiago. Questo non è un dato minore, perché la conferma da parte della Camera della sentenza in prima istanza, è in linea anche con quello che il Governo di ‘Cambiemos’, da quando era all’opposizione, viene sollevando: che a Nisman l'ammazzarono per aver denunciato la Kirchner. Sebbene i giudici nella sentenza non la menzionano, indicano ad Ercolini ed il pubblico ministero della causa di non abbandonare nessuna delle ipotesi di indagine”.
nisman albertoLa giornalista Pacheco ha concluso il suo articolo in questi termini: "Il lunedì seguente al suo decesso, Nisman doveva presentare l'accusa contro CFK e alcuni dei suoi funzionari dinnanzi alla Commissione di Legislazione Penale della Camera di Deputati a quel tempo presieduta da Patrizia Bullrich. Infatti il PRO (partito politico, ndr) era il principale propulsore e sostenitore della denuncia per insabbiamento contro gli iraniani (che tutta la destra ed il Partido Judicial considerano autori del brutale attentato alla sede dell'AMIA nel 1994), dovuto al Memorandum di intesa con il paese persiano che aveva accordato il governo kirchnerista. La cosa certa è che fino ad oggi non c'è una sola prova concreta della responsabilità degli accusati iraniani. Questo lo dicono perfino diversi parenti delle vittime che oggi sono querelanti nella causa AMIA II e che sospettano che quell'accusa devi l’attenzione sulla responsabilità dello Stato argentino. Lo stesso Nisman affermò in un reportage che quel Memorandum non gli aveva impedito di continuare le indagini. Sono noti il vincolo di Nisman con l'ex agente dell’intelligence Jaime Stiuso che nell'ultima fase del Governo kirchnerista passò ad essere il suo nemico pubblico numero uno”.
“Il procuratore ed il servizio di intelligence lavoravano insieme all’indagine sull'attentato che in 10 anni non approdò mai ad alcuna prova evidente sugli autori e responsabili intellettuali. Stiuso gli passava informazione che riceveva della CIA e del Mossad (centrale dell’intelligenza israeliana). E anche noto l'aneddoto di quando Néstor Kirchner nomina Nisman al fronte dell’Unità AMIA, gli indica chi sarebbe stato il suo contatto nell'ex SIDE. Fu lo stesso Governo kirchnerista, prima con Néstor e poi nei primi anni della presidenza di Cristina ad alimentare l'accusa contro l'Iran. Più avanti, con gli andirivieni della geopolitica e per questioni di opportunità, Cristina Kirchner decide di allinearsi con il cambiamento della politica estera dell'imperialismo nordamericano, (con un Obama che cerca accordi con il paese del Medio Oriente), e propone il Memorandum di intesa che l’unica cosa che fece fu preservare l'impunità dello Stato argentino per quanto riguarda l'esplosione della mutua ebrea. Su questo nessuno parla, perché tutti i governi in un modo o l’altro hanno sostenuto quell'impunità. Per quel motivo il giorno dopo la morte di Nisman, il deputato del PTS/FIT Nicolás Del Caño fu l'unico a denunciare tale impunità e la necessità di aprire tutti gli archivi dell'ex SIDE (oggi AFI), e la Polizia Federale senza restrizioni, per i parenti delle vittime. Misura che può avvicinarci alla verità delle responsabilità di quel terrificante 18 Luglio del 1994. La morte dell'ex pubblico ministero dell'AMIA, in mezzo alla crisi che attraversa Cambiemos, continua ad essere utilizzata per distanziarsi dal suo predecessore al Governo. Un gioco che ad entrambi piace giocare. Ma che in nessun modo favorisce alle grandi maggioranze".
In mezzo al dibattito generato dalla sentenza della Camera Federale, non possiamo non citare le dichiarazioni dell'avvocato di Cristina Fernández, Gregorio Dalbón, il quale ha insistito che nell’esecutivo di Mauricio Macri si alimenta una persecuzione giudiziaria contro di lei: "Dopo una settimana tremendamente negativa per il Governo in materia di tariffe, leggi marce, veti, ritagli, eccetera, oggi, venerdì, la Camera Federale tira fuori una risoluzione incongruente per occupare la copertina dei quotidiani con Nisman e spegnere l'incendio" ha affermato Dalbón su Twitter.
Non c'è dubbio che il caso Nisman è stato e continua ad essere una delle sfide più controverse per le autorità giudiziarie e la Giustizia dell'Argentina. Ma non c'è neanche dubbio che la controversia e la sfida fanno parte di un pendolo dove la politica c’entra parecchio, e ha trascurato nei due anni successivi alla morte del Procuratore una vera trama dove gli intrighi di potere si danno la mano attorno ad un fatto criminale come l'attentato all'AMIA di 24 anni fa.
Un fatto criminale che costò la vita di 85 persone con un saldo di trecento feriti, rimasto impunito fino ad oggi, e che a giudizio di molte persone della collettività ebraica la paternità è da attribuirsi all'Iran e al gruppo terroristico Hezbollah. In quanto a Cristina Fernández de Kirchner, nell'accusa, Nisman sosteneva che in cambio di migliorare i rapporti commerciali con l'Iran, il Governo (nel periodo di Cristina Fernández), volle coprire i sospettati dell'attacco, tra loro alte cariche di quel paese, attraverso un accordo bilaterale firmato nell'anno 2013 che ufficialmente era presentato come unico mezzo per fare luce sull'attentato.
Quello che sappiamo fino ad oggi è che Cristina Fernández - Presidente dell'Argentina tra il 2007 e 2015 - non è imputata per la morte del Procuratore, ma sì è stata processata - così come il suo ex cancelliere Héctor Timerman ed altri collaboratori - per il presunto insabbiamento dell'attentato, pesando su di lei un ordine di arresto che non si è concretizzato, dovuto alla giurisdizione parlamentare. Sul punto l'ex presidente ha respinto sempre le accuse.
Ad oggi quello che sappiamo è che non c'è argentino che non si faccia domande come queste: La recente sentenza della Camera Federale è un altro anello della lunga catena di dubbi e di incertezze al cui estremo ci sono due situazioni che nuotano nell’impunità, la morte delle 85 persone nell'attentato contro l'AMIA e la morte del giudice Alberto Nisman? La recente sentenza intorbiderà o renderà finalmente limpide le acque nel caso Nisman?

Foto di copertina: www.pagina12.com
Foto 2: www.eneconomista.com.ar

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