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viroche juan 1Denunciava i narcos che lo hanno ucciso simulando un suicidio, a Tucumán, Argentina
di Jean Georges Almendras
Commozione. Dolore. Impotenza. Indignazione. Il sacerdote Juan Viroche è morto all'età di 46 anni. Lo hanno trovato impiccato nella sua stanza, nella parrocchia di La Florida in provincia di Tucumán (Argentina). Anche se tutto sembra indicare si tratti di un caso di suicidio, la vita del religioso, la sua coraggiosa denuncia contro i gruppi di narcotrafficanti che operano nella zona dove risiedeva, fa ritenere - ipotesi che si rafforza ogni minuto che passa - che sia stato codardamente ucciso da una o più persone che hanno fatto irruzione nel suo alloggio. Una volta ucciso, le stesse avrebbero fatto in modo che sembrasse un suicidio.  Lo stesso giudice federale di Tucumán, Antonio Gustavo Gómez, ha dichiarato alla stampa locale di non credere a questa ipotesi, che vi erano segni di tortura, che la stanza era in completo disordine e che la porta non era stata forzata.
La notizia ha scosso profondamente gli abitanti della località di La Florida, distante circa 16 km dalla capitale della provincia, e hanno pianto con profondo dolore la perdita del religioso.
Secondo le informazioni diffuse dalla stampa locale nel novembre del 2015 il sacerdote aveva celebrato una messa all’aperto a Delfín Gallo dove aveva pregato per un paese libero dalla droga e libero dal delitto.
Si vede che ci sono grandi operazioni di polizia nella zona del Gran San Miguel di Tucumán, ma la zona interna inizia a liberarsi e (i delinquenti) iniziano a venire verso qui” avrebbe denunciato pubblicamente.
Nei suoi ultimi giorni di vita il sacerdote avrebbe detto ad un gruppo di catechisti di aver ricevuto minacce e per tale ragione avrebbe sollecitato ai suoi superiori di essere trasferito in un’altra parrocchia.
Il giornale La Nación riferisce che una donna di nome María Alcira Luna, che abita nella stessa città del sacerdote, ha dichiarato ai mezzi stampa che Juan Viroche: “era un parroco dal cuore immenso. Un uomo di bene, che ha sempre pensato al benessere della sua gente, che ha lottato contro le droghe che tanto nuocciono i nostri giovani. Che sia fatta giustizia”.
Molte persone del posto sono concordi nell’affermare che il parroco aveva compiuto denunce importanti contro i narcos. Ad esempio aveva messo in evidenza come i narcos utilizzassero petardi per annunciare l’arrivo dei corrieri della droga. In particolare ciò avveniva in determinate ore della notte. Un petardo per avvisare della disponibilità della droga, due per invitare i giovani ad andare a comprarla. Una denuncia chiara e diretta.
Il religioso avrebbe detto anche: “Non so cosa ci sia nel cuore di una persona che sta avvelenando il figlio del suo amico o del suo vicino. Sappiamo le conseguenze che la droga ha sui giovani, stiamo parlando di ragazzi incluso di 13 anni di età. È terribile dominare una persona in questo modo, privarlo della libertà”.
viroche juan 2La polizia scientifica si è recata sul luogo dei fatti ed ora si attende l’esito dell’autopsia per conoscere con certezza le cause della morte. Ma tutto il contesto della sua personalità e della sua vita di religioso impegnato nella denuncia del narcotraffico fanno pensare che la criminalità organizzata abbia assestato un duro colpo ai residenti della zona dove si trovava la parrocchia del sacerdote Viroche.
Perché ancora una volta, da un po’ di tempo a questa parte, dobbiamo essere testimoni in Messico ed in Argentina di questo tipo di esecuzioni di uomini giusti che lottano contro il narcotraffico, con la forza dei propri valori e della loro fede? Perché? Perché così tanto barbarismo in questi criminali che non hanno un minimo tentennamento nell'uccidere una persona che ostacola la loro vile attività di distribuzione del loro veleno, tante volte con la maledetta connivenza di membri delle forze di polizia, o incluso del sistema politico? Perché questa umanità sta divorando se stessa? Perché dobbiamo convivere con parassiti –che si ritengono persone- e che costituiscono molteplici reti del narcotraffico disseminato nel mondo, tante volte tutelato dal potere economico di famiglie mafiose radicate, principalmente, in Italia ed in altri paesi del mondo? Perché? Perché dobbiamo piangere ancora il martirio di un altro giusto?
Cercare le risposte a tutti questi interrogativi dovrebbe essere un obbligo ed un impegno etico nei confronti di questo sacerdote che ha sacrificato la sua vita affinché prendiamo coscienza del tenore delle sue denunce e del tenore del suo coraggio all’ora di farle pubblicamente.
I residenti di Tucumán dicono appunto che il sacerdote, in uno dei suoi interventi pubblici, avrebbe detto recentemente: “è ora della rivoluzione”. Ed anche noi la pensiamo allo stesso modo: è ora della rivoluzione. Non è tempo di parole belle o demagogiche.
Il minimo che dovrebbero fare i tucumani, i lettori argentini, uruguaiani, paraguaiani o italiani, ed anche io stesso dovrei fare come redattore, è proseguire il sentiero tracciato dal sacerdote: denunciare. Perché denunciando la criminalità in ogni sua forma questa si debella. E dobbiamo debellarla, frantumarla, portarla in tribunale e condannarla. O ancora meglio, estirparla della nostra società. Farlo senza badare alle conseguenze.
Il padre Juan Viroche ha pagato con la vita l’aver osato farlo, per proteggere i giovani della sua comunità e anche lei che legge. Non dimentichiamolo!

*Foto Copertina: www.diariohoy.net
*Foto 2: www.eldiariodecarlospaz.com

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