Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

cara foggia c carlos folgosodi Fabrizio Gatti
Dormitori stracolmi, con 1414 richiedenti asilo registrati. Condizioni disumane, eppure la coop cattolica "Senis Hospes" incassa quasi un milione al mese. Dopo la pubblicazione del reportage e l'intervento di Eugenio Scalfari, il ministro Alfano apre un'inchiesta

Il costo per lo Stato del Centro di accoglienza di Foggia, quindi per tutti noi, è adesso una cifra precisa: la cooperativa cattolica “Senis Hospes”, che lo gestisce per conto del consorzio “Sisifo” della Lega Coop, incassa 31 mila 108 euro al giorno. Al giorno, sì. Anche se le condizioni disumane che abbiamo visto, fotografato e filmato corrisponderebbero a un servizio da pochi spiccioli. La spesa la si ricava dalle presenze confermate oggi dalla polizia: 1.414 richiedenti asilo registrati. Il numero comunque è aggiornato al 23 agosto, cioé vecchio di tre settimane. Moltiplicando gli ospiti ufficiali per il costo dell'appalto di 22 euro al giorno a persona, si ottiene quanto rende l'inferno: 933 mila euro al mese, 11 milioni l'anno. Ed è un calcolo per difetto. Perché l'emergenza fuori contratto può essere pagata fino a 30 euro al giorno a persona. E le immagini si commentano da sole.

Bene ha fatto questa mattina il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo aver letto su “Repubblica” l'appello del fondatore Eugenio Scalfari e l'inchiesta su “l'Espresso”, a consultarsi con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Nel corso di una lunga telefonata hanno deciso di avviare accertamenti immediati su quanto accade nella Cara di Borgo Mezzanone, a pochi chilometri da Foggia. Per ora, è solo un'indagine informale. Se l'assistenza ai richiedenti asilo è l'attività economica al momento più fiorente nel nostro Paese, è doveroso che il governo metta in campo tutte le forme di controllo a sua disposizione. La cooperativa che gestisce l'inferno di Foggia, la “Senis Hospes” di Senise in provincia di Potenza, ne è un esempio. Grazie agli appalti sui profughi in tutta Italia ha infatti aumentato il suo fatturato del 400 per cento in due anni: dai 3 milioni del 2012 ai 15, 2 milioni del 2014. E i dipendenti da 109 a 518. Non esistono imprenditori oggi, a parte la criminalità, con ricavi in crescita esponenziale. Per questo lo Stato non può permettersi di chiudere un occhio sulla spesa pubblica. O tutti e due. Come è avvenuto a Borgo Mezzanone. E qui la situazione rivelata dalla nostra inchiesta “Sette giorni all'inferno” chiama in causa direttamente la prefettura.

L'articolo 22 dello “Schema di capitolato di appalto per la gestione dei centri di accoglienza per immigrati” obbliga l'Ufficio territoriale del governo (Utg) alla massima vigilanza: «La prefettura-Utg svolge attività di controllo e monitoraggio sulla gestione dei Centri diretta a verificare il rispetto delle modalità di erogazione dei servizi...», è scritto, «nonché la garanzia della qualità, della quantità e delle caratteristiche dei beni forniti in esecuzione alla presente convenzione...».

Per capire quanto questo controllo fosse carente non da oggi ma da anni, basta leggere il rapporto di “Osservatoriomigranti.org” pubblicato dopo una visita del 20 febbraio 2013, quando il gestore era la Croce rossa italiana: «Il Cara di Foggia Borgo Mezzanone presenta alcune peculiarità che lo rendono assolutamente unico. Il Cara è infatti una struttura “porosa”, all’interno della quale chiunque può intrufolarsi utilizzando uno dei numerosi varchi presenti lungo il perimetro del recinto. La situazione è senza dubbio aggravata dalla presenza, accanto alla struttura ufficiale, di un vero e proprio campo “informale” nato nei moduli abitativi abbandonati e mai dismessi sulla pista del vecchio aeroporto militare».

Già allora nemmeno le presenze erano certe: «Di fatto non si è in grado di quantificare il numero esatto di ospiti, dato che anche all’interno della struttura numerosi posti letto sembrano essere occupati da persone che non avrebbero titolo all’accoglienza. Ciò alimenta l’insicurezza e rende molto complicata la gestione dell’ordine pubblico». Sono passati tre anni e l'immagine dell'Italia offerta ai richiedenti asilo appena sbarcati è sempre la stessa: un colabrodo.

Tratto da: espresso.repubblica.it

Info: Cara di Foggia © Carlos Folgoso

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos