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alpi hrovdi Luigi Grimaldi
Dall’analisi delle migliaia di pagine desecretate nei mesi scorsi dal parlamento relative alle inchieste sull’assassinio in Somalia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (un lavoro lungo e complesso) scava e scava, salta fuori un nuovo mistero. Il tema è quello del ritorno a Mogadiscio dei due giornalisti dalla trasferta a Bosaso, oggetto dell’inchiesta sui traffici di armi che ha decretato la loro condanna a morte.
A parte il TG3, cui Ilaria ha chiesto di prenotare il satellite per trasmettere il suo ultimo servizio, nessuno sa quando Ilaria sarebbe tornata a Mogadiscio. Forse lo sa solo chi gestisce il volo: Unosom.
Non lo sanno nemmeno le sue guardie del corpo e il suo autista.

QUANDO TORNA ILARIA?
Secondo le testimonianze di Sid Ali Abdi[1], l’autista, e di  Mahmud Nur Abdi[2], la guardia del corpo, il posto giusto per avere informazione sugli spostamenti e i programmi di viaggio di Ilaria e Miran, il 20 marzo, non è il servizio trasporti di Unosom ma, chissà perché, una ONG Italiana operativa all’epoca in Somalia: il CISP.

La mattina del delitto i due si recano presso l’ONG, che si trovava a Mogadiscio Nord, la zona controllata da Alì Mahadi, a pochi passi dal punto in cui poche ore dopo i due giornalisti saranno uccisi. E’ così che vengono informati che Ilaria sarebbe partita da Bosaso alle 12 e quindi, pensano, o viene loro suggerito, di andare ad aspettarla presso l’ambasciata americana, dove è in funzione una elinavetta che trasporta i passeggeri in arrivo all’aeroporto di Mogadiscio.

E così fanno. D’altronde il compaund Usa quella mattina è molto frequentato. Per lavoro anche Gelle[3], il falso testimone di accusa contro Omar Hasci, smaschrato lo scorso anno da Chiara Cazzaniga di “Chi l’Ha Visto?”, si trova lì, così come Giancarlo Marocchino[4], che per primo arriverà sul luogo del delitto.

QUALCUNO LI ASPETTA
Ma Ilaria e Miran non arriveranno mai all’ambasciata USA perché, mentre la loro scorta è stata depistata, qualcun altro li sta aspettando all’aeroporto[5] per riaccompagnarli all’Hotel Shafi. Qualcuno, che evidentemente disponeva di un mezzo e di una scorta armata e, ovviamente,  della precisa informazione del loro arrivo. L’ identità di questi “accompagnatori” non è mai stata scoperta. Non si tratta di un dettaglio. Ilaria e Miran avrebbero dovuto ripartire da Bosaso non il 20, ma il 16 marzo se, altro mistero, qualcuno non gli avesse fatto perdere l’aereo. Verrebbe da chiedersi se chi li accoglie a Mogadiscio non sia in relazione con chi ha determinato il ritardato rientro degli inviati RAI o con chi ha depistato la sua scorta. Anche perché, in base alle testimonianze, proprio mentre i due giornalisti Rai sbarcano a Mogadiscio, il commando omicida prende posizione davandi all’Hotel Hamana[6].

La domanda però é: per quale motivo la sede CISP di Mogadiscio è a conoscenza degli spostamenti dei due giornalisti Rai? E perché la scorta di laria sa di doversi informare li?

Il TOP ASSET DELLA CIA A MOGADISCIO
Ci sono solo due risposte possibili. Una innocente, l’altra estremamente curiosa.
La prima è che il centro del CISP disponeva di una stazione radio in grado di raccogliere informazioni, anche se non si capisce bene da chi.
La seconda invece è relativa alle particolarissime frequentazioni della responsabile del CISP in Somalia.
La dottoressa Stefania Pace [7]è stata responsabile regionale del CISP di Mogadiscio per 10 anni, dal 1988 al 1998. Non si sa se il 20 marzo 1994 fosse fisicamente a Mogadiscio, nessuno glielo ha mai chiesto. Si tratta però di un dettaglio non determinante.

Secondo quanto ricostruito dal Washigton Post [8] fino all’agosto del 1993 (ma non sappiamo da quanto tempo prima) Stefania Pace è la compagna del “top Asset somalo della Cia a Mogadiscio”, coordinatore e arruolatore della rete di informatori della agenzia spionistica USA: tale Ibrahim Hussein detto Malil [9], morto ufficialmente durante una partita di Roulette Russa, ma probabilmente assassinato, nell’agosto del ’93[10].

Prima della sua morte Malil si occupava di logistica assistendo la stessa ONG CISP e la Cooperazione allo sviluppo italiana del Ministero degli Esteri (MAE), secondo i ricordi del funzionario del MAE, Franco Oliva. Un ruolo, alla morte di Malil, che sarà assunto da Giancarlo Marocchino.

AGENTE CONDOR
Malil, rampollo di una famiglia di rispetto, ben introdotto politicamente, ricco, studi in una università americana, era stato arruolato nella CIA a Mogadiscio da Mike Shanklin (nome in codice Condor) nel 1990 quando questi era vice capostazione con la copertura di addetto commerciale. Nel 92 Shanklin è per qualche mese a Londra (agente di collegamento con l’MI6) poi, tra novembre e dicembre, di nuovo in Somalia.

Nel 1993 Shankin [11] è direttore delle operazioni CIA a Mogadiscio e sovrintende, assieme al capostazione John Garret ( nome in codice Crescent) e al suo vice John Spinelli (nome in codice Leopard, un italoamericano a lungo agente di collegamento col Sismi), a tutte le attività di appoggio ai militari Usa in somalia e alla caccia al Generale Aidid.
Il fatto interessante è che, dopo la morte di Malil[12], Mike Shanklin ne prende il posto e diventa il compagno di Stefania Pace. Happy end con confetti in salsa somala. Al punto che Stefania Pace diventa, prima di fare un lusinghiera e lunga carriera nel nostro Ministero degli Esteri e poi in agenzie delle Nazioni Unite [13] (in particolare quella dedicata ai profughi Palestinesi con cui ha un rapporto di grande rilievo anche l’Ambasciatore Cassini[14] protagonista della vicenda Gelle), la signora Shanklin.

Bella e meritata carriera maturata dopo 10 anni di militanza nel CISP e quattro, dal 1998 al 2001, nella azienda di consulenza spionistica messa su da Mike, dopo il licenziamento dalla CIA[15].

ROBA DI CASA NOSTRA E DI CASA LORO
Un matrimonio contrastato il loro, proprio dalla CIA, determinata a  allontanare un “agente stellare” premiato con la più alta onorificenza prevista per gli uomini dell’Agenzia in quanto marito di una cittadina straniera. Peccato, carriera finita e un futuro nell’intelligence privata.
Personaggi d’eccezione, Shanklin e Spinelli. I loro nomi compaiono nelle inchieste sul rapimento di Abu Omar da parte della CIA e nell’inchiesta sullo scandalo spionistico Telecom, il caso Mancini-Tavaroli, per intenderci[16].

Stefania Pace, Mike Shanklin, John Spinelli (nonostante risiedano tutti in Italia) non sono mai stati sentiti da nessuno in relazione al caso Alpi nell’arco degli ultimi 22 anni. Certo non ci sono prove dirette di un loro coinvolgimento nella vicenda, né delle relazioni tra loro e il rappresentante della Comunità Europea a Mogadiscio (finanziatrice del CISP) Hamed Washington, che non si sa bene che nome abbia[17] visto che Washington è un soprannome affibiatogli a testimonianza della vicinanza di “sentimenti” con gli USA: è lui l’uomo che fa uscire da un cappello da prestigiatore, e lo invia all’Ambasciatore Cassini, il testimone corrotto Gelle che porterà alla condanna a 26 anni di Omar Hashi per l’omicidio di Ilaria e Miran: un depistaggio con capo espiatorio, per chiudere in fretta il caso.

ILARIA MIRAN E LA CIA
Prove del ruolo della Cia e dei rapporti in Somalia con i nostri servizi segreti, d’altronde, nessuno le ha mai cercate. Nessuno si è mai chiesto per esempio se mai sia esistita una relazione tra la morte di Malil (agosto ’93) e quella del nostro 007 Li Causi (Novembre ’93).
Insomma, indizi, che si sommano a tanti altri che vanno nella stessa direzione.

Ad esempio in relazione agli esecutori materiali indicati dalla DIGOS di Udine [18](prima che venisse esclusa dalle indagini), tra cui un somalo/americano prima arruolatore di Mujadin per conto della Cia[19] e poi portavoce delle Coorti Islamiche. Oppure, sempre ad esempio, in relazione alla testimonianza di quell’ufficiale dei Carabinieri che mise a verbale di aver appreso, non al bar, ma da personale dei nostri servizi segreti militari e da personale della delegazione diplomatica Italiana a Mogadiscio (quindi la struttura per cui lavorava all’epoca l’Ambasciatore Cassini), che mandante dell’omicidio di Ilaria e Miran sarebbe stata la CIA[20].

DOMANDE SENZA RISPOSTE
E la domanda resta: perché quel 20 marzo 1994 il CISP di Mogadiscio era informato sugli spostamenti di Ilaria e Miran? Perché la scorta dei due giornalisti RAI sa di dover andare li per sapere come muoversi? Perché dopo l’Omicidio dei due giornalisti la sicurezza dell’Hotel Hamana si reca proprio al CISP per sapere come comportarsi e da lì viene contattato Via radio Giancarlo Marocchino perché intervenga?[21] E perché anni dopo un falso autista di Ilaria, ma in possesso di documeti autografi della giornalista Rai, incontra casualmente in Kenia la giornalista Isabel Pisano (buona e vecchia amica di Francesco Pazienza) durante un viaggio verso Mogadiscio, sulle tracce di Ilaria e Miran, organizzato per lei da Stefania Pace[22] ?

Forse tutte le domande hanno una risposta esauriente, innocente e semplice, o forse no. Il fatto è che sono domande che nessuno ha mai posto.

[1]  Questura di Roma, Sommarie informazioni testimoniali di persona informata sui fatti, rese da: SID ALI MOHAMED ABDI, 12 Gennaio 1998

[2]  Ministero degli Esteri, Delegazione Diplomatica Speciale per la Somalia, Roma 1 aprile 1997, Lettera ai coniugi Alpi a firma dell’Ambasciatore Cassini

[3] Dichiarazione resa a Chiara Cazzaniga di “Chi l’ha Visto?” In onda il 18 febbraio 2015

[4]  Corte di Assise di Roma Proc/Pen 24/98 rg Udienza 09/06/99 pag. 14

[5]  Ministero degli Esteri, Delegazione Diplomatica Speciale per la Somalia, Roma 1 aprile 1997, Lettera ai coniugi Alpi a firma dell’Ambasciatore Cassini

[6] Questura di Roma. Verbale di sommarie informazioni assunte in qualità di persona informata sui fatti, rese da ADAR AHMED OMAR, 16 luglio 1998

[7] Commissio Parlamentare di inchiesta Alpi Hrovatin verbale di sommane informazioni (ex Art. 351 C.P.P.) rese da:

CIPRIANI Dino, pagina 4, 29 novembre 2004

[8] Confessions of a Hero – The Washington Post 29 aprile 2001

[9] Maxaa ka jira in CIA-du Xamar ku Dishay Ganacsade iyaga u shaqeynayey? 10 marzo 2006

[10]  Infra nota 8

[11] Safe for Democracy: The Secret Wars of the CIA Di John Prados, Ivan R. Dee Chicago, 14 settembre 2006, pag 588 sgg

[12] Tribunale di Asti CFS Nucleo Operativo di Brescia Verbale Sommarie informazioni testimoniali di Franco Oliva, in Roma 31 marzo 1998

[13] http://www.unrwa.org/newsroom/press-releases

[14]  http://www.unrwaitalia.org/chi-siamo/unrwa-italia/struttura/

[15] http://www.zoominfo.com/p/Michael-Shanklin/841300319

[16] Tribunale di Milano proc. N. 25194/08 R.G.N.R. Sezione del Giudice per le indagini preliminari e dell’Udienza Preliminare, sentenza, pag 204 e sgg

[17] http://www.irinnews.org/news/2005/11/03/somaliland-asks-replacement-eu-liaison-officer  Ahmed Muhammed Mahamud, better known as Ahmed “Washington”.

[18] Questura di Udine, Digos, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin , patito omicidio. 02/02/1998

[19] Corriere della Sera 05 marzo 2007 Raid di elicotteri e commando nel Sud a caccia di terroristi Somalia, attacchi Usa contro basi islamiche, di Massimo Alberizzi

[20] Battaglione Carabinieri Paracadutisti Tuscania. Comando. “Oggetto: omicidio dei Giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”. Alla procura della Repubblica di Roma relazione di servizio a firma dal Ten ORSINI Stefano. 19 dicembre 1994

[21] Lettera di Giovanni Porzio a Giorgio Alpi, 26/05/1994, in Atti commissione Parlamentare di Inchiesta sul delitto Alpi Hrovatin,

[22] Commissione Parlamentare di inchiesta sul delitto Alpi Hrovatin Seduta del 25/3/2004, esame testimoniale di Isabel Pisano. Pagina 67

Tratto da: articolo21.org


Riceviamo e rispondiamo ad una lettera ricevura dal dottor Paolo Dieci, presidente del CISP, in relazione all'articolo  dal titolo “Ilaria Alpi. Il giallo dell'aereo, dell'aeroporto e la ''rete'' della CIA” pubblicato lo scorso 29 luglio.
L'autore, Luigi Grimaldi, risponde, punto per punto ai rilievi del presidente della ONG

Alla Redazione di Antimafia Duemila
Via Molino I, 1824
Sant’Elpidio a Mare
Fermo (FM)
63811

In merito all'articolo apparso sul vostro sito web in data 29 luglio 2016 a firma di Luigi Grimaldi, dal titolo "Ilaria Alpi. Il giallo dell'aereo, dell'aeroporto e la rete della CIA", il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli — CISP sottolinea quanto segue.

L'articolo in oggetto propone, come potrebbe facilmente evidenziarsi nelle sedi opportune, ricostruzioni di fatti e circostanze contraddistinte da gravi falsi e irricevibili insinuazioni, così come priva di qualsiasi fondamento è l'illazione circa presunti legami tra il CISP ed altre istituzioni estere, all'infuori di quelle umanitarie con le quali la nostra organizzazione da circa 30 anni collabora.

Come vedremo tra poco non si capisce dove stiano i gravi falsi e in cosa consistano le illazioni. Nessuno ha sostenuto legami  tra il CISP e “istituzioni estere”. Si sostengono invece simili relazioni tra quello che è stato per 10 anni il vostro responsabile regionale in Somalia e la CIA.

1) Nell'esaudire la curiosità dell'autore informando che nella tragica giornata del 20 marzo 1994 la dottoressa Stefania Pace non si trovava in Somalia essendo impegnata con il sottoscritto in incontri con agenzie delle Nazioni Unite e fondazioni filantropiche.

E in effetti nell'articolo si dice chiaramente che non si sa se la Dottoressa Pace fosse a Mogadiscio o meno e che il dettaglio di per sé non ha importanza. Cioé si evidenzia che la presenza fisica della Dottoressa Pace di per se è ininfluente nella ricostruzione proposta.

2) Si evidenziano, tra gli altri, due contenuti dell'articolo privi di qualsiasi corrispondenza con la realtà: il Signor Giancarlo Marocchino non ha mai ricoperto alcun incarico per il CISP in Somalia, né in altri paesi;

Sul punto forse il dottor Dieci non è ben informato.

a) Nell'occasione del fermo da parte delle autorità Unosom di Giancarlo Marocchino, sospettato di traffico d'armi, e precisamente il 28 settembre 1993 alle 19,06, l'Ansa ha battuto un'agenzia (mai smentita nel corso degli ultimi 20 anni ed agli atti della commissione Parlamentare di inchiesta) che recita testualmente:

“Da vari mesi Marocchino curava i trasporti di gran parte delle merci giunte a Mogadiscio per le attività umanitarie di varie organizzazioni, italiane e non, compresa la stessa Unosom. In particolare in dicembre, qualche giorno dopo l'arrivo dei marines e di altri caschi blu, assicurò il transito di numerosi autocarri carichi di medicine e generi alimentari destinati al Cisp (Comitato Internazionaleper lo Sviluppo dei Popoli)”.

b) Dato sostanzialmente confermato dalla deposizione del Dott. Franco Oliva del ministero degli Esteri davanti alla Corte d'Assise di Roma il 23/04/1999 nell'ambito del processo per l'Omicidio Alpi Hrovatin.

“MAROCCHINO poteva garantire, nei confronti della nostra delegazione (aiuti italiani, nda), per quello che mi risulta, solo a partire poi da una certa data, perché fino, diciamo ai primi del '93, la nostra delegazione si serviva della collaborazione di un certo MALIL, morto poi in singolari circostanze, suicidato, qualcuno dice, qualcuno dice che sia stato ucciso da un operatore italiano, ma questo fa parte delle voci di ambiente. A partire da quella data, comunque, inizia questa collaborazione tra MAROCCHINO e la nostra delegazione”.

c) Concetti meglio precisati nella deposizione resa dallo stesso funzionario davanti a ufficiali del Corpo Forestale dello Stato su mandato della Procura della Repubblica di Asti:  

“Verificai che i rapporti d'affari fra la delegazione e il MAROCCHINO erano frequenti e per altro assunti dopo un episodio che indicava il MAROCCHINO Giancario in affari già con tale Antonio RUSSO al quale veniva attribuita la responsabilità della morte di un certo MALIL, persona somala, spostata ad una dottoressa italiana quale la sig.ra Stefania PACE, responsabile di un progetto di aiuto sanitario nel territorio”.

3) le dolorose circostanze della morte del Signor Ibrahim Maalin, come a suo tempo evidenziato da coloro che ebbero ad assistere all'evento, non rientrano in alcuna della due categorie fantasiosamente e irrispettosamente ipotizzate e si trattò di un tragico incidente.

Anche qui la smentita mi pare del tutto incomprensibile.  

E' di pubblico dominio la ricostruzione del fatto basata sul racconto dhi Michel Shanklin, nuovo consorte della dottoressa Stefania Pace Shanklin.

Si legge infatti in “Confessioni di un Eroe", di Vernon Loeb 29 aprile 2001 sul Whashington Post che:

“Per mesi, Shanklin ha lavorato notte e giorno coltivando una relazione con un ricco uomo d'affari in Nord Mogadiscio. Un potente e ben collegato giovane con il suo esercito privato - il cui nome Shanklin non può rivelare – è diventato, in ultima analisi, un "bene" pregiato della CIA nel fornire informazioni e spunti preziosi durante la guerra civile che ha inghiottito Somalia.  (…)

Shanklin ha detto che ha forgiato un legame di fedeltà estremamente stretto con la sua recluta pregiata. Come il caos discese su Mogadiscio Shanklin conobbe anche l'amico intimo e il compagno dell'uomo, Stefania Pace, un medico italiano che lavora per un'organizzazione umanitaria. La tragedia avrebbe finito per abbattersi su tutti loro in Somalia. E Pace avrebbe finito pe fare affidamento su Shanklin per il conforto - e poi, molto di più.

Una sera, un paio di settimane dopo il ritorno di Shanklin, il giovane uomo d'affari in piedi con una manciata di fidati luogotenenti sul prato davanti alla sua villa, stava giocando l'ultimo high-stakes gioco: roulette russa. Shanklin aveva sentito voci che il suo amico l'aveva fatto prima - una prova di machismo folle sullo sfondo del caos mortale - ma non era mai stato in grado di confermarlo. Fino ad ora.

L'uomo ha una pistola alla testa di un aiutante e preme il grilletto. La pistola non spara. Lui punta alla testa di un altro e preme il grilletto. Un'altra camera vuota. Lui punta verso un terzo uomo e spara. Cilecca di nuovo. Poi ha messo la pistola alla sua testa - e si è sparato  un proiettile nel cervello.

Pace, sempre terrorizzata da quello che lei chiama la "passione per le pistole" del suo compagno ha sentito il colpo e ha guardato giù da un balcone vedendo che giaceva in una pozza di sangue. Shanklin ha ricevuto una chiamata frenetica e si è precipitato in ospedale dove ha trovato uno dei confidenti più stretti dell'uomo che vagava per le sale con la camicia intrisa del sangue del suo amico. "Quel sangue è il mio sangue", ha detto Shanklin al somalo, porgendogli una camicia nuova e prendendo l'abito macchiato. Al mattino, il suo amico era morto. Shanklin lo ha detto a Pace, che piangeva tra le sue braccia.

"Abbiamo pensato che eravamo fregati, l'abbiamo davvero fatto", ricorda Shanklin. Lui ei suoi colleghi di agenzia (la Cia n.d.t.)  ritiene che con la morte del suo amico, la capacità di Shanklin di organizzare squadre di sorveglianza somale in grado di penetrare Sud Mogadiscio e trovare Aideed era stata distrutta”.

(…) Pace aveva portato avanti il lavoro a Mogadiscio per mesi, vivendo con il pilota automatico emotivo, lunghe ore di lavoro, distribuendo forniture di soccorso e organizzando i voli di cibo e medicine nel paese.

"Stavo cercando (…)  di tenermi occupata, occupata, occupata," ha detto. "Ma ho sentito il bisogno di lasciare, perché sapevo che dovevo piangere, e non l'avevo ancora fatto." (...)

(Stefania Pace n.d.t.) Ha trovato po' di sollievo a Roma. "Mi sentivo come se fossi stata totalmente isolata. Non avevo voglia di vivere, ma sapevo che dovevo. I miei genitori avevano solo me. Avevo bisogno di parlare con qualcuno che conosceva la Somalia. Nessuno, nemmeno i miei amici più cari, avrebbero potuto essere coinvolti in quello che avevo fatto. Così è venuto Mike e lui davvero mi ha fatto un sacco di bene ".  (...)

Per puro caso, Pace e Shanklin dicono, si sono incontrati di nuovo il mese successivo a Nairobi. Entro la fine dell'anno (1994), entrambi si sono resi conto che stavano cominciando a innamorarsi...“.

Non mi pare che servano commenti.

4) Non conosciamo i Signori Sid Ali Abdi e Mahmud Nur Abdi, né possiamo quindi entrare nel merito di loro presunte dichiarazioni.

Si tratta dell'autista e della guardia di scorta di Ilaria e Miran. Non ci sono presunte dichiarazioni. Ci sono verbali e testimonianze agli atti della commissione parlamentare di inchiesta sul caso Alpi e le lettere (sempre agli atti) inviate dal responsabile della Delegazione Diplomatica Speciale per la Somalia, Ambasciatore Cassini, inviate ai genitori di Ilaria Alpi

5) Ovviamente l'ufficio del CISP a Mogadiscio disponeva negli anni novanta di una stazione radio, esattamente come tutti gli uffici delle organizzazioni umanitarie al tempo presenti nella città. Come è normale avvenga in simili circostanze e in un contesto urbano segnato dal conflitto tra clan rivali, la stazione radio era messa a disposizione di operatori, giornalisti e colleghi di altre organizzazioni su loro richiesta.

Questo fatto nessuno l'ha messo in discussione. Ci si domanda però perché la stazione radio del CISP abbia attivato Giancarlo Marocchino anziché le autorità italiane con cui era strettamente in contatto per l'organizzazione dei soccorsi.

E che sia stato l'apparato radio del CISP ad attivare Marocchino lo hanno testimoniato diverse persone, alcune presenti a Mogadiscio il giorno dell'omicidio Alpi Hrovatin. Sono forse dei bugiardi?

a) La testimonianza di Giovanni Porzio, presente a Mogadiscio sul teatro dell'omicidio il 20 marzo 1994

“II personale di sicurezza dell'Amana esce di corsa e spara verso gli assalitori che si dileguano. I guardiani si precipitano al porto per chiedere soccorso ai nigeriani (i più vicini),ma non ottengono aiuto. Allora vanno alla sede del Cisp e via radio avvertono Marocchino che si dirige sul posto”

b) La testimonianza di Remigio Benni, corrispondente dell'Ansa resa alla Digos di Roma:

Riguardo ai soccorsi il Benni ha dichiarato che i primi ad intervenire sono stati i somali del servizio di sicurezza dell'hotel Amana., "... i quali a loro dire ... hanno cercato inutilmente di ottenere soccorsi prima presso un vicino comando di Caschi Blu nigeriani e poi presso quello pachistano. Quest'ultimo avrebbe, sempre a loro dire, mandato sul posto due blindati due ore dopo. Sempre gli stessi uomini dell 'Amana hanno dichairato che uno di essi ha raggiunto successivamante gli uffici dell 'O.N.G. "Cisp" dalla cui radioha lanciato un messaggio di soccorso all ' autotrasportatore italiano Giancarlo MAROCCHINO".

c) La testimonianza di Gabriella Simoni - Inviata di Italia 1 presente sul luogo del delitto
Commissione Governativa d'Inchiesta per i fatti di Somalia
Oggetto: Verbale di audizione di Gabriella SIMONI

A domanda risponde: (SIMONI)
”Non so come MAROCCHINO abbia saputo dell'omicidio. Penso sia stato informato via radio, tramite il CISP, una NGO”.


6) Altre circostanze riportate nell'articolo risultano allo scrivente CISP prive di qualsiasi fondamento.

Scusi dottor Dieci: quali? Perché se le esplicita posso rirpondere.

7) Volutamente poi, per un elementare principio di rispetto nei confronti della persona citate, non entriamo nel merito di illazioni riportate nell'articolo, in particolare per quanto concerne identità e relazioni interpersonali prive di qualsiasi rilievo oggettivo.

Scusi ancora: come sarebbe prive di valore oggettivo? In effetti io non ho conoscenze dirette nell'ambiente della CIA, ma se il vostro responsabile in Somalia è prima la compagna del top asset del servizio segreto Usa e poi del Capo operazioni della CIA a Mogadiscio come si fa a parlare di mancanza di “rilievo oggettivo”?

8) Si desidera aggiungere che il CISP in Somalia e in particolare la dottoressa Stefania Pace nutrivano sincera ammirazione e profonda amicizia nei confronti di Ilaria Alpi e desiderano tuttora, assieme alla famiglia e all'opinione pubblica, che tutta la verità su quella tragica vicenda venga ricostruita.

Sono d'accordo ma allora mi chiedo:

a) per quale motivo molte delle sue affermazioni in questa smentita sono tanto generiche?

b) perché (visto che quello è il tema dell'articolo) nella sua replica lei non nomina mai né il Signor Shanklin né la Cia, né in sostanza cosa intenda smentire a fronte delle dichiarazioni degli stessi protagonisti?

9) Il fondato timore che si esprime è che ricostruzioni di fantasia e prive di qualsiasi concretezza possano rendere più complesso il cammino verso la meta.

Si tranquillizzi, sono della sua stessa opinione aggiungendo al suo elenco anche affermazioni generiche, smentite tanto categoriche quanto imprecise, e accuse infondate.  

Luigi Grimaldi

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