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medina salvadordi José Fleitas
È stato qui, ed ora è qui che vive tra noi. Una leggenda vivente che nasce dalla nostra amata terra che lo vide nascere. Salvador Medina era di Capiibary, era mosso interiormente dalla necessità di diventare un punto di riferimento in un mezzo ostile, pur mantenendo sempre quella serenità di fronte alle avversità.
Abbiamo conosciuto il suo carattere tranquillo mentre si  destreggiava  nelle sue coraggiose attività.
Abitava con noi nella Residenza Tekoha. Sicuro di sé stesso, certo di ciò che è bene e ciò che è male. Sicuro del fatto che la verità ci farà liberi.
Salvador amava esprimersi con alcune espressioni in lingua guaranì: “mba´eichapa il mitâ?”, come sta la mia gente? Espressioni dal profondo significato intrinseco. Salvador si fidava della sua gente e, sia nei casi difficili che in quelli eroici, era sempre presente nei suoi racconti. Denunciava ogni irregolarità. Era legato alla sua cara Capiibary.
Salvador girava spesso nella sua terra natale. Poteva contare sempre sulla collaborazione dei suoi compaesani, anche per andare e tornare dall’università, perché si sentiva fortemente parte integrante della sua comunità. Accompagnava i camionisti mentre portavano i prodotti della terra al mercato.

È così che Salvador seguiva i suoi studi, superando con fermezza mille difficoltà. Studiava Diritto, ma esercitava la professione di giornalista. Nelle feste popolari si esibiva alla chitarra, e amava recitare poesie. Aveva un suo stile personale, e non offendeva nessuno.
Salvador dimostrava di essere un “Karaí” (un Signore) da sempre. Non cercava, né si vantava di un qualche protagonismo. Nonostante la sua breve carriera, si annovera tra i martiri del giornalismo, nella lotta quotidiana, nella diffusione del pensiero critico, che tanto molestava i gruppi dediti al traffico di legname.
Le pallottole assassine possono zittire la voce di un compagno giornalista, ma il suo spirito di innegabile impegno con la sua comunità vivrà per sempre. Salvador Medina è uno di tre fratelli morto sotto l'oscura e tenebrosa ombra della malavita che continua a vestire a lutto le profonde radici di un Paraguay che occulta l'illegalità che impera nel paese.
Il compagno Salvador è uno di loro; suo fratello Salomone seguì i suoi passi, e ancora Pablo Medina, anche lui giornalista, che conosceva gli intrighi nella zona del Canindeyú e che finì sotto le pallottole nemiche. Una famiglia sommersa nel lutto e nell'oscurantismo che regna oggi in Paraguay, che ancora deve risolvere le profonde ferite provocate dalla violenza.

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