di Piero Innocenti
La corruzione è, da molti anni ormai, il cancro che sta devastando il tessuto sociale e istituzionale del nostro paese e di molti altri. Quando, poi, riesce ad insinuarsi nei settori più delicati di uno Stato come sono quelli deputati a garantire la sicurezza pubblica, il rischio che un paese diventi un “fantoccio” nelle mani delle mafie è reale. E’ quanto sta accadendo in Messico dove non si contano più gli episodi di collusioni tra le varie polizie, federale, statali, ministeriali, municipali e la criminalità organizzata, in particolare quella del narcotraffico. L’ultimo episodio è di pochissimi giorni fa (30 Ottobre) con la destituzione di 230 agenti della polizia di Naucalpan, inclusi sei comandanti, su un organico di circa 2.400 unità. Per tutti l’accusa di detenzione di droghe, falsificazione di atti pubblici ed altri gravissimi delitti ( un comandante prestava le armi in dotazione ai malviventi per le loro scorribande). La credibilità delle polizie nei vari Stati messicani è compromessa da anni, al punto che il Governo federale, nel contrasto alla criminalità, in diverse regioni e città, ha fatto spesso ricorso, a partire dal 2007, all’impiego dell’esercito ritenuto più affidabile. Le “epurazioni” poliziesche, in conseguenza di indagini svolte, per lo più, dalla polizia federale e i mancati superamenti degli “esami di affidabilità”, cui vengono sottoposti periodicamente i poliziotti dei vari municipi, hanno fatto emergere casi davvero inquietanti.
Tra questi vorrei ricordare la “chiusura”, da parte del governatore, nel maggio 2010, del comando di polizia di Panuco (Veracruz), con il licenziamento di 98 agenti che non avevano superato i test di “affidabilità” per svolgere la loro funzione pubblica. Sempre a maggio, il segretario della sicurezza pubblica di Nuevo Leon, informa che 215 poliziotti sono stati destituiti per “fatti gravi” e verranno rimpiazzati da 150 agenti dei federali. Alcuni giorni a dopo, militari dell’esercito occupano il comando di polizia di Amazucas arrestando 37 agenti ritenuti collusi con gruppi di narcotrafficanti. In un clima di sfiducia diffusa e di paure, molti poliziotti, in diversi municipi, presentano domanda di dimissioni. Armi e munizioni, si accerterà, vengono vendute dai poliziotti di Ciudad Juarez ai narcotrafficanti,città in cui, alla fine del 2010 si contavano circa tremila omicidi. Grande scalpore, poi, la rivolta di circa duecento poliziotti federali che, nell’agosto, bloccano alcune vie cittadine reclamando la “cacciata” del loro comandante soprannominato “Lo Sciamano”. Impietose le immagini televisive che mostrano alcuni ufficiali corrotti schiaffeggiati in strada dagli agenti. Il 2010 si chiude con le manette per 12 agenti accusati di complicità con il cartello dei Los Zetas. Tra gli episodi del 2011 va segnalato l’arresto, a febbraio, da parte di fanti della marina Militare, di 36 poliziotti in servizio a Manzanillo, Tecoman e Villa de Alvarez. Per tutti l’accusa è di favoreggiamento della criminalità del narcotraffico. Diverse decine i poliziotti arrestati nei mesi seguenti tra cui 23 di Tarandacuao implicati anche in tre omicidi e 66 agenti delle polizia di Acambaro, Jarecuaro e Coroneo in combutta con il cartello de La Familia Michoacana. In questo desolante scenario istituzionale che vede gli arresti di molti poliziotti per attività estorsive in danno di commercianti, rapine, furti, omicidi ed altri gravissimi delitti, la notizia, il 2 agosto 2011, della più grande epurazione mai avvenuta nella storia della magistratura messicana. Ventuno dei trentadue delegati statali della Procura Generale della Repubblica, “rinunciano” al loro incarico in conseguenza di indagini per corruzione.
Intanto, grazie alla richiesta di informazioni avanzata nell’ottobre 2011 dall’Istituto di Accesso alla Informazione Pubblica, la Polizia Federale rende noti i dati che riguardano gli agenti sottoposti ad indagini per delitti vari: 4.559 nel 2010 e 4.175 nel 2011. I processi, in realtà hanno riguardato soltanto 75 poliziotti e solo per 27 si è avuta una sentenza di condanna. Naturalmente casi di corruzione accertati anche per le alte gerarchie con gli arresti, nel maggio 2012, dell’ex vice segretario della difesa nazionale e di altri due generali in pensione accusati di collusioni con il cartello dei narcos dei Beltran Leyva. Agli inizi del 2013 mentre si registrano violenti scontri a fuoco tra gruppi di narcos in diversi municipi a cavallo tra gli Stati di Coahuila e Durango, una sessantina di agenti delle polizie municipali di Lerdo e di Gomez Palacio, vengono arrestati per favoreggiamento di bande di criminali. L’anno termina con l’arresto, a ottobre, di tredici federali che avevano organizzato una banda dedita ai sequestri di persona alcuni dei quali conclusi con la morte delle vittime. Nel 2014, tra i tanti fatti, vanno segnalati il gravissimo episodio di fine settembre verificatosi ad Iguala con una cinquantina di studenti bloccati e fatti sparire dai poliziotti in combutta con la gang di narcos di Guerreros Unidos ( una costola del cartello dei Beltran Leyva) e su indicazione del sindaco e del comandante della polizia municipale. Si stanno cercando ancora i loro corpi. A ottobre, 101 agenti di Ixtapan de la Sal vengono disarmati da militari dell’esercito e sottoposti a indagini per presunti collegamenti con la c.o. Due giorni dopo in carcere finiscono il sindaco e il direttore della sicurezza pubblica. E non è finita.
(3 novembre 2014)
Tratto da: liberainformazione.org