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f35-web1Olanda, Australia e Inghilterra tentennano. Solo l'Italia va spedita
di Daniele Martini - 14 dicembre 2012
Per gli F-35 il Canada ci ripensa, l’Italia invece procede come un treno. Si fa sempre più frastagliata la compagine dei paesi interessati al progetto per la costruzione dei cacciabombardieri più costosi di tutta la storia dell’aviazione.

Prima di tuffarsi in via definitiva nell’operazione l’Australia, per esempio, vuole riflettere bene e sta prendendo tempo avendo spostato la data definitiva del sì o del no al 2015. L’Olanda che insieme all’Italia dovrebbe partecipare all’assemblaggio del velivolo si trova in una curiosa posizione in cui non è né pesce né carne: il Parlamento ha votato a favore dell’abbandono, ma il governo stenta a tradurre la scelta in decisioni definitive. In Gran Bretagna tentennano perché non riescono a decidersi su quale versione del velivolo puntare, sulla A tradizionale, B a decollo verticale o C per le portaerei. Tra l’una e l’altra versione ci sono differenze notevoli non solo di prestazioni, ma di costi. Il governo canadese ha deciso di uscire per il momento dalla partita dopo mesi e mesi di polemiche e dibattiti lasciandosi aperta la possibilità sia di un’ulteriore retromarcia sia di un cambio totale di orientamento puntando su un altro tipo di aereo. I concorrenti dell’F-35 prodotto dalla Lockheed Martin non mancano di certo, dall’F-18 di nuova generazione della Boeing al Rafale della francese Dassault al Typhoon Eurofighter di un consorzio di imprese europee di cui fa parte anche Alenia della Finmeccanica. La scelta canadese è avvenuta considerando i prezzi del velivolo ritenuti troppo cari e sulla base delle performance valutate inferiori alle attese. Sulla decisione hanno influito in particolare due rapporti, uno della Corte dei conti e l’altro della società di analisi Kpmg. In entrambi gli studi venivano contestate le cifre di costo ufficiali e soprattutto quelle relative alla manutenzione. In Italia, invece, l’adesione governativa al progetto resta salda nonostante cresca l’opposizione ad esso a diversi livelli. Secondo quanto riportato dal sito Altreconomia il nostro paese avrebbe già concluso i passaggi preliminari per l’acquisto di 3 velivoli e ne avrebbe opzionati altri 4. La legge di riforma della Difesa potrebbe modificare in extremis questo orientamento perché sposta dalle stanze del ministero alle aule parlamentari la decisione sull’acquisto dei sistemi d’arma. Ma non è ancora chiaro se questo positivo cambiamento valga anche per i programmi in itinere come gli F-35 o solo per i progetti futuri.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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