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laquila-terremoto-webGrandi rischi, omicidio colposo plurimo e lesioni. Anche la Presidenza del Consiglio dovrà risarcire le vittime.
di Luca De Carolis - 23 ottobre 2012
C’è chi si proclama “innocente di fronte a Dio e agli uomini”, chi si dice “disperato” e chi parla di “follia”, tra i politici come tra gli scienziati. Ma nessuno può cambiare la sentenza, molto più dura di quella chiesta dalla procura. La decisione del giudice monocratico del Tribunale de L’Aquila, Marco Billi, che ieri ha condannato a sei anni di carcere per omicidio colposo plurimo e lesione colpose i sette membri della commissione Grandi Rischi, presenti alla riunione del 31 marzo 2009 sugli eventi sismici nella città abruzzese.

Colpevoli di aver sottovalutato la possibilità di un grave terremoto a L’Aquila, nonostante il protrarsi di scosse dal dicembre 2008. Tanto che l’avrebbero scritto anche nel verbale della riunione: quella che in una telefonata di poche ore prima l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, definì come “un’operazione mediatica, fatta per tranquillizzare la gente”. Pochi giorni dopo, alle 3:32 del 6 aprile 2009, a L’Aquila e provincia fu l’apocalisse, con un sisma di magnitudo 6,3. Nel giro di 48 ore arrivarono altre 256 scosse.

E il conto finale fu quello di una guerra: 300 morti, almeno 1600 feriti e decine di migliaia di sfollati, da una città distrutta. Oltre tre anni dopo, un giudice ha condannato gli esperti che non avrebbero dato l’allarme: dal presidente vicario della commissione, Franco Barberi, a Enzo Boschi, allora presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, sino agli altri cinque tecnici: Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva, Gian Michele Calvi e Mauro Dolce. “La loro fu una monumentale negligenza” secondo il pm Fabio Picuti, che nel capo d’imputazione aveva scritto: “Dopo la riunione del 31 marzo sono state fornite informazioni imprecise e incomplete sulla pericolosità dell’attività sismica, sulla base di una valutazione del rischio approssimativa”. Notizie “che hanno indotto le vittime a restare nelle loro case”. Per le difese, invece, “chi comunicò l’esito della riunione, sbagliando, non sono stati certo gli imputati”. La procura chiedeva quattro anni di reclusione per gli imputati, accusandoli della morte di 29 persone e del ferimento di altre quattro.

Billi è andato oltre, condannando tutti a sei anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. In più, ha disposto una provvisionale (un anticipo) di 7,8 milioni di euro a favore di 56 parti civili a carico degli imputati e anche della presidenza del Consiglio. Una sentenza che forse ha sorpreso anche il pm Picuti, pronto a precisare che “non cercavamo colpevoli, solo la verità dei fatti”. Pochi minuti dopo, le agenzie erano già invase dalle reazioni dei condannati. Boschi gemeva: “Sono avvilito, disperato, ancora non capisco di cosa sono accusato”. De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile, ora presidente dell’Ispra: “Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini, non c’erano le condizioni per fare scelte diverse”. Ma le parole più rumorose arrivano dai loro colleghi: geologi e fisici compatti nel sostenere che un terremoto non sia prevedibile con certezza. E che la condanna di ieri spingerà i tecnici alla fuga. Lapidario l’attuale presidente della commissione Grandi Rischi, il fisico Luciano Maiani: “La sentenza è la morte del servizio prestato dai professionisti e dai professori allo Stato, non si può fornire una consulenza sotto questa folle pressione mediatica”. Duro anche il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gianvito Graziano: “Se la sentenza dovesse riguardare la mancata previsione del sisma, significherebbe mettere sotto accusa l’intera comunità scientifica, che ha i mezzi per prevedere i terremoti”. Parla anche la politica. Per il presidente del Senato, Renato Schifani, “in futuro chi sarà chiamato a coprire questi ruoli si tirerà indietro”. Mentre il leader dell’Udc Casini, bolla la decisione come “follia allo stato puro”. La pensa diversamente Giampaolo Giuliani, che studia il radon come precursore dei terremoti. Prima di quel 6 aprile aveva lanciato l’allarme per mesi, rimediando solo insulti. Ora commenta: “Non provo nessun godimento, nessuna sentenza ci può ripagare”. Dai cittadini in piazza del Duomo, a L’Aquila, parole amare: “Sei anni? Sono pure pochi”. Intanto l’inchiesta prosegue su Bertolaso. È accusato di omicidio colposo, sulla base della telefonata con l’ex assessore della Regione Daniela Stati, in cui parlava della riunione del 31 marzo.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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