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La giornalista Boccia grida “vergogna, vergogna, vergogna!” contro i suoi colleghi. Dal M5S: “Si dimetta” 

Per tre volte lo ha ripetuto Incoronata Boccia, attuale responsabile dell’Ufficio Stampa Rai ed ex vicedirettrice del Tg1, durante il recente convegno dedicato al 7 ottobre - organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane -: “Vergogna, vergogna, vergogna”.
A doversi vergognare - secondo Boccia - è la stampa internazionale, compresa quella italiana, colpevole di aver costruito un racconto falso, frutto - sempre a suo dire - di un gigantesco inganno mediatico ben orchestrato da Hamas. “Si è parlato spesso del cinismo e della spietatezza dell’esercito israeliano, eppure non esiste una sola prova che siano state sventagliate delle mitragliate contro civili inermi. Eppure questo veniva raccontato, questo è stato detto senza alcuna verifica delle fonti. Vergogna, vergogna, vergogna, lo affermo tre volte”, ha sottolineato la responsabile dell’Ufficio Stampa Rai.
Stando a quanto raccontato da Boccia durante l’evento, tutto sarebbe riconducibile a un’azione di natura complottista. In pratica, una messinscena ben congeniata che avrebbe prodotto video provenienti dall’enclave palestinese, destinati a screditare Israele davanti al mondo e a manipolare l’opinione pubblica occidentale. Motivo per cui la dirigente Rai, durante l’incontro, ha voluto anche ironizzare spiegando che sarebbe il caso di “candidare Hamas all’Oscar per la miglior regia”. Una regia - sempre secondo Boccia - “a cui noi giornalisti ci siamo piegati senza alcuno spirito critico”.
In ultimo, giusto per non farsi mancare nulla, la dirigente Rai ha voluto precisare anche un altro aspetto: l’uso del termine “genocidio”, in realtà, sarebbe “ideologico”. Motivo per il quale - si è chiesta Boccia - con quale faccia alcuni, il 27 gennaio - Giorno della Memoria della Shoah -, “usciranno di casa”.
L’intervento, durato per fortuna solo pochi minuti, ha provocato la reazione compatta delle opposizioni e del mondo giornalistico. I parlamentari del Movimento 5 Stelle in Commissione di Vigilanza Rai hanno chiesto le dimissioni immediate di Boccia, sostenendo che “negare l’evidenza dei massacri” e liquidare la parola “genocidio” come un espediente politico equivale a fare propaganda, non informazione. “È grave che una dirigente del servizio pubblico - ha spiegato la presidente della Vigilanza Rai, la senatrice pentastellata Barbara Floridia - possa esprimersi come ha fatto Boccia, negando fatti documentati e contraddicendo ogni principio di verità e responsabilità. Se la Rai non prenderà le distanze in modo chiaro e immediato, quelle parole finiranno per rappresentare la posizione ufficiale dell’azienda. Mi aspetto una presa di posizione ferma e decisa da parte dei vertici”.
Ad intervenire contro Boccia anche il Partito Democratico, che ha definito le parole “negazioniste” della dirigente Rai un tentativo di “banalizzare la violenza”. Mentre Peppe De Cristofaro, senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, l’ha definita “senza ritegno”.
Ad ogni modo, non si è trattato solo di uno scontro politico, anche all’interno della Rai la tensione sembra essere salita alle stelle. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, ha chiesto un chiarimento diretto all’amministratore delegato Giampaolo Rossi: “Ciò che ha espresso la direttrice dell’Ufficio Stampa è la posizione dell’azienda?”, domanda l’organizzazione in una nota. “Di fatto - prosegue la nota - la capo ufficio stampa della Rai attacca i giornalisti Rai e non si rende conto che sta attaccando anche i direttori nominati dall’attuale vertice, compreso quello del suo precedente Tg”. E ancora: “Anche gli attuali direttori Rai sono vittime dell’ufficio di propaganda di Hamas?”, ha chiesto il sindacato nella sua nota. A prendere posizione è stata infine anche Stampa Romana, che ha giudicato “gravi e offensive” le parole di Boccia. Parole “da respingere al mittente”. In un comunicato, l’associazione ha sottolineato come le accuse rivolte ai cronisti - definiti dalla dirigente “vergognosi” e responsabili del “suicidio del giornalismo” - siano un insulto non solo ai giornalisti del servizio pubblico, ma anche alle vittime del conflitto. “L’informazione - ha ricordato Stampa Romana - ha pagato un prezzo altissimo con oltre 240 reporter uccisi e con l’accesso a Gaza negato dall’esercito israeliano alla stampa indipendente, un durissimo colpo al diritto e al dovere di informare”. 



Bambini in cerca di cibo, ospedali bombardati e giornalisti uccisi

Eppure, le immagini e le testimonianze sfuggite ai proiettili e alle bombe dell’esercito israeliano parlano di una tragedia quotidiana, di un assedio che ha reso la fame un’arma di guerra. “Nessuno dovrebbe morire mentre cerca del cibo, tanto meno un bambino”, hanno spiegato anche i responsabili della Gaza Humanitarian Foundation, che da mesi denunciano un quadro “disumano”: civili spinti in aree recintate, dove vengono poi colpiti con armi da fuoco. Gaza - spiegano i volontari di GHF - è diventata una trappola mortale, un luogo in cui ogni tentativo di sopravvivenza si scontra con la violenza di un assedio senza tregua. Le famiglie palestinesi, esauste e allo stremo, sono spesso costrette a mandare i figli più piccoli a ritirare il cibo, quando non ci sono adulti in grado di farlo. In molti casi, quei bambini non tornano. Altri, invece, sopravvivono con ferite permanenti o con il trauma di aver visto morire i propri coetanei sotto i colpi di arma da fuoco. “Ci sono famiglie che ormai non hanno più la forza di lottare per il cibo”, hanno precisato gli operatori della Gaza Humanitarian Foundation.
Dati sconcertanti, spesso parziali, sono arrivati anche dall’Ufficio delle Nazioni Unite.
I numeri emersi dal 7 ottobre 2023 a oggi delineano un contesto chiaramente genocidario ai danni del popolo palestinese nella Striscia di Gaza: uno sfollamento di massa pressoché totale, pari a circa 2 milioni di persone solo tra il 2024 e il 2025, come ha precisato l’OCHA (l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari). Come se non bastasse, a questo dramma si aggiunge anche il collasso dei servizi essenziali come sanità, acqua ed elettricità,  con scorte mediche ridotte a zero.
Tra il 7 ottobre 2023 e il 17 agosto 2025, la World Health Organization (WHO) ha registrato 788 attacchi contro strutture sanitarie a Gaza, con 959 persone uccise in questi bombardamenti. Tra le vittime non solo operatori sanitari, ma anche pazienti: uomini, donne e bambini. Per quanto riguarda gli operatori sanitari - secondo l’OCHA - centinaia di medici e infermieri sono stati uccisi o feriti mentre prestavano soccorso. I danni, tuttavia, non riguardano solo le infrastrutture sanitarie: migliaia di abitazioni e scuole sono state ridotte in cumuli di macerie.
La World Health Organization ha inoltre confermato che Israele ha sistematicamente impedito la consegna degli aiuti umanitari, mentre oltre 500.000 persone vivono in condizioni catastrofiche e più di 1 milione in stato di emergenza umanitaria.
Nel nord di Gaza, dove la carestia è stata dichiarata due mesi fa, la situazione resta drammatica. Si stima che centinaia di migliaia di persone siano state sfollate dall’area a partire da metà agosto. Sempre secondo l’OCHA, questi dati non rappresentano il dramma nella sua interezza, poiché le attività di screening e monitoraggio della malnutrizione sono state gravemente interrotte nel mese di settembre. Periodo in cui i partner umanitari sono stati costretti a sospendere o trasferire i propri servizi da Gaza City a causa dell’offensiva militare israeliana e degli ordini di sfollamento forzato.
L’OCHA ha inoltre documentato che dal 7 ottobre 2023, quasi 42.000 palestinesi hanno riportato ferite permanenti o invalidanti - uno su quattro è un bambino - e si contano oltre 5.000 amputazioni, secondo la WHO. Nel solo 2025, a Gaza sono stati uccisi in media quattro operatori umanitari ogni settimana; complessivamente, almeno 565 operatori umanitari hanno perso la vita dal 7 ottobre 2023.
Secondo il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi (PJS), dall’ottobre 2023 sono stati uccisi 252 giornalisti e operatori dei media, tra cui 34 donne. Di questi, 102 nel 2023, 91 nel 2024 e 59 nel 2025. Il PJS ha segnalato inoltre la distruzione di oltre 150 redazioni e uffici stampa.
Il 3 ottobre 2025, il segretario generale della Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ), Anthony Bellanger, ha dichiarato: “Da 24 lunghi mesi, Gaza è diventata il luogo più pericoloso al mondo per esercitare la nostra professione. Israele proibisce ai giornalisti stranieri di entrare nel territorio”. E aggiunge: “Troppo spesso lavorano senza protezione e senza rifugio per le loro famiglie”.
Insomma, alla luce di tutto questo e molto altro ancora, una precisazione s’impone alla dirigente Rai Incoronata Boccia: “Definisca servizio pubblico”.

Foto © Imagoeconomica 

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