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Se servissero ulteriori prove del genocidio deliberato in corso a Gaza, la leadership israeliana non manca di confermare la sua complicità con le espressioni più atroci.
"Per tutto quello che è accaduto il 7 ottobre, per ogni persona del 7 ottobre devono morire 50 palestinesi. Non conta ora se sono bambini". Sono queste le dichiarazioni shock rilasciate da Aharon Haliva (in foto), ex capo dell'intelligence militare israeliana dal 2021 al 2024 diffuse dall'emittente israeliana Channel 12.
Secondo Haliva, il fatto che ci siano “50mila morti a Gaza” è addirittura “necessario” come “messaggio per le generazioni future” di palestinesi.
Parole che rievocano senza alcun dubbio gli anni più bui della Germania nazista, in particolare la direttiva del 16 settembre 1941 firmata dal feldmaresciallo Wilhelm Keitel, che prescriveva l’uccisione di 50–100 ostaggi per ogni soldato tedesco ucciso e 50 per ogni ferito, con l’obbligo di predisporre sempre ostaggi da giustiziare in caso di attacchi.
Uno schema che fu applicato in particolare nei Balcani e in Serbia, dove episodi come i massacri di Kraljevo e Kragujevac derivarono da tali quote di ritorsione.
E ancora, il generale si è spinto persino ad evocare la Nakba come misura necessaria per “educare” i palestinesi: "Non c'è scelta, (ne hanno bisogno – ndr) per sentirne il prezzo". Il termine arabo, che significa "catastrofe", si riferisce all'espulsione di circa 700.000 palestinesi dalle loro case durante la creazione dello Stato di Israele nel 1948.


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L'aspetto più scioccante delle dichiarazioni è che provengono da una figura considerata "moderata" dell'establishment israeliano e come sottolinea il giornalista Gideon Levy su Haaretz: "È proprio Haliva che è in un certo senso un eroe del centro-sinistra, a delineare il ritratto di un generale genocida".
Haliva, descritto come "un bravo ragazzo di Haifa e del quartiere residenziale di Tzahala a Tel Aviv", si era dimesso nell'aprile 2024 assumendosi la responsabilità per il fallimento dell'intelligence che rese possibile l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. La sua è stata la prima dimissione di alto livello per quegli eventi.
L'organizzazione israeliana per i diritti umani B'Tselem ha definito i commenti di Haliva come "parte di una lunga serie di dichiarazioni ufficiali che rivelano una politica deliberata di genocidio".
Sono solo una goccia nell’oceano le sue esternazioni di fronte alle disumane dichiarazioni a cui ha fatto seguito la massiccia opera di pulizia etnica ancora in corso.
“Stiamo combattendo animali umani e agiamo di conseguenza”, dichiarò il 9 ottobre 2023 il ministro della Difesa Yoav Gallant, inaugurando una narrazione che ha segnato l’intera campagna su Gaza. Nello stesso giorno ordinò il “completo assedio: niente elettricità, niente cibo, niente gas. Tutto è chiuso”, trasformando la punizione collettiva in metodo di guerra. Il 10 ottobre Itamar Ben Gvir annunciò che “Gaza sarà ridotta a un’isola deserta”, mentre nel 2025 ribadì che “sarà completamente distrutta”, opponendosi agli aiuti umanitari. Il 13 ottobre l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Giora Eiland invocò “una distruzione massiccia, non meno di quella di Hiroshima”, normalizzando l’idea dell’annientamento. Benjamin Netanyahu definì “minaccia” tutte le infrastrutture civili a Gaza e, quest’anno ha ribadito: “Non li stiamo cacciando via, ma stiamo permettendo loro di andarsene... chi ha a cuore i palestinesi li accolga”.

Foto di copertina by IDF Spokesperson's Unit

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