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A margine il vertice dei volenterosi, presente Keith Kellogg. Zelensky: “più rapidi investimenti nella produzione di armi”

Si respira un forte desiderio di rivalsa nel giardino fiorito europeo, dove i suoi leader si affannano a glorificare il regno portatore dei valori più nobili.
“Per ricostruire una nazione martoriata dalla guerra non bastano soldi, ingegneri, architetti, operai. Serve qualcosa di più, il sentimento che il popolo ucraino più di tutti ha dimostrato di conoscere, l’amore di patria, l’amore per la libertà, la volontà di garantire per i propri figli un futuro di prosperità e benessere”, ha esordito oggi la premier Giorgia Meloni nell’intervento alla sessione plenaria della Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina, a Roma.
“Non è un caso – ha aggiunto – che l’Italia abbia scelto di occuparsi di alcuni dei simboli e luoghi che compongono il mosaico identitario della nazione ucraina: il luogo è Odessa, i simboli sono la cattedrale della Trasfigurazione, la Filarmonica, il museo delle belle arti, gemme di un patrimonio culturale splendido che ci appartiene come europei e che come europei vogliamo proteggere perché possa essere consegnato a chi verrà dopo di noi”. 
Quante belle parole per rivendicare impegni di oltre 10 miliardi che garantiranno guadagni da capogiro alle grandi aziende appaltatrici fortemente interessate ad accaparrarsi la ricostruzione di un Paese interamente raso al suolo.
Nessun vero sforzo diplomatico è stato fatto in questi anni per fermare l’ecatombe ancora in corso, mentre assistiamo a vuoti sermoni densi di retorica che fanno leva sulla causa umanitaria per nascondere il business.
"Dal punto di vista economico... gli investitori hanno bisogno di fiducia e di garanzie che qualsiasi accordo di pace garantisca sicurezza a lungo termine. Ecco perché i nostri sforzi per garantire la pace non si limitano a raggiungere un cessate il fuoco temporaneo", ha affermato l’inviato speciale di Trump per l’Ucraina Keith Kellogg, presente anch’egli alla conferenza sulla ripresa dell'Ucraina (URC-2025).
Ma la condotta europea resta tuttavia su binari molto all’antitesi con una pace stabile e duratura. Nei fatti, il sostegno dei leader Ue alla delirante “causa” di Zelensky rimane incrollabile.
Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito che “l’Ucraina può contare sull’Europa. Il nostro sostegno è incrollabile”. Ha ricordato che l'Unione europea ha già stanziato 165 miliardi di euro a sostegno dell'Ucraina e che mercoledì sono stati firmati nuovi accordi per un totale di 4 miliardi di euro. Ha anche incoraggiato gli Stati membri dell’UE a procurarsi sistemi d’arma direttamente dai produttori di difesa ucraini, descrivendo l’industria come moderna, efficiente e in grado di fornire rapidamente prodotti finiti. 
Ma cosa si sono inventati gli europei per fornire la tanto agognata stabilità finanziaria della pace?  


Il vertice dei volenterosi

Si parla ancora con insistenza del dispiegamento di truppe europee preceduto da un cessate il fuoco.
I ministri della Difesa di circa 30 Paesi, con la partecipazione per la prima volta di una delegazione statunitense guidata da Keith Kellogg, hanno concordato di istituire il quartier generale della futura Multinational Force Ukraine (MFU) a Parigi per il primo anno. Un incontro svolto, guarda caso, a margine della conferenza di Roma.
L’obiettivo dichiarato è quello di costituire un quartier generale a Parigi per un rapido dispiegamento dopo la fine delle ostilità nella guerra della Russia contro il suo vicino.  


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Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni


Nello specifico, si parla di disporre di un contingente, composto da 10.000 a 30.000 effettivi, pronto a entrare in Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco. Questo contingente avrà il compito di garantire una difesa antiaerea rafforzata per assicurare un "cielo sicuro", la protezione dei corridoi nel Mar Nero per un "mare sicuro", e la salvaguardia delle infrastrutture insieme all’addestramento delle forze locali per promuovere la "pace a terra". È inoltre prevista una riorganizzazione e un supporto logistico alle forze ucraine. 
C’è solo un problema: convincere Mosca ad accettare un cessate il fuoco dove si vedrebbe il suo vicino nuovamente rifornito di armi e, addirittura, truppe occidentali. Una deriva che ripropone quelle che per Mosca sono le cause “profonde” del conflitto, ovvero l’avanzamento delle infrastrutture militari occidentali fino ai confini della Russia, in particolare attraverso la Nato. 
Ebbene, cosa paventano i leader Ue per avallare in pieno la tregua incondizionata di 30 giorni? Come pensano di dare supporto al Memorandum massimalista di Zelensky presentato ad Istanbul? Un testo che ancora non contempla il riconoscimento dei territori annessi dalla Russia e, soprattutto, alcun obbligo di neutralità per l’Ucraina. 


Il cessate il fuoco col sostegno incondizionato alla guerra

Ovviamente proseguendo la guerra fino all’ultimo ucraino. Emmanuel Macron e Keir Starmer (in collegamento da Londra) hanno confermato il sostegno franco-britannico all’iniziativa e la fornitura di ulteriore capacità C2, droni e sistemi anti-drone; Starmer ha definito la forza “vitale per assicurare la sicurezza di tutta l’Europa”.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sollecitato Washington a “schierarsi al fianco dell’Europa” sul dossier ucraino e ha indicato la Germania pronta a contribuire con capacità logistiche e sistemi Patriot acquistati per Kiev. 
Zelensky cavalca l'onda e rincara la dose. “Dobbiamo essere più rapidi con le sanzioni e fare pressione sulla Russia affinché subisca le conseguenze del suo terrore. I partner devono essere più rapidi con gli investimenti nella produzione di armi”, ha scritto sul suo canale Telegram
Intanto BlackRock, il più grande fondo d’investimenti al mondo, non ci crede più e ha già abbandonato il fondo di ricostruzione ucraino all'inizio del 2025. Secondo Bloomberg, "BlackRock ha interrotto la ricerca di investitori per sostenere un fondo multimiliardario per la ricostruzione" a causa della "mancanza di interesse in un contesto di crescente incertezza sul futuro dell'Ucraina".


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Keith Kellogg


Proseguire la guerra senza cercare un vero compromesso con Mosca, ma bensì assecondando le posizioni oltranziste di Zelensky non faranno altro che portare il Paese nel baratro. 
“Il tempo lavora per Mosca: senza scorte di munizioni e difesa aerea adeguata perderemo altre città e la sopravvivenza stessa dello Stato sarà in pericolo”, ha ammesso lo stesso leader ucraino agli inizi del mese. 
Ma la logica della guerra non tiene terreno con Mosca, il cui presidente Vladimir Putin ha ribadito a Donald Trump – in una conversazione telefonica – che Mosca continuerà a perseguire i suoi obiettivi. 


Una partita a perdere per l’Europa

I freddi numeri sono dalla sua parte. La Russia è in grado di produrre annualmente tra i 4 e i 4,5 milioni di proiettili da 152 mm, un volume che supera di oltre tre volte quello americano e di più di cinque volte l’intera capacità europea. 
Anche nel settore missilistico, Mosca mantiene una produzione annua di circa 40–50 missili balistici Iskander e tra 400 e 450 missili da crociera Calibr e Kinzhal. Sebbene gli Stati Uniti abbiano una produzione complessiva paragonabile in termini numerici, con 500 Tomahawk e 80 missili ipersonici LRHW previsti, l’Europa si colloca molto indietro, con numeri frammentati e output limitato a poche decine o centinaia di unità, per lo più incentrati su modelli come SCALP o Aster-30.
Nel campo dei mezzi corazzati, il vantaggio russo è ancora più marcato: grazie alla rigenerazione massiva dei carri esistenti (T-72, T-80, T-90) e alla produzione di modelli nuovi come il T-90M, Mosca è in grado di immettere fino a 470 carri armati all’anno. Gli Stati Uniti, pur dotati di linee moderne, producono meno di 100 M1A2 SEP-v3 annui, mentre l’industria europea si attesta su cifre ancora più contenute, con appena 50–70 Leopard 2A8 previsti entro il 2025. 
Ma i leader Ue hanno deciso di investire il tutto per tutto il futuro nel riarmo generalizzato. La pace è lontana ora, come mai prima. 

Foto © Imagoeconomica

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