Ci sono segni di turbamento nel giardino fiorito europeo, nelle terre di confine un tempo prospere, ma ancora vassalle dell’impero Usa.
Il 20 giugno 2025, durante un convegno all'Università di Padova, il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto ha rilasciato dichiarazioni sorprendentemente critiche nei confronti della NATO, dell'Unione Europea e dell'ONU, mettendo in discussione la loro rilevanza nel contesto geopolitico attuale.
“L’Europa forse un tempo avrebbe potuto contare se si fosse data un ruolo politico che non si è mai data”, ha esordito, dando un’anticipazione funerea del prossimo vertice dell’Alleanza previsto per il 24-25 giugno all'Aia.
"Io alla NATO da 2 anni e mezzo spiego che la NATO non ha più ragione di esistere", ha proseguito, delineando due possibili scenari per il futuro dell'Alleanza: o si trasforma in "un'organizzazione che si prende il compito di costruire la pace a livello mondiale" dialogando con il Sud globale, oppure non sarà possibile raggiungere "l'obiettivo di una sicurezza in cui tutti possono confrontarsi all'interno di regole che valgono per tutti".
Nel nuovo ordine costituito il vecchio continente è destinato all’insignificanza più completa.
Basti pensare che uno studio della London School of Economics ha calcolato che il centro di gravità economico mondiale, che nel 1980 si trovava a metà dell'Oceano Atlantico tra Stati Uniti ed Europa, al 2008 si era già spostato verso Est di 4.800 chilometri, più o meno a Oriente di Helsinki . Le proiezioni indicano che nel 2050 questo centro scivolerà in una posizione tra l'estremo orientale dell'India e la Cina, 9.300 chilometri più a Est rispetto a quello del 1980.
"L'Europa forse un tempo avrebbe potuto contare se si fosse data un ruolo politico che non si è mai data, se si fosse dotata di una politica estera o di una difesa. Ma è finito il suo tempo, e lo dico con tristezza", ha dichiarato il ministro.
Indubbio che il vertiginoso crollo geopolitico dell’Ue sia stato accelerato in modo dirompente dalla guerra in Ucraina, dove il ha sacrificato il suo ruolo di mediatore per appoggiare in toto la guerra per procura voluta dagli Stati Uniti, sancendo la scissione permanente dell’Asse Mosca-Berlino preannunciato dal politologo Zbigniew Brzezinski. Una rottura sancita dalla distruzione dei gasdotti North Stream 1 e 2 – condotta, secondo il Wall Street Journal sotto la direzione dell'allora capo di stato maggiore ucraino Valery Zaluzhny – che ha sancito il declino inesorabile della Germania sul piano economico e strategico. Un attacco che ha reso l’intero continente dipendente dalle importazioni di GNL (Gas Naturale Liquefatto) dagli Stati Uniti e dal Qatar.
Ma la guerra in Ucraina, ha paradossalmente aumentato la sua dipendenza dagli Stati Uniti anche dal punto di vista militare. Dal 2020 al 2024, in coincidenza con la risposta europea all'invasione del Paese, le importazioni dei Paesi europei della Nato sono più che raddoppiate (più 155 per cento) rispetto ai cinque anni precedenti. Il 64% di tali importazioni sono arrivate proprio dagli Stati Uniti, contro il 52% nel periodo 2015-2019.
Riguardo alle Nazioni Unite, non ha risparmiato giudizi altrettanto funesti, affermando che "l'ONU conta come l'Europa nel mondo, niente, meno di una nazionale, meno della Cina, meno dell'India o meno di Israele". Secondo il ministro, "è morta la multilateralità", suggerendo che le organizzazioni internazionali tradizionali hanno perso la loro capacità di influenzare gli eventi globali.
La questione di Sigonella. La subalternità del nostro Paese alla prossima guerra Usa
In questo contesto, Crosetto ha menzionato il ruolo della base di Sigonella, che sta emergendo come un hub cruciale nelle operazioni di supporto americane legate al conflitto tra Israele e Iran, con un ruolo potenzialmente determinante in caso di intervento diretto degli Stati Uniti.
Nei giorni 13, 15 e 16 giugno 2025, immediatamente dopo l'inizio degli attacchi israeliani contro l'Iran, un velivolo-spia Boeing P-8 "Poseidon" di US Navy decollato da Sigonella ha condotto "missioni di sorveglianza particolarmente inusuali a largo della costa israeliana". Secondo il sito specializzato ItaMilRadar, che monitora il traffico aereo militare nel Mediterraneo, "l'aereo ha volato a bassa quota, scendendo a tratti sotto gli 800 piedi (243 metri d'altitudine), suggerendo la possibile ricerca di qualcosa che navigasse sotto la superficie del mare".
Questi velivoli, equipaggiati con sofisticati radar APY-10 capaci di mappare un'area di 10.000 metri quadri da una distanza di più di 220 miglia, possono essere impiegati contro "target" di superficie e in immersione lanciando missili antinave AGM-84 Harpoon e siluri Mark 54. Le missioni di sorveglianza sono state interpretate come operazioni di supporto, anche indiretto, a Israele, attualmente focalizzato sul fronte orientale da cui proviene la minaccia iraniana.
Nel pomeriggio del 20 giugno 2025, inoltre si è concluso il trasferimento di 12 cacciabombardieri F-22 dell'Aeronautica Militare degli Stati Uniti dalla base britannica di Lakenheath a quella di Muwaffaq Salti in Giordania, in vista del sempre più probabile attacco USA contro l'Iran a fianco di Israele. Il governo italiano ha autorizzato il transito nello spazio aereo nazionale; in particolare i 20 caccia hanno attraversato l'intera Sicilia, per poi essere riforniti in volo nei cieli della costa ionica dell'isola.
Nel caso di un intervento americano in Iran, il nostro Paese risulterebbe direttamente coinvolto.
Ma Crosetto rassicura: "Sicuramente l'Italia non pensa di entrare in guerra con l'Iran. Non penso che ci saranno mai soldati o aerei che potranno bombardare l'Iran, questo mi pare evidente, non solo perché è costituzionalmente impossibile ma non c'è neanche la volontà".
Ma se gli Stati Uniti attaccassero Teheran, utilizzando anche le sue basi militari in Italia? Ebbene in questo caso il nostro ministro della difesa ha ricordato la convenzione sottoscritta nel 1951 che disciplina la presenza di questi avambracci militari Usa nel territorio italiano, precisando, tuttavia, che da Washington non è arrivata finora nessuna richiesta sull’utilizzo per situazioni “diverse da quelle normali”. Poi sul coinvolgimento del Parlamento ha aggiunto: “Inutile parlare di una cosa che non esiste ma ogni volta che il Parlamento chiede di andare a relazionare si va, non è una prassi, è un obbligo”, ha detto Crosetto a margine del convegno a Padova.
Ma se Trump chiedesse le nostre basi per attaccare l’Iran, ci sarebbe un qualche dissenso nel governo italiano, completamente allineato alla politica Estera di Washington?
Foto © Imagoeconomica
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