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Ormai il continente europeo si appresta a trasformarsi in un’enorme trincea coperta dal filo spinato. Un futuro spettrale che viene preannunciato dal segretario generale della NATO, Mark Rutte, intervenuto alla Chatham House a Londra.
L'Alleanza "ha bisogno di un aumento del 400 per cento della difesa aerea e missilistica per mantenere una deterrenza credibile", ha esordito, auspicando un salto quantico nella difesa collettiva, poiché le “minacce” non scompariranno “nemmeno quando la guerra in Ucraina finirà”.
"I nostri eserciti hanno bisogno anche di migliaia di veicoli blindati e carri armati in più, di milioni di proiettili di artiglieria in più e dobbiamo raddoppiare le nostre capacità di supporto, come la logistica, l'approvvigionamento, il trasporto e il supporto medico", ha aggiunto.
Rutte, in sostanza, chiede ai paesi della NATO di sostenere un nuovo obiettivo di spesa militare del 3,5% della produzione nazionale entro il 2032, in una riunione prevista per la fine di questo mese, e di destinare l'1,5% del prodotto interno lordo a progetti legati alla sicurezza, come la sicurezza informatica e il controllo delle frontiere.
Inoltre, tanto per tenere viva la miccia d’innesco del conflitto in corso, ha assicurato che la promessa di far entrare l'Ucraina nella NATO “rimarrà valida anche se non menzionata al vertice”.
Ci sono tutte le ricette per preparare una guerra più grande e devastante che infetti l’intero continente.
A questo proposito, il consigliere presidenziale russo e capo della delegazione russa ai colloqui con l'Ucraina, Vladimir Medinsky (in foto di copertina), accusa: “Il problema del processo di pace sull'Ucraina è che l'Europa non permette a Kiev di raggiungere alcun accordo”.
Lo dichiarato all’emittente Russia Today, spiegando che “quando parli con loro, con i membri della delegazione Ucraina, a telecamere spente, in modo non ufficiale, sono sostanzialmente persone ragionevoli, e anche loro vogliono in qualche modo fermare il bagno di sangue. Ma il problema è, mi sembra, che l'Europa, ossia gli attuali azionisti, coloro che si considerano azionisti e proprietari dell'Ucraina, semplicemente non lo permettono, non permettono alla leadership Ucraina di raggiungere accordi vantaggiosi per l'Ucraina". 

I proprietari dell’Ucraina

A questo proposito non si può non citare il più grande gestore di asset al mondo (10 trilioni di dollari), ovvero Blackrock, che dal 2023 ha formalizzato la sua presenza in Ucraina con la creazione dell’Ukraine Development Fund (UDF). Uno strumento per prestiti da 750 miliardi di dollari associati a riforme strutturali, tra cui massicce privatizzazioni. Oggi Blackrock ha il controllo (diretto o indiretto) su asset strategici nei settori energia, minerario, difesa, gas e sull’agricoltura, dove multinazionali come Cargill, Monsanto e DuPont controllano vaste porzioni di terra fertile.
L’Ucraina si è fortemente indebitata per sostenere l’economia di guerra. Il debito pubblico ha superato il 100% del PIL. Nel 2024, ha negoziato una ristrutturazione del debito offshore (23,6 miliardi di dollari), con una svalutazione del 37% per i creditori, ma vincolata a misure di austerità e nuove privatizzazioni. BlackRock replica la strategia applicata nei Balcani negli anni '90: acquisire asset sottovalutati e rivenderli a multipli superiori dopo la stabilizzazione. Stime interne indicano un ROI del 400% su investimenti in infrastrutture critiche È evidente come il Paese sia stato già conquistato e depredato da Wall Street. 


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Per restare al potere per sempre, l'attuale leadership dell'Ucraina ha bisogno di un nemico permanente e ha bisogno della guerra", ha detto ancora l'alto funzionario. "Se (Kiev) fosse guidata dagli interessi dell'Ucraina e del popolo ucraino - e io vedo nei loro occhi che sono persone reali, lo comprendono anche loro - allora potremmo molto rapidamente giungere a un accordo su termini accettabili", ha aggiunto, lanciando infine un’amara conclusione.
Congelare il conflitto in Ucraina senza accordi per una vera pace porterà a una guerra nucleare”. 

Gli accordi mancati di Istanbul nel 2022

Medinsky ha poi fatto un tuffo nel passato, rievocando i fattori che hanno determinato, con la stessa modalità, la rottura del processo negoziale tre anni fa.
"Ci è stato detto: i nostri partner stranieri sono contrari alla conclusione dell'accordo", ha detto Medinsky rievocando quell’occasione, in cui i termini del trattato di pace offerto dalla Russia all'Ucraina nel 2022 erano più flessibili rispetto a quelli attuali:
Il rifiuto dell'Ucraina di aderire alla NATO e di ospitare basi militari straniere sul suo territorio; riconoscimento dei pari diritti per la Chiesa Ortodossa Ucraina e per la lingua russa in Ucraina; riconoscimento della Crimea come territorio russo; lasciare in pace le due regioni del Donbass”.
Le prove sull’intervento occidentale per sabotare gli accordi sono ormai di dominio pubblico. Il 28 marzo 2022 Zelensky annunciava pubblicamente che era pronto ad accettare "lo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina”, poiché “se ricordo bene, la Russia ha iniziato la guerra per ottenere questo", aggiungendo inoltre che "è impossibile portare la Russia a ritirarsi da tutti i territori occupati: questo porterebbe alla Terza guerra mondiale". Poi improvvisamente, pochi giorni dopo, un brusco e repentino cambio di posizioni. 
Fu il capo della fazione parlamentare del partito "Servo del Popolo" di Zelensky e principale negoziatore ucraino nei colloqui del 2022, David Arakhamia, a rivelare in seguito le ingerenze occidentali per la rottura dell’accordo. "Quando siamo tornati da Istanbul, Boris Johnson (allora primo ministro britannico) è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro e che avremmo continuato a combattere".
L’ex premier israeliano Naftali Bennett, presente come mediatore, in un’intervista con il giornalista Hanoch Daum confermò questa versione, attribuendo il fallimento dei negoziati principalmente all’intervento di potenze occidentali, in particolare Regno Unito e Stati Uniti. Secondo Bennet, proprio Boris Johnson adottò una "linea aggressiva", spingendo Kiev a rifiutare qualsiasi accordo con Mosca e a proseguire il conflitto. 


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Sergey Lavrov


Come riporta Foreign Affairs, dopo il ritiro delle truppe russe da Kiev (marzo-aprile 2022), il primo ministro britannico visitò la capitale ucraina (9 aprile) e sconsigliò a Zelensky di accettare qualsiasi compromesso con Putin. "Johnson disse a Zelensky di pensare che 'qualsiasi accordo con Putin sarebbe stato piuttosto sordido'. Qualsiasi accordo, ricordò di aver detto, 'sarebbe una vittoria per lui: se gli dai qualcosa, se lo terrà, lo metterà da parte e poi si preparerà per il suo prossimo assalto'".
Inoltre il comunicato di Istanbul “descriveva un quadro multilaterale che avrebbe richiesto la volontà occidentale di impegnarsi diplomaticamente con la Russia e di considerare una reale garanzia di sicurezza per l'Ucraina. Nessuna delle due opzioni era una priorità per gli Stati Uniti e i loro alleati all'epoca”, scrive la pubblicazione. Ora, invece, paradossalmente, abbiamo Macron e Starmer che da buoni “volenterosi”, sembrano fare a gara per offrire garanzie di sicurezza di terra, di mare e dei cieli. 

Lavrov contro Londra: aiuta al 100% l’Ucraina per gli attacchi in Russia

Nel frattempo da Mosca arrivano nuove accuse, rivolte proprio all’Occidente nel suo coinvolgimento negli attacchi in profondità nel territorio russo.
"I britannici stanno aiutando l'Ucraina al 100% nelle azioni terroristiche contro la Federazione Russa", ha dichiarato il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov intervenendo al "Forum del Futuro - 2050 seduto accanto al padre di Elon Musk, Errol Musk.
Secondo Lavrov, le recenti azioni in territorio russo, in particolare nella regione di Kursk, dimostrerebbero la natura "terroristica" delle operazioni ucraine, compiute - a suo dire - in aree "prive di obiettivi militari". Il ministro ha ricordato che il presidente Putin ha già tratto le sue conclusioni in merito durante un recente incontro con i membri del governo. "Le minacce sono serie - ha affermato - ma è chiaro che senza il supporto degli inglesi l'UCRAINA non riuscirebbe ad agire in questo modo. I britannici sono coinvolti al 100%".
Secondo il Ministro degli Esteri russo, tali azioni sarebbero state compiute in aree prive di obiettivi militari, rafforzando – a suo dire – la natura non convenzionale della strategia di Kiev.
È stato proprio il capo del Secret Intelligence Service (MI6), Richard Moore, a confermare pubblicamente il coinvolgimento della Gran Bretagna in operazioni segrete a sostegno dell'Ucraina. "Abbiamo a cuore la nostra tradizione di azioni segrete, che manteniamo viva oggi aiutando l'Ucraina a resistere all'invasione russa", ha dichiarato all’ambasciata britannica a Parigi.
Azioni sotto coperture che, di fatto, potrebbero essere state poste in essere per sabotare gli accordi di Istanbul una seconda volta: basti pensare che l’operazione Spiderweb, che avrebbe distrutto il 34% della flotta di bombardieri strategici russi, dopo 8 mesi di preparazione, si è consumata proprio poche ore prima dell’incontro tra le due delegazioni in Turchia. L’ambasciatore russo a Londra, Andrey Kelin, ha dichiarato che il successo di questi attacchi richiede tecnologie disponibili solo a Washington e Londra, minacciando un’escalation verso un “conflitto mondiale”

Foto © Imagoeconomica

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