Dalla diplomazia Usa arriva una nuova apertura su una questione cruciale per la risoluzione definitiva del conflitto in Ucraina. L’inviato speciale del presidente Donald Trump per l'Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, si è detto pronto a promettere a Putin di non ammettere l'Ucraina nella NATO se questo fosse un requisito fondamentale per porre fine alla guerra.
"Questa è una preoccupazione perfettamente legittima. È una questione che la Russia solleverà sempre. Non parlano solo dell'Ucraina, ma anche di Moldavia e Georgia. E noi diciamo: OK, possiamo discutere di fermare l'espansione della NATO ai vostri confini. Questo è il loro interesse per la sicurezza", ha detto Kellogg in un’intervista ad ABC News.
La Russia esprime soddisfazione per la “comprensione” degli Usa delle sue preoccupazioni sull’espansione della Nato verso est, ha risposto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
È stata, infatti, proprio la questione del possibile ingresso dell’Alleanza in Ucraina ad aver rappresentato il fattore determinante per lo scoppio della guerra.
Era il 15 dicembre 2021, quando Mosca aveva consegnato agli Stati Uniti e alla NATO due importanti documenti: una bozza di trattato bilaterale con Washington e una proposta multilaterale rivolta all’intera Alleanza Atlantica. La questione era cruciale per il Cremlino: nessuna ulteriore espansione ad Est; arretramento delle infrastrutture militari Usa alle posizioni del 1997; stop il dispiegamento di missili terrestri a corto e medio raggio, sia sul territorio nazionale che all’estero, se questi avessero potuto minacciare l’altra parte; rinuncia a schierare armi nucleari fuori dal territorio nazionale e il rientro delle armi già dislocate all’estero.
Washington si rifiutò di firmarlo e, come ammetterà in seguito l’ex segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, questa fu la scintilla che portò all’avvio delle ostilità il 24 febbraio 2022.
“Naturalmente non lo abbiamo firmato. Era la precondizione per non invadere l’Ucraina. [...] Lo abbiamo rifiutato e lui è andato alla guerra, per evitare di avere confini più vicini alla NATO. Ha ottenuto esattamente l’opposto: una maggiore presenza della NATO nella parte orientale dell’Alleanza”, dichiarò davanti alle commissioni Affari Esteri e Sicurezza e Difesa del Parlamento europeo nel settembre 2023.
Di fatto, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO era solo una questione puramente formale, poiché si poteva definire un membro de-facto. Basti pensare alle tre esercitazioni avviate dall’Alleanza nel Paese solo nel 2021: Sea Breeze, svoltasi nel Mar Nero con la partecipazione di 30 navi e 2.000 soldati provenienti da 14 Paesi, tra cui Stati Uniti, Turchia e Ucraina; Rapid Trident 2021, tenutasi a Yavoriv, ha coinvolto 6.000 soldati di 15 nazioni e ha incluso attività come lanci congiunti di paracadutisti, addestramento al combattimento urbano e simulazioni avanzate su scala di brigata. Infine Joint Efforts 2021 si è svolta nel Mar d’Azov e ha visto lo sbarco anfibio di truppe ucraine con supporto NATO, coinvolgendo 12.500 militari e 600 mezzi, con l'obiettivo di migliorare la piena interoperabilità con le forze dell’Alleanza.
Mark Rutte, segretario Generale della NATO
Per non parlare delle 12 basi della Cia costituite nel Paese dal 2016, come rivelato dal New York Times, secondo cui i servizi segreti americani posero in essere attività sotto copertura all’interno della cosiddetta, Operazione Goldfish, avviata in collaborazione con i servizi segreti ucraini e britannici. Tra gli obiettivi c’erano la costituzione di un’unità d’élite (Unità 2245), specializzata in operazioni occulte, tra cui la cattura di droni e apparecchiature di comunicazione russi per studiarne e decifrarne i sistemi crittografici, nonché la penetrazione all’interno della Russia, assumendo identità false e raccogliendo informazioni sensibili.
Mosca apre all’incontro tra i vertiti di Russia, Stati Uniti e Ucraina
Nel frattempo emergono importanti segnali positivi in vista dei colloqui di Istanbul. “Il presidente russo Vladimir Putin si è detto disponibile a partecipare a un vertice con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’ex presidente americano Donald Trump, ma solo a condizione che prima si ottengano progressi concreti nei negoziati diretti tra le delegazioni russa e ucraina in corso a Istanbul”. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Interfax, in risposta alla proposta del ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che ha ribadito la disponibilità della Turchia a ospitare un incontro trilaterale.
Non mancano i malumori in attesa degli incontri di lunedì, con Kiev che chiede insistentemente di leggere il Memorandum russo.
“La Russia sta facendo tutto il possibile per far sì che il prossimo potenziale incontro non produca alcun risultato'', ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sul social network 'X'.
Il motivo? ''Da più di una settimana i russi non sono in grado di presentare il cosiddetto 'memorandum' che avevano promesso di preparare subito dopo lo scambio di mille prigionieri per altri mille'', ha proseguito.
Eppure è una prassi che i termini durante i negoziati non vengono resi pubblici in anticipo per garantire la riservatezza necessaria a favorire compromessi tra le parti senza il condizionamento immediato dell’opinione pubblica o delle pressioni politiche. La diffusione prematura di bozze ancora in evoluzione rischierebbe di generare tensioni o interferenze esterne, e innescare reazioni politiche controproducenti.
Intanto il New York Times, rivela che un funzionario ucraino rimasto anonimo, ha riferito sul contenuto di un memorandum sulla risoluzione del conflitto preparato da Kiev.
"Il memorandum include disposizioni per un cessate il fuoco sulla terraferma, in mare e in aria, e il monitoraggio sarà effettuato da partner internazionali", si legge nella pubblicazione.
D’altra parte la Russia si è detta "in linea di principio" disposta a valutare un cessate il fuoco in Ucraina, “ma ha escluso categoricamente il ritorno a uno scenario simile agli accordi di Minsk”. Lo ha affermato l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU convocata su richiesta di Mosca.
Vladimir Putin © Imagoeconomica
Secondo Nebenzya, un eventuale cessate il fuoco dovrebbe necessariamente prevedere la sospensione delle forniture di armi all’Ucraina e della mobilitazione militare in corso nel paese. Ha inoltre sottolineato che prima di parlare concretamente di una tregua, occorre definire con chiarezza i termini di un accordo di pace. L’ambasciatore ha accusato l’Europa di sfruttare ogni occasione per trascinare nuovamente gli Stati Uniti dalla propria parte, anche a costo di diffondere menzogne contro la Russia. Ha poi ribadito che Mosca è pronta a proseguire e intensificare le operazioni militari per tutto il tempo ritenuto necessario. Infine, ha sostenuto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non avrebbe alcun interesse a fermare la guerra, temendo di perdere il potere e di dover affrontare elezioni che potrebbero portare alla luce responsabilità legate alla gestione dei fondi pubblici.
Nel dicembre 2022, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel aveva dichiarato al settimanale Die Zeit che gli Accordi di Minsk furono un “tentativo di dare tempo all’Ucraina” per rafforzarsi militarmente. Gli Accordi di Minsk II prevedevano l’estensione di un’ampia autonomia alle regioni di Donetsk e Luhansk, con elezioni locali supervisionate dall’OSCE e il riconoscimento dello status giuridico delle repubbliche separatiste. Tuttavia, il governo ucraino, sotto pressione di frange nazionaliste e partiti di destra, ha sistematicamente rifiutato di attuare le riforme costituzionali necessarie.
Le truppe russe spingono verso Kupyansk e avanzano nella regione di Sumy
Secondo quanto riportato dal portale russo Readovka e confermato in parte da fonti ucraine del gruppo di monitoraggio Deep State, il 30 maggio le truppe di Mosca hanno lanciato una serie di operazioni locali e manovre tattiche su diversi settori del fronte orientale, con l’obiettivo di destabilizzare le difese ucraine e preparare un eventuale assalto su larga scala a Kupyansk.
Le forze Armate RF continuano a consolidare una testa di ponte sul fiume Oskol, a nord della città, avanzando gradualmente nei villaggi che costituiscono il perimetro di sicurezza principale. I combattimenti si concentrano attualmente su Kondrashovka, Malaya Shapkovka e, più recentemente, Monachinovka, località strategica il cui controllo permetterebbe alle truppe russe di colpire le difese ucraine sia da est che da nord, aprendo una nuova direttrice verso Velyka Shapkovka e Tischenkovka. Secondo Readovka, questi "piccoli successi tattici" sono parte di una strategia più ampia che mira a sfondare le linee ucraine lungo l'autostrada H-26, fondamentale per i rifornimenti verso Kupyansk e le aree limitrofe.
Un episodio rilevante riguarda il villaggio di Radkovka: inizialmente occupato da forze russe, è stato poi abbandonato su ordine del comando, in quanto la posizione – troppo esposta e difficile da difendere – non è considerata strategicamente sostenibile.
A nord, nei pressi del confine russo-ucraino, unità russe hanno preso il controllo del villaggio abbandonato di Stroyevka e delle adiacenti aree forestali. Secondo Deep State, gruppi di ricognizione russi (DRG) stanno operando all’interno delle fasce boscose, con tentativi sporadici di penetrare nei villaggi limitrofi, senza però consolidare ancora le posizioni. L’attività suggerisce una preparazione per azioni future verso aree più a ovest, come Dvurechanskoye.
Le fonti ucraine confermano che l’approccio russo in questa zona prevede incursioni rapide e posizionamenti provvisori, con l’obiettivo di disorientare le difese e sondare i punti deboli nel dispositivo ucraino. L’area resta altamente instabile e soggetta a rapide variazioni di controllo.Parallelamente, si registra una crescente pressione nella regione di Sumy, dove l’esercito russo sarebbe avanzato verso Bilovodye e Lokna, mentre sono segnalati scontri nei pressi di Vodolagy, Volodymyrivka e Kostyantynivka, insediamenti che al momento si trovano in una zona grigia, senza conferme definitive sulla loro occupazione. Le comunicazioni dai soldati ucraini in prima linea parlano di una situazione estremamente fluida, con testimonianze divergenti sulla presenza nemica e sull’effettivo controllo del territorio. Particolarmente preoccupante appare l'avanzata su Khotyn e Yunakivka. Quest’ultima, in particolare, rappresenta un obiettivo critico: la sua struttura urbana potrebbe offrire ai russi una base per consolidarsi, nascondere unità e utilizzare droni FPV contro obiettivi nella città di Sumy. Le forze ucraine, secondo fonti ufficiali, stanno cercando di contenere l’avanzata e stabilizzare il fronte.
In foto di copertina: Keith Kellogg e Volodymyr Zelensky © Imagoeconomica
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