Il premier libico Dbeibah: “L’Italia potrebbe aver subito pressioni da una milizia per liberarlo”
Negli ultimi giorni, la figura di Osama Najim Almasri è tornata al centro del dibattito internazionale, con nuove accuse formali presentate dalla Corte penale internazionale (Cpi). Secondo l’accusa, il generale libico sarebbe responsabile di gravi crimini commessi in Libia dal 2015 a oggi, tra cui omicidi, torture e persecuzioni per motivi religiosi e ideologici. Dopo le dichiarazioni del presidente libico Abdul Hamid Dbeibah, che ha lasciato intendere la possibilità di consegnare Almasri alla giustizia, sono emersi nuovi sviluppi. Le autorità britanniche hanno eseguito un importante sequestro: dodici milioni di sterline (circa 14 milioni di euro), riconducibili ad Almasri, sono stati congelati. Gli inquirenti sospettano che questa somma rappresenti solo una parte del patrimonio accumulato dal generale attraverso il traffico di esseri umani. Infatti, si ritiene che il vero “tesoro” potrebbe essere nascosto in conti cifrati, probabilmente distribuiti tra l’Europa e il mondo arabo.
Tornando a Dbeibah, il presidente libico ha voluto prendere nuovamente le distanze da Almasri: “Non posso lasciarlo nel suo incarico - ha dichiarato in un discorso alla nazione -. Non ho chiesto la sua rimozione all’Italia, non lo conosco e non l’ho mai incontrato. L’Italia - ha aggiunto - potrebbe aver subito pressioni da una milizia”. La situazione, già imbarazzante per Roma, si complica ulteriormente alla luce di queste dichiarazioni. “Siamo sorpresi da chi lo difende - ha continuato Dbeibah -. Secondo la Cpi, avrebbe stuprato una ragazza di 14 anni. Come possiamo fidarci di una persona del genere? Io stesso ho ricevuto pressioni da più parti, compresa l’ambasciata italiana, per favorirne il rilascio”. Al di là della figuraccia internazionale che l’Italia rischia di fare, o ha forse già fatto, scortando Almasri fino in Libia con un volo di Stato, la vicenda potrebbe farsi ancora più intricata. Soprattutto alla luce della nota ufficiale diffusa dal sottosegretario Alfredo Mantovano il 30 aprile, in cui si precisa che Almasri ha viaggiato liberamente in Europa per settimane prima di essere arrestato a Torino. Proprio da lì era partito dopo un soggiorno in Gran Bretagna, dove - come si è scoperto solo in seguito - aveva nascosto dodici milioni di sterline, che oggi sembrano rappresentare solo una parte di un sistema molto più vasto e opaco.
Fonte: La Repubblica
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