Accusato di crimini contro l’umanità, il generale potrebbe diventare l’occasione per Dbeibah di rafforzare la propria immagine
La vicenda che ruota attorno al generale libico Nijeem Osama Almasri ha assunto, nelle ultime ore, contorni che rischiano di mettere ulteriormente in imbarazzo l’Italia. Pochi giorni fa, la Corte penale internazionale ha annunciato l’avvio di un accordo formale con la Libia, il cui governo si impegna a rispettare le decisioni della Corte anche per i crimini commessi tra il 2011 e il 2027. Non si tratta di un semplice dettaglio tecnico, l’accordo estende infatti la giurisdizione della Corte a un arco temporale molto più ampio rispetto a quello originariamente previsto, consentendo così di perseguire reati non necessariamente legati al conflitto scoppiato dopo la caduta di Gheddafi. Parallelamente, il procuratore della Cpi, Karim Khan, ha ufficializzato una richiesta al governo di Tripoli: arrestare e consegnare Almasri, tornato in Libia passando per l’Italia. Un’accusa indiretta, ma pesante, per Roma, che risulta ancora più scomoda alla luce di un altro elemento: la procura libica ha avviato un’inchiesta contro il capo della polizia giudiziaria di Tripoli, con l'accusa di abusi nelle carceri. Un altro dettaglio che mette in difficoltà il governo italiano, questo perché il generale Almasri era alla guida proprio di quell’apparato repressivo oggi finito sotto accusa per violazioni sistematiche dei diritti umani.
Non stupisce, dunque, che Almasri - oltre a essere un personaggio quantomeno oscuro - rischi ora di diventare anche scomodo. E non solo per l’Italia, ma con ogni probabilità anche per il presidente libico Abdel Hamid Dbeibah, che sembra ora intenzionato a cercare una nuova legittimazione sul piano internazionale. Per questo motivo, Dbeibah potrebbe decidere di consegnare Almasri - rimpatriato in Libia proprio dall’Italia, e per giunta su un volo di Stato - alla giustizia internazionale. Una scelta che potrebbe servire anche a proteggere se stesso dietro lo scudo della cooperazione internazionale e dei diritti umani, mostrando così una nuova immagine di sé. In un contesto di crescente sfiducia interna e con un’immagine ormai opaca anche sul piano internazionale - in particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani - la consegna di un personaggio come Almasri può risultare estremamente utile. Anche, e soprattutto, se si considera che il generale è legato a una delle milizie più potenti di Tripoli, e rappresenta dunque una delle principali minacce alla sopravvivenza del governo Dbeibah.
Insomma, con il nuovo accordo tra la Libia e la Corte penale internazionale, la possibilità che Almasri venga effettivamente arrestato e consegnato si fa sempre più concreta. E con essa cresce anche il rischio che, durante un eventuale processo, il generale possa rivelare dettagli scomodi sui suoi rapporti con alcuni governi stranieri, compresi quelli europei. Un’eventualità che potrebbe innescare un vero terremoto politico e diplomatico, soprattutto per l’Italia.
Fonte: La Repubblica
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