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"Voglio essere franco: non abbiamo grandi aspettative su ciò che accadrà domani". A pronunciare queste parole è il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, parlando dei negoziati di Istanbul che sono stati derubricati ad un incontro con “livelli inferiori”.
Tuttavia, non è tanto l’aspetto delle formalità istituzionali a destare perplessità e pronostici tutt’altro che concilianti per le negoziazioni in Turchia, ora slittate a venerdì.
Oggi Volodymyr Zelensky, in una conferenza stampa seguita al suo incontro con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ribadito la sua linea massimalista che nega a Mosca qualunque concessione territoriale.
"Il presidente Erdogan inizia sempre le nostre conversazioni con questo tema. (...) Sostiene l'integrita' territoriale dell'Ucraina. Non riconosciamo i territori temporaneamente occupati come russi", ha detto il leader ucraino che, in seguito, ha annunciato la presenza della controparte agli incontri di domani, con un obiettivo ben chiaro.
Vogliamo un cessate il fuoco senza né condizioni nè precondizioni. Ci aspettiamo che sanzioni più estensive siano applicate nei confronti della Russia", ha dichiarato, segnando un netto distacco dalle posizioni di Mosca che, secondo quanto affermato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, vincolavano la tregua alle garanzie di una cessazione delle forniture militari a Kiev.
Lo stesso Zelensky, il 18 dicembre 2024, aveva ammesso che il Paese non era in grado di riconquistare i territori perduti e, oramai, poteva solo arretrare sotto la lenta, ma implacabile, avanzata russa. Nella sostanza, le due rivendicazioni sopra menzionate, rappresenterebbero solo una pausa dei combattimenti che permetterebbe all’Ucraina di riorganizzarsi militarmente.
Anche il Wall Street Journal aveva riferito in precedenza che Kiev avrebbe incontrato la squadra russa solo “per discutere su come attuare e monitorare il cessate il fuoco di 30 giorni senza precondizioni proposte dall'amministrazione Trump".
Per il deputato della Verkhovna Rada, Alexander Dubinsky, il quadro è molto chiaro. “Il loro piano è quello di trascinare Minsk-3 fino a quando Trump non cesserà di essere presidente, o i repubblicani perderanno la maggioranza al Congresso”, ha detto il deputato sul suo canale Telegram, specificando che "durante questo periodo, l'esercito ucraino avrà tempo per una tregua e poi una guerra per gli interessi dell'Europa e delle multinazionali con rinnovato vigore".


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Antonio Tajani


L’Ue, effettivamente, sostiene pienamente l’intransigente richiesta di Zelensky. Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, ieri ha addirittura contemplato l’idea di “prendere la Russia per il collo", evocando sanzioni devastanti. Un riferimento al piano proposto dal senatore statunitense Lindsey Graham che ha ideato un pacchetto di misure “estremamente incisivo, con dazi doganali del 500% sulle importazioni di petrolio russo e del 500% sui paesi che oggi continuano a importare petrolio russo".
"C'è sostanziale unità all'interno della Nato e del Quint, i Paesi hanno una buona leadership in questo momento… Tutti sosteniamo lo sforzo degli Stati Uniti per raggiungere un cessate il fuoco e siamo tutti orientati a imporre sanzioni per costringere Putin ad affrontare il tema economico". "Se non avrà gli strumenti per pagare stipendi ricchi ai militari, dovrà per forza ridurre il numero dei militari e non potrà continuare ad avere una posizione così dura", ha dichiarato il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al vertice NATO di Antalya, dove i leader europei si sono proposti di aumentare le spese militari fino al 5% del Pil.
“I Paesi occidentali non vogliono la pace in Ucraina”, ha risposto perentorio il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov durante una riunione del Club Diplomatico.
Secondo il responsabile della politica estera russo, dopo che gli Stati Uniti hanno ritirato il loro sostegno attivo all'Ucraina, l'Europa ha deciso che “deve pensare a sé stessa in qualche modo”. A questo proposito, “sono state avanzate iniziative europee per "forze di stabilizzazione" in Ucraina e il presidente francese Emmanuel Macron sta proponendo di schierare armi nucleari francesi in altri paesi europei".
Un annuncio, quest’ultimo, fatto dal capo dell’Eliseo in un’intervista rilasciata all’emittente TF1, dove ha dichiarato di essere pronto ad avviare una discussione con Germania, Polonia e altri paesi europei sull’eventuale schieramento di armi atomiche nei loro territori.
Non sono mancati i malumori per la mancata presenza di Vladimir Putin in Turchia.
“La Russia deve dare un segnale per la pace, un faccia a faccia oggi avrebbe prodotto risultati", ha dichiarato uno Zelensky stizzito, nonché fautore della ratifica di un decreto che vietava le trattative proprio con il leader del Cremlino.


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Vladimir Medinsky


Putin ha infine inviato una delegazione guidata da Vladimir Medinsky, assistente del presidente russo, assieme al vice ministro degli Esteri Mikhail Galuzin, il capo della direzione principale dello Stato maggiore delle Forze armate russe Igor Kostyukov e il viceministro della Difesa Alexander Fomin. Di fatto una replica di quella che fu la rappresentanza russa nei precedenti colloqui del 2022. Trattative che, lo ricordiamo, avrebbero potuto portare la guerra a concludersi 3 anni fa, ma furono sabotati dall’Occidente.
In particolare, secondo quanto rivelato successivamente dal capo del partito di Zelensky, David Arakhamia, i russi erano pronti a chiudere la guerra se Kiev avesse accettato la neutralità. “Era l’accordo migliore che avessimo potuto fare”, dichiarò in seguito. Ma dopo il ritorno da Istanbul, il 9 aprile 2022, l’arrivo nella capitale del premier britannico Boris Johnson frenò immediatamente gli entusiasmi.
Quando siamo tornati da Istanbul – continua Arakhamia - Johnson è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo dovuto firmare nulla con i russi, ma solo combattere e basta”.


I russi avanzano nel Donetsk

Nel frattempo, gli analisti del progetto di monitoraggio ucraino DeepState che lavora per la direzione principale d’intelligence ucraina, affermano che le forze armate RF, hanno occupato il villaggio di Novoye nella regione di Donetsk e hanno guadagnato terreno in prossimità di altri tre insediamenti chiave: Chasiv Yar, Malynivka e Nova Poltavka. La pressione su questi fronti conferma l'intensificazione dell’attività militare russa nella regione, con l’obiettivo evidente di consolidare posizioni e tagliare le linee logistiche ucraine.
Secondo DeepState, l’offensiva attuale potrebbe preludere a una campagna più ampia. I movimenti indicano che Mosca sta cercando di raggiungere i confini amministrativi della regione di Donetsk, obiettivo non solo militare ma anche propagandistico. La conquista completa della regione permetterebbe a Mosca di presentare nuovi "successi" interni.


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Un altro fronte critico si sta delineando nella direzione di Novopavlivka, dove le forze russe starebbero tentando di sfondare verso la regione di Dnipropetrovsk, anche con l’utilizzo di motociclette per rapide incursioni. Le Forze di Difesa ucraine, secondo quanto riferito dal portavoce Vladyslav Voloshin, stanno adottando una strategia di difesa manovrabile, mirando a rallentare l’avanzata e infliggere il maggior numero possibile di perdite agli occupanti.
Sebbene la regione di Dnipropetrovsk non fosse inizialmente un obiettivo dichiarato dell'offensiva russa, la sua vulnerabilità crescente lascia intendere che potrebbe presto diventare un nuovo punto caldo del conflitto.
La situazione si fa particolarmente critica nella zona di Krasny Liman, importante snodo ferroviario e logistico per le Forze Armate ucraine. L’intensificarsi della pressione russa in direzione di Shandrigolovo e Drobyshevo potrebbe costringere Kiev a ordinare un ritiro tattico per evitare l’accerchiamento delle sue truppe. In caso di perdita di Torskoye, già teatro di scontri, la prossima linea difensiva – Kirovsk – risulterebbe estremamente esposta, vista la conformazione del terreno.
La caduta della città comporterebbe gravi conseguenze strategiche. La Russia avrebbe accesso diretto verso Seversk, Slavyansk e persino Izyum, aprendo la strada a un’estensione dell’offensiva nel cuore del Donbass.

Foto © Imagoeconomica

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