L’escalation che rischiava di incendiare l’intero continente asiatico è fortunatamente rientrata, almeno temporaneamente. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che Islamabad e Nuova Delhi hanno concordato un "cessate il fuoco completo e immediato" a seguito di intensi scambi militari.
"Il Direttore Generale delle Operazioni Militari del Pakistan ha convocato il DGMO (alti ufficiali dell’esercito) dell'India alle 15:35 di questo pomeriggio, concordando che entrambe le parti avrebbero cessato ogni fuoco e azione militare su terra, aria e mare, a partire dalle 17:00 IST di oggi. Entrambe le parti hanno impartito istruzioni per attuare questo accordo. I DGMO si incontreranno nuovamente il 12 maggio alle 12:00", ha dichiarato il ministro degli Esteri indiano Vikram Misri, durante una conferenza stampa del Ministero degli Affari Esteri sull'operazione Sindoor.
Stessa conferma arriva dalla controparte: "India e Pakistan hanno raggiunto oggi un'intesa sulla sospensione degli spari e delle azioni militari. L'India ha costantemente mantenuto una posizione ferma e intransigente contro il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. Continuerà a farlo", ha dichiarato in un post su X, il ministro degli Esteri pakistano Ishaq Dar (in foto).
Il risultato arriva al termine di 48 ore di intense consultazioni tra Washington, Nuova Delhi e Islamabad. Come spiegato dal Segretario di Stato Marco Rubio, le trattative hanno coinvolto alti funzionari di entrambi i Paesi, inclusi i Primi Ministri Narendra Modi e Shehbaz Sharif. "Il vicepresidente Vance e io abbiamo interagito con i leader di India e Pakistan, tra cui i Primi Ministri, i ministri degli Esteri, i capi delle forze armate e i consiglieri per la sicurezza nazionale," ha dichiarato Rubio in un post su X, sottolineato l'importanza di questa svolta diplomatica: "Sono lieto di annunciare che i governi di India e Pakistan hanno concordato un cessate il fuoco immediato e l'avvio di colloqui su un'ampia serie di questioni in un luogo neutrale. Elogiamo i Primi Ministri Modi e Sharif per la loro saggezza, prudenza e capacità di governo nello scegliere la via della pace."
L'accordo rappresenta un passo importante verso la de-escalation in una delle regioni più delicate del mondo, storicamente segnata da tensioni e scontri armati lungo la Linea di Controllo nella regione del Kashmir. Ora l’attenzione si sposta sui prossimi colloqui, che dovranno affrontare questioni cruciali di sicurezza, confini e cooperazione economica.
Come reso noto dall’autorità aeroportuale pakistana, il Pakistan ha riaperto completamente il suo spazio aereo a tutti i tipi di volo e "tutti gli aeroporti del Paese sono ora disponibili per le normali operazioni di volo".
Il conflitto ha causato perdite e danni significativi da entrambe le parti. L'India ha segnalato la perdita di diversi aerei, inclusi i jet Rafale, e numerose vittime tra il suo personale militare. Anche il Pakistan ha subito perdite, segnalando di vittime civili e danni alle infrastrutture.
70 anni di conflitto tra India e Pakistan
Dal 1947 a oggi, India e Pakistan hanno vissuto oltre sette decenni di tensioni, guerre e crisi ricorrenti, con il Kashmir al centro di una disputa territoriale mai risolta. Le due potenze nucleari, nate dalla sanguinosa spartizione dell’ex impero britannico, hanno attraversato fasi alterne di confronto armato e dialogo, ma il conflitto resta una minaccia costante alla stabilità dell’Asia meridionale.
Tutto ha inizio nella notte tra il 14 e il 15 agosto 1947, quando la fine del dominio coloniale britannico porta alla nascita dell’India, a maggioranza induista, e del Pakistan, a maggioranza musulmana. La divisione provoca il più grande spostamento forzato di popolazioni del XX secolo: 15 milioni di persone attraversano i nuovi confini e circa un milione muoiono in massacri etnici e religiosi. La miccia si accende pochi mesi dopo, con la prima guerra del Kashmir nel 1947-48, chiusa da un cessate il fuoco e dalla Linea di Controllo (LoC), ancora oggi spartiacque instabile tra le due nazioni.
Il secondo conflitto arriva nel 1965, quando infiltrazioni pakistane nel Kashmir portano a una nuova guerra, conclusa grazie alla mediazione sovietica. Nel 1971 scoppia la terza guerra, questa volta in seguito alla repressione pakistana dei movimenti separatisti nel Bengala Orientale: l’India interviene, il Pakistan è sconfitto e nasce il Bangladesh. È il conflitto più sanguinoso tra i due, con circa tre milioni di morti.
Negli anni Ottanta, la guerra si sposta su altitudini estreme: nel 1984 l’India occupa il ghiacciaio Siachen, a 5.000 metri. Seguono scontri con il Pakistan nel 1987 e nel 1995. Intanto, nel 1989 esplode una rivolta separatista nel Kashmir indiano, alimentata anche da miliziani islamici provenienti dall’Afghanistan. L’India accusa il Pakistan di sostenere i ribelli, mentre Islamabad nega ogni coinvolgimento diretto.
Nel 1999 si combatte la guerra di Kargil: Islamabad viene accusata di infiltrare soldati e jihadisti nel territorio controllato dall’India. Il conflitto provoca oltre mille morti. Due anni dopo, un attacco al parlamento del Kashmir scatena un’escalation che porta le due potenze sull’orlo della guerra nucleare nel 2002. Solo grazie alla mediazione degli Stati Uniti si evita il peggio.
Nel 2003, un cessate il fuoco rilancia il dialogo, ma dal 2008 in poi le tensioni non si placano. Gli attacchi di Mumbai costano la vita a 166 persone; l’India accusa i terroristi pakistani di Lashkar-e-Taiba. Nel 2019, un attentato suicida uccide 40 paramilitari indiani a Pulwama: l’India bombarda il Pakistan, che risponde abbattendo un aereo indiano. Nello stesso anno, il governo di Narendra Modi revoca l’autonomia speciale del Kashmir, aggravando ulteriormente i rapporti.
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