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Un nuovo drammatico conflitto è prossimo ad innescarsi tra India e Pakistan e rischia di incendiare l’intero continente asiatico. Ne ha parlato oggi il ministro della Difesa pakistano Khawaja Muhammad Asif (in foto) alla Reuters, annunciando un’imminente incursione militare da parte di Nuova Delhi, in seguito al mortale attacco terroristico nel Kashmir che ha provocato la morte di 26 persone, attribuito alle milizie fondamentaliste di stampo islamista di cui il Pakistan è ormai un noto finanziatore. Un dato ammesso recentemente dallo stesso Asif che ha comunque negato che la costola del partito fuorilegge Lashkar-e-Taiba (LeT), ovvero il “Fronte della Resistenza” responsabile del massacro sia stato addestrato e finanziato in patria.
"Lashkar-e-Taiba non esiste più in Pakistan. È estinto. È estinto... se l'organizzazione madre non esiste, come può nascere qui una sua branca?", ha detto in precedenza a Sky News.
L’India, in ogni caso, ha subito intrapreso una dura rappresaglia contro il Paese vicino, sospendendo il Trattato sulla condivisione delle acque dell’Indo che garantiva al Pakistan l’accesso agli affluenti come il Sutlej, il Beas e il Ravi, determinando possibili gravi conseguenze per l'agricoltura e per le riserve idriche urbane.
"Abbiamo rafforzato le nostre forze perché si tratta di qualcosa di imminente. Quindi, in questa situazione, è necessario prendere decisioni strategiche, e queste decisioni sono state prese", ha dichiarato Asif alla Reuters in un'intervista nel suo ufficio di Islamabad, precisando che la retorica indiana si stava intensificando e che l'esercito pakistano aveva informato il governo sulla possibilità di un attacco.
Secondo il ministro ora il Pakistan è in stato di massima allerta, ma utilizzerà le sue armi nucleari solo se "ci sarà una minaccia diretta alla nostra esistenza". Asif è un politico veterano e membro schietto del partito al governo Pakistan Muslim League-Nawaz, che storicamente ha perseguito colloqui di pace con l'India.
Dobbiamo essere mentalmente preparati, perché una guerra incombe all'orizzonte. La possibilità c'è, una possibilità molto concreta che si possa scatenare una guerra tra un giorno, due, tre o quattro, ha aggiunto in un'altra intervista al programma televisivo Samaa TV "Red Line", alimentando ulteriore apprensione.".
L'ipotesi di un'azione militare indiana è stata paventata anche ieri anche dal New York Times, che ha definito la situazione “instabile”.  I comunicati dell'Esercito indiano, parlano di frequenti scambi con armi leggere attraverso il confine negli ultimi quattro giorni. Dopo l'attentato, il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha parlato al telefono con numerosi leader mondiali e il ministero degli Esteri ha tenuto un briefing con i diplomatici di un centinaio di ambasciate, senza tuttavia fornire prove.
Un'eventuale incursione indiana avrebbe un precedente relativamente recente. Il 26 febbraio 2019, in risposta all'attentato del 14 febbraio a Pulwama, nel Jammu e Kashmir — rivendicato dal gruppo terroristico pakistano Jaish-e-Mohammed (Jem) e costato la vita a 40 agenti della polizia indiana — l’Aeronautica militare indiana lanciò un attacco aereo in territorio pakistano, colpendo presunte postazioni di Jem. In un comunicato ufficiale, il ministero degli Esteri indiano affermò di aver agito sulla base di "informazioni di intelligence credibili" relative alla preparazione di nuovi attentati, specificando di aver centrato un campo di addestramento a Balakot e di aver ucciso "un numero elevato di terroristi, istruttori, comandanti e jihadisti".
Il giorno seguente, secondo quanto riferito dal governo di Islamabad, l'Aeronautica pakistana — operando all'interno del proprio spazio aereo — abbatté due aerei indiani, tra cui un MiG-21 Bison pilotato da Abhinandan Varthaman. Il pilota, sopravvissuto grazie all'espulsione, fu catturato dalle autorità pakistane e successivamente riconsegnato all'India dopo circa 60 ore di prigionia.

Foto © Wikimedia/Kuhlmann/MSC

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