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Nuovi scandali infestano quella che, a parole, dovrebbe rappresentare l’unica democrazia nel Medio Oriente, in realtà dominata da fredde logiche di potere che travalicano ogni legge internazionale.
Le nuove dichiarazioni presentate all’Alta Corte di Giustizia da parte del capo del servizio di sicurezza dello Shin Bet, Ronen Bar, sono un'ulteriore testimonianza dei tentativi del primo ministro Benjamin Netanyahu di politicizzare l'agenzia per la sicurezza interna a scopi personali.
A seguito del tentativo di licenziamento del capo degli 007 dello Stato ebraico, sospeso dalla Corte Suprema e ritirato dallo stesso premier a 24 ore dalla decisione, Bar ha testimoniato le pressioni subite dal capo del governo di Tel Aviv durante il suo mandato.
Come riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, l’agente dello Shin Bet ha rivelato che Netanyahu gli ha chiesto di spiare i manifestanti pro-democrazia al culmine delle loro proteste nel 2023, sebbene non vi fosse alcun sospetto di atti violenti.
Il primo ministro ha chiarito che avrebbe dovuto monitorare le attività dei manifestanti e fornire le identità di attivisti, leader e finanziatori delle proteste”, ha dichiarato Bar.
Riguardo all'indagine penale in corso dell’agenzia sul Qatargate – lo scandalo che circonda i collaboratori di Netanyahu, presumibilmente corrotti dallo Stato del Golfo – Bar è feroce. Ribadisce che questa indagine è stato il punto di svolta che ha portato al suo licenziamento.
L'inchiesta in questione ha coinvolto Yonatan Urich, consigliere di Netanyahu ed Eli Feldstein, ex portavoce dell'ufficio del premier. I due sarebbero coinvolti in un’operazione di corruzione da parte del Qatar volta a promuovere un’immagine positiva del Paese arabo, diffondendo altresì messaggi critici verso l’Egitto", screditandone il ruolo di mediatore nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza.
In una lettera presentata all'Alta Corte, Bar ha affermato che il suo licenziamento è stato avviato dopo aver rifiutato la richiesta di Netanyahu. È stata anche esercitata pressione su di lui per compiere azioni che ha descritto come "contro i cittadini dello Stato".
Netanyahu e Bar sono in conflitto da mesi a causa anche delle recriminazioni per l'incapacità di prevenire gli attacchi del 7 ottobre 2023. Bar aveva precedentemente affermato che la sua rimozione era motivata dal desiderio di fermare la “ricerca della verità” sugli eventi che hanno portato al 7 ottobre.
Gli scheletri nell’armadio del governo Netanyahu hanno origini ancora più remote. I media israeliani, come, appunto, il quotidiano Haaretz, hanno recentemente ricordato come dal 2018, Netanyahu fece pressione sul Qatar affinché inviasse ad Hamas 30 milioni di dollari in contanti, imballati in valigie, ogni mese. In totale 1,8 miliardi di dollari nelle mani di quella che, teoricamente, dovrebbe essere l’organizzazione terroristica, nemica numero uno di Tel Aviv.
La politica del primo ministro è sempre stata quella del dividi et impera riguardo ad Hamas e all'Autorità Nazionale Palestinese. In tale contesto – scrive Haaretz – ha rafforzato la prima e indebolito l'Autorità Nazionale Palestinese, che riconosce Israele. Risultato? Le azioni del gruppo radicale, culminate nel 7 ottobre hanno dato l’alibi per la politica genocida e imperialista di Netanyahu.
Le indagini sui consiglieri di Netanyahu” – aggiunge Bar senza mezzi termini – "sollevano i più forti sospetti riguardo a gravi danni alla sicurezza dello Stato... danni ai negoziati per il rilascio degli ostaggi, rafforzamento di Hamas e danni alle relazioni tra Israele e l'Egitto".
Parole che hanno provocato la reazione del capo dell’opposizione, Yair Lapid, che ha chiesto l’apertura di un’indagine nei confronti di Netanyahu.
La rivelazione più scioccante durante la sua deposizione riguarda le istruzioni dal primo ministro volte al mantenimento della sua leadership: "Mi è stato chiarito che, in caso di crisi costituzionale, avrei dovuto obbedire al primo ministro e non all'Alta Corte". Questo, scrive Bar, significherebbe "mettere un capo politico al di sopra della legge", un chiaro segnale di un possibile "colpo di Stato costituzionale". I dettagli completi, aggiunge, sono in un documento classificato, ma se confermati, dimostrerebbero che Netanyahu sta cercando di "garantire la lealtà delle agenzie di sicurezza a un autocrate".


Israele intensifica gli attacchi: decine di morti

Mentre la leadership di Netanyahu è sotto assedio, assillata dagli scandali, la macchina da guerra israeliana non si ferma contro la popolazione di Gaza.
Le forze dell’Idf hanno intensificato i bombardamenti sull’enclave nelle ultime 24 ore, in quello che i giornalisti sul campo hanno definito un aumento "straordinario" degli attacchi.
Come riportato da Al Jazeera, dall’alba di oggi, almeno 28 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 11 persone bruciate vive in un assalto a un campo tendato a Khan Younis. Due bambine sotto i 14 anni sono state tra le vittime di un raid aereo nel campo profughi di Nuseirat, mentre i soccorritori continuano a estrarre corpi carbonizzati dalle macerie.
"L’intensità dei bombardamenti è senza precedenti. Israele sta lanciando ondate massive di attacchi aerei, mirando non solo a infrastrutture ma a intere famiglie", ha documentato Tareq Abu Azzoum, reporter di Al Jazeera a Deir el-Balah, che ha descritto una situazione in rapido deterioramento, In uno degli ultimi raid: tre persone sono state uccise, tra cui due adolescenti, mentre camminavano per strada. "Qui si parla di sterminio di quattro generazioni", ha aggiunto Abu Azzoum.
Le operazioni di soccorso sono sempre più difficili: Israele ha distrutto almeno 40 mezzi pesanti, tra cui bulldozer utilizzati per scavare tra le macerie. Mohammed el-Mougher, della Protezione Civile di Gaza, ha denunciato che nove ruspe – portate dall’Egitto durante una breve tregua – sono state colpite in un attacco a Jabalia al-Nazlh. "Eravamo in accordo con il comitato egiziano-qatariota sulle coordinate, ma Israele le ha bombardate lo stesso", ha detto, definendo l’azione una "chiara violazione del diritto internazionale".
Il blocco totale imposto da Israele ha raggiunto il 50° giorno e le organizzazioni umanitarie avvertono che le scorte di cibo si stanno esaurendo. "Gaza è diventata una terra di disperazione", ha dichiarato Philippe Lazzarini , capo dell’ UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. "Gli aiuti vengono usati come merce di scambio, come arma di guerra".
Secondo il Ministero della Salute di Gaza, 51.266 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023, e 116.991 sono stati feriti. Ma i numeri potrebbero essere più alti: centinaia di corpi rimangono sepolti sotto le macerie, impossibili da recuperare senza attrezzature.

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