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Lo studio del dottor Savage e dei suoi 70 ricercatori: “In Italia quasi il 90% di chi detiene il potere economico è uomo”

Chi detiene davvero il potere economico nel mondo? Chi sono gli uomini e le donne - non molte - che siedono ai vertici delle grandi imprese, che muovono miliardi, che influenzano le scelte economiche e, in fondo, anche le vite di milioni di persone? Una risposta sembra arrivare da uno studio condotto dal World Elite Database e ripreso dal Fatto Quotidiano: una mappatura globale e comparativa delle principali élite economiche, stilata da 70 ricercatrici e ricercatori guidati dal sociologo Mike Savage della London School of Economics. Per la prima volta sono stati raccolti dati omogenei su 16 Paesi che, insieme, generano oltre la metà del PIL mondiale e ospitano quasi tre quarti dei miliardari del pianeta. Nello specifico, lo studio condotto dal sociologo Savage e dal suo team di ricercatori ha selezionato tre categorie fondamentali per tracciare i contorni di questo gruppo: i presidenti e gli amministratori delegati delle principali aziende, quotate e non; le persone più ricche di ciascun Paese; e infine i vertici delle autorità pubbliche che regolano l’economia nazionale. Applicando questi criteri, emerge un insieme di 3.543 individui: in Italia ne sono stati individuati 336, tra cui spiccano 239 super-manager e 33 grandi patrimoni. Per quanto riguarda l’Italia, quasi il 90% di chi detiene il potere economico è uomo, con un’età media di circa 59 anni. Eppure, sorprendentemente, ci sono Paesi ancora più “vecchi”: negli Stati Uniti, ad esempio, l’età mediana sale a 62 anni, rendendo la principale potenza economica mondiale un caso esemplare di gerontocrazia. Quanto al divario di genere, l’Italia – pur con una presenza femminile nell’élite limitata all’11% – non è tra i fanalini di coda: altri Paesi sviluppati come Francia, Germania e persino la Cina registrano percentuali ancora più basse. Solo alcune nazioni nordiche, come la Norvegia, riescono a superare il 20%. Altro elemento interessante riguarda l’età delle élite nei Paesi che si sono aperti più di recente al mercato. In Cina e Polonia, per esempio, l’età media degli esponenti di punta dell’economia si attesta attorno ai 55 anni, e in Cina ben il 7% degli appartenenti all’élite ha meno di 40 anni. Ad ogni modo, il caso italiano presenta caratteristiche peculiari anche rispetto alle origini geografiche dei suoi leader economici. Se in molti Paesi le élite tendono a provenire da grandi città o capitali, in Italia la maggioranza arriva da territori caratterizzati da piccole e medie imprese, spesso legati ai tradizionali distretti industriali. La formazione scolastica è un altro indicatore chiave. In Italia, ad esempio, molte delle vecchie lauree quadriennali sono oggi equiparate ai “bachelor” (lauree triennali), il che può far apparire il nostro sistema meno avanzato rispetto a chi adotta percorsi magistrali o dottorati. Ma ciò che emerge chiaramente è che, pur essendo l’Italia uno dei Paesi con la più bassa percentuale di laureati nell’Unione Europea, anche tra le sue élite permane una quota significativa di non laureati: il 12% del campione. Inoltre, solo il 7% ha conseguito un dottorato, una percentuale piuttosto bassa rispetto ad altri contesti.

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