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Proseguono gli incontri diplomatici tra la delegazione statunitense e quella del Cremlino. Ieri a San Pietroburgo, si è svolto l’incontro tra Vladimir Putin e l'inviato speciale del presidente statunitense Steve Witkoff.
I negoziati, svoltisi a porte chiuse nell'edificio della Biblioteca presidenziale di San Pietroburgo sono durati quattro ore e mezza.
“Meno di 48 ore dopo il pranzo con l’inviato russo mandato a Washington dal presidente russo Vladimir Putin, l’inviato presidenziale statunitense Steven Witkoff ha incontrato Trump e gli ha trasmesso un messaggio chiaro”: il modo più rapido per raggiungere un cessate il fuoco in Ucraina è riconoscere la sovranità della Russia sulle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Lo hanno riferito alla Reuters, due funzionari americani e altre cinque persone a conoscenza della situazione.
Con puntuale tempismo, Keith Kellogg, inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump, ha dichiarato che l'Ucraina potrebbe essere divisa, nell'ambito di un accordo di pace, "come Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale". Una proposta avanzata in un'intervista a The Times.
Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico, Kellogg ha ipotizzato che le truppe britanniche e francesi potrebbero controllare i territori a ovest del Dnipro; l'esercito russo manterrebbe le zone già occupate a est e tra le due aree, si stabilirebbe una zona cuscinetto demilitarizzata, presidiata dalle forze ucraine.
Kellogg ha assicurato che la presenza anglo-francese "non sarebbe provocatoria" per Mosca, sottolineando che l'Ucraina è abbastanza grande per ospitare più eserciti in uno scenario di cessate il fuoco.
"Si potrebbe creare una situazione simile a quella di Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale, con zone controllate da Russia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti", ha affermato, precisando però che gli USA non invieranno truppe di terra.
Mosca, tuttavia ha già espresso un rifiuto pubblico dell’ipotesi, per bocca dell’ambasciatore Rodion Miroshnik, inviato del ministero degli Esteri russo: il controllo militare occidentale su una parte dell’Ucraina, afferma, porterebbe alla “formazione di elementi radicalizzati” e a “un nuovo livello di escalation". “Mantenere l’influenza su questo territorio solleva gravi preoccupazioni per il futuro. Il tempo necessario al regime di Kiev per curare le ferite potrebbe essere molto breve”, ha affermato.
Dalle parole di Kellogg emerge implicitamente che l'Ucraina dovrebbe cedere le regioni orientali attualmente sotto occupazione russa. Un’iniziativa ancora totalmente disallineata con i propositi di Zelensky e con relazione sulla politica di sicurezza e di difesa comune dell’Unione Europea, passata al parlamento europeo con 399 sì, 198 no e 71 astenuti,  che ribadisce il sostegno nelle forniture in tempo utile di tutti i mezzi militari necessari all’Ucraina per difendersi, respingere le forze armate russe e ausiliarie, porre fine al conflitto, proteggere la sua sovranità e ripristinare la sua integrità territoriale entro i confini riconosciuti a livello internazionale.
La Russia, anche in precedenza, aveva avvertito che qualsiasi presenza militare della NATO in Ucraina, indipendentemente dalla forma, sarà considerata una minaccia diretta alla sua sicurezza e potrebbe innescare un conflitto con l’intera Alleanza. Un monito lanciato da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha accusato il presidente ucraino Zelensky di cercare un coinvolgimento più diretto degli alleati europei, definendo un eventuale dispiegamento di truppe un atto di guerra. Intanto, Dmitry Polyansky, vice rappresentante russo all’ONU, ha denunciato presunti ostacoli posti da diplomatici europei e britannici ai negoziati tra Russia e Stati Uniti. 


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I russi si muovono verso Konstantinovka mentre sperimentano carenza di uomini e mezzi

Nella direzione Mirnograd-Toretsk, l’esercito russo è riuscito a sfondare per circa sei chilometri, muovendosi con decisione verso obiettivi strategici come Konstantinovka. Le truppe di Mosca, sostenute da mezzi corazzati, stanno attaccando l’area settentrionale di Nelepovka e spingendosi fino a Dachnoye, con un’avanzata che ha già raggiunto i 5,7 km di profondità.
Secondo fonti militari ucraine, il peggioramento della situazione è palpabile. Un ufficiale delle Forze Armate di Kiev, noto con il nominativo "Alex", ha raccontato come i veicoli russi, approfittando del maltempo, abbiano fatto irruzione fino a Nelepovka, vicino al sobborgo di Ivanopolye. La pressione russa, secondo gli stessi analisti ucraini, si fa sentire anche attraverso un’intensificata attività di droni FPV, particolarmente numerosi nella zona di Valentinovka.
Nel settore occidentale, i russi hanno registrato progressi vicino a Panteleimonovka, puntando verso Staraya Nikolaevka, dove le truppe ucraine stanno tentando di contenere l’avanzata. In parallelo, Arkhangelskoye è diventata teatro di nuove azioni offensive, mentre Kalinovo è già stato occupato dalle forze di Mosca. La vicinanza di Staraya Nikolaevka e Ignatka fa temere ulteriori sviluppi critici. Le truppe ucraine chiedono rinforzi e un supporto più consistente in termini di droni, segnalando che per ora solo la Russia riesce a sfruttare efficacemente questa tecnologia.
Nel cuore della notte, la guerra si è spostata anche nei cieli sopra Kiev. Nel quartiere Svyatoshinsky, diversi droni hanno colpito un’impresa industriale, causando danni significativi a tre magazzini. Simili attacchi sono stati condotti anche contro obiettivi a Dnepropetrovsk, Pavlograd e Kharkov. Le immagini satellitari della NASA hanno rivelato che uno degli impianti colpiti è lo stabilimento statale “Antonov”, storicamente noto come “Aviant” e, secondo fonti locali, recentemente impegnato nella produzione di droni per l’esercito ucraino. L’attacco ha provocato un incendio e ha messo fuori uso una delle principali infrastrutture legate allo sviluppo tecnologico militare di Kiev.*
Nel frattempo, l’analista britannico Alexander Mercuris ha tracciato un quadro impietoso della situazione bellica, sostenendo che la Russia stia vincendo la guerra di logoramento. "L'esercito russo sta solo diventando più grande, quello ucraino sta diventando più piccolo, non riescono a compensare le perdite”, ha affermato sul suo canale You Tube, ricordando che il comandante in capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, ha stimato un volume di fuoco dell'esercito russo pari a circa 28.000 proiettili al giorno. “Ciò significa che in Russia vengono prodotti almeno 14 milioni di proiettili all'anno”, ha precisato Mercuris.
"L'Ucraina produce tra le quattromila e le diecimila granate al giorno, molto meno. Le forniture statunitensi approvate da Biden finiranno presto, e la situazione peggiorerà ulteriormente <…> Questa è una guerra di logoramento, e credo sia giunto il momento di ammettere che l'Ucraina ha perso la testa", ha concluso.
Il pessimismo si riflette anche nelle dichiarazioni interne all’Ucraina. L’ex generale Serhiy Krivonos ha lanciato l’allarme già nell’autunno scorso, dichiarando che la fanteria ucraina si stava letteralmente estinguendo. Una tesi confermata successivamente da reportage internazionali e da politici locali, secondo cui perfino il personale delle unità di difesa aerea e addetti alla sicurezza sarebbero stati riassegnati al fronte, in una disperata corsa per tamponare le lacune numeriche.
A dicembre, il quotidiano britannico Guardian ha riferito che la carenza di soldati al fronte era così grave che lo Stato maggiore delle Forze armate dell'Ucraina ha ordinato alle già esaurite unità di difesa aerea di stanziare ancora più uomini da inviare sulla linea di contatto come fanteria.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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