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Pietro Orlandi racconta una ferita mai rimarginata e accusa il Vaticano: “L’inchiesta è una farsa”

Il caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa nel 1983, continua a suscitare attenzione, polemiche, soprattutto dolore. Lo sa benissimo il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che durante una recente intervista concessa a Leggo ha deciso di parlare senza filtri: “In Vaticano, forse, sono allergici alla parola scomparsi”. Anche durante un incontro organizzato dal collettivo studentesco dell’Università Roma Tre, Orlandi ha condiviso ricordi e riflessioni con un pubblico giovane. Ha raccontato di come la sua famiglia si sentisse al sicuro all’interno delle mura vaticane, quasi come se quel luogo sacro potesse proteggerli da qualsiasi pericolo. “Non pensavamo esistesse il male”, ha detto. Suo padre - ha proseguito Orlandi - si sentiva tranquillo: “A noi non capiterà mai nulla, non abbiamo una lira”, ha ricordato citando le parole del padre. E invece, il male si è presentato proprio lì, nel cuore del Vaticano, in una vicenda che da quarant’anni alimenta sospetti, teorie, depistaggi e silenzi. Silenzi assordanti, portati avanti anche dalle autorità vaticane. Orlandi ha rilasciato l’intervista al periodico Leggo proprio nel giorno in cui era prevista anche l’audizione, davanti alla Commissione parlamentare sul caso Orlandi e Mirella Gregori, di Sabrina Calitti, una compagna di corso di Emanuela al conservatorio. Tuttavia, all’ultimo momento, l’audizione è stata annullata. Calitti ha disdetto il suo impegno per “motivi personali”, come ha spiegato il presidente della Commissione, il senatore Andrea De Priamo. Anche Pietro Orlandi ha confermato questa versione: “È una cosa che può capitare - ha precisato - nel senso che lei non ha detto ‘non voglio venire’, era convocata, poi per un problema, non so quale, non poteva rinviare. Io non credo ci sia nulla di particolare dietro questa sua scelta, e nessun mistero”. Ad ogni modo, il fratello di Emanuela ha voluto sottolineare come alcune audizioni della Commissione abbiano dato spazio a persone che nemmeno la conoscevano, facendo perdere del tempo prezioso. “Sarebbe più utile approfondire i fatti più recenti, per trovare qualcosa in più”. E aggiunge: “A volte sembra che ci sia la necessità di trovare qualcosa di nascosto anche nella vita di Emanuela, come nel caso delle amicizie di una ragazzina di 15 anni - e sottolineo 15 anni - che viveva in tempi diversi da oggi. Parliamo degli anni Ottanta, dove lei era una bambina, così come le sue amiche. E io vedo che a volte si cerca del mistero dove non c’è, e a volte ci sono esagerazioni. Questo l’ho detto anche alla Commissione. Capisco che se vogliono ascoltare le amiche è giusto, perché bisogna avere un quadro generale, ma si possono anche cercare testimonianze di persone che hanno un certo peso, no?”.
Una delle novità dell’inchiesta parlamentare è l’attenzione dedicata anche alla scomparsa di Mirella Gregori, un caso avvenuto poche settimane prima di quello di Emanuela. Pietro Orlandi ha apprezzato l’impegno della Commissione in questa direzione: “finalmente, dopo decenni, si torna a parlare anche di Mirella”. Ma, sottolinea, l’associazione tra i due casi - fatta per via delle ipotesi legate al terrorismo internazionale - ha avuto un effetto collaterale: ha portato a un prematuro abbandono delle indagini su Gregori. Oggi, però, si apre uno spiraglio, anche perché - ha spiegato il fratello di Emanuela - in quel caso il Vaticano non è coinvolto, e questo potrebbe rendere il percorso più semplice. Molto diversa, invece, è la sua opinione sull’inchiesta aperta dallo Stato Vaticano sul caso di sua sorella. Un’inchiesta che ha definito senza mezzi termini “una farsa”, avviata esclusivamente per placare le pressioni esterne, alimentate anche dalla docuserie Netflix “Vatican Girl”. “All'inizio - ha raccontato - ero molto entusiasta, poi invece ho capito che le intenzioni erano ben altre. Io mi illudo sempre e mi disilludo, in quarant’anni è successo troppe volte”. Recentemente, Orlandi ha anche chiesto al Vaticano di dedicare una giornata del Giubileo alle persone scomparse, un gesto simbolico ma importante per tutte le famiglie che vivono nella sofferenza dell’assenza e dell’incertezza. Ma anche questa richiesta è stata respinta. Per questo, Orlandi ha commentato amaramente che, forse, in Vaticano sono davvero “allergici” alla parola scomparsi. Il prossimo 22 giugno segnerà il quarantaduesimo anniversario della scomparsa di sua sorella Emanuela. Pietro Orlandi continua a lottare, anche se la fatica, a volte, è evidente. “Mi consolerò soltanto quando arriverò alla verità - ha concluso - voglio un minimo di giustizia”.

Foto © Imagoeconomica

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