Una nuova scia di sangue ha colpito la striscia l’enclave più martoriata del pianeta. Si contano 77 morti nelle ultime ore, di cui 22 a causa dei raid che si sono abbattuti su una clinica sanitaria dell’Unrwa a Jabalia, nel nord dove si sono verificate drammatiche scene di orrore. "Abbiamo trovato carne umana, ossa, teste separate. È qualcosa che va oltre ogni immaginazione", hanno raccontato dei testimoni ad Al Jazeera. L’esercito israeliano ha giustificato il bombardamento affermando di aver colpito un "centro di comando di Hamas", senza però fornire prove. Philippe Lazzarini, capo dell’UNRWA, ha condannato l’attacco: "A Gaza, tutti i confini sono stati oltrepassati più e più volte", ha scritto su X, chiedendo “indagini indipendenti su queste gravi violazioni del diritto internazionale."
Anche a Khan Younis si contano 12 vittime che comprendono cinque donne, una delle quali incinta, e due bambini. “Condanniamo con la massima fermezza il proseguimento del genocidio dell’occupazione israeliana contro i civili e gli sfollati e condanniamo questo barbaro attacco che ha deliberatamente colpito strutture mediche e aree umanitarie”, ha affermato l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, aggiungendo che Israele ha colpito 228 rifugi per civili dall’inizio della guerra in “palese violazione di tutte le norme internazionali che proteggono i civili nei conflitti”.
Mentre i raid aerei continuano, il blocco israeliano sta strangolando l’enclave. Da oltre un mese, nessun camion di aiuti è entrato a Gaza, lasciando la popolazione senza cibo, medicine e acqua potabile. Tutti i panifici hanno chiuso, e il prezzo della farina è schizzato alle stelle. "Siamo tornati alla carestia", ha detto Mahmud Khalil, un residente di Gaza City. "Non c’è pane, non c’è speranza." Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato l’allarme: "Stiamo esaurendo antidolorifici, antibiotici e farmaci per malattie croniche. Curiamo feriti senza anestesia."
Nel merito, Myriam Laaroussi, coordinatrice di MSF, ha definito l’assedio di Israele "una morte lenta inflitta deliberatamente".
Netanyahu ha ribadito che l’obiettivo militare è quello di "sezionare ulteriormente Gaza", creando una seconda "Philadelphi Route" – un riferimento al corridoio di sicurezza lungo il confine con l'Egitto – per isolare Rafah da Khan Younis. "Stasera abbiamo cambiato marcia nella Striscia di Gaza", ha dichiarato in un video diffuso mercoledì sera, aggiungendo compiaciuti che "l'esercito israeliano sta conquistando territorio, colpendo i terroristi e distruggendo infrastrutture."
Questa mossa arriva dopo settimane di intensi bombardamenti che hanno ucciso più di 1.100 palestinesi dalla ripresa della guerra lo scorso marzo, quando Israele ha rotto unilateralmente la tregua. Secondo il gruppo per i diritti umani Gisha, Tel Aviv ha già preso il controllo di 62 km² (il 17% di Gaza), trasformandoli in una "zona cuscinetto" lungo i confini. Ora, con l’annuncio dell’espansione dell’offensiva, si teme che ulteriori aree vengano annesse militarmente, rendendo ancora più invivibile la vita per i civili palestinesi.
Il governo Netanyahu tampinato dall’inchiesta QatarGate
Nel frattempo aumentano le tensioni tra l’establishment di sicurezza e Netanyahu che ha definito "caccia alle streghe" l'indagine che ha portato all'arresto di due suoi stretti collaboratori, accusati di aver promosso interessi illeciti legati al Qatar. L'inchiesta condotta dallo Shin Bet (servizio di sicurezza interna), soprannominata "QatarGate", ha coinvolto Yonatan Urich , suo consigliere ed Eli Feldstein , ex portavoce dell'ufficio del premier.
Il tribunale di Rishon LeZion ha deciso di prolungare di tre giorni la detenzione dei due funzionari governativi arrestati. Il giudice Menahem Mizrahi ha motivato la decisione affermando che sussistono "ragionevoli sospetti" che giustificano un’indagine approfondita. Dall’udienza è emerso che i due sarebbero coinvolti in un’operazione volta a promuovere un’immagine positiva del Qatar e diffondere messaggi critici verso l’Egitto", screditandone il ruolo di mediatore nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza.
Un obiettivo il cui raggiungimento ha richiesto la creazione di una connessione economica e commerciale” tra una società di lobbying statunitense che lavora per il Qatar “attraverso la mediazione di (Urich) in cambio di pagamenti monetari che sono stati passati a (Feldstein)” tramite un uomo d’affari israeliano.
La scorsa settimana, i media del Paese avevano pubblicato una registrazione in cui l’uomo d’affari si sentiva dire di aver trasferito fondi a Feldstein per conto del lobbista statunitense operante in Qatar. All’epoca, gli avvocati di Feldstein avevano dichiarato che i pagamenti erano “per servizi strategici e di comunicazione che Feldstein ha fornito all’ufficio del primo ministro, non per il Qatar”.
In precedenza, l’indagine dell’agenzia aveva fornito la prova che valige di contanti, pari a 30 milioni di dollari al mese, partivano, appunto, dal Qatar e sono state sottratte ai destinatari civili previsti per confluire nell'ala militare di Hamas. In pratica i fondi qatarioti, trasferiti a Gaza con il consenso di Netanyahu negli anni precedenti, avrebbero rafforzato militarmente Hamas, contribuendo al successo dell’attacco del 7 ottobre.
Ricerche che hanno portato Netanyahu a chiedere le dimissioni del direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, che è stato temporaneamente reintegrato dalla Corte Suprema, che ha sospeso la decisione in attesa di un'udienza fissata per l'8 aprile. La magistratura ha accolto le petizioni di opposizione e ONG, che denunciavano un "conflitto di interessi" nella rimozione, vista come un atto di ritorsione per il coinvolgimento di Bar nell'inchiesta sul Qatar.
Una prova sempre più evidente di come alcuni potere sinistri operino sottobanco per fomentare la politica genocida del governo, a scapito di ogni negoziato.
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