Un’analisi critica delle cause del conflitto che, puntualmente, sfuggono alla narrativa dominante
Esaminare la storia in maniera oggettiva è fondamentale per capire il presente e immaginare possibili scenari futuri. Dopo innumerevoli ripetizioni del fatto che in Ucraina ci siano un aggredito e un aggressore - nulla di più vero - ci si potrebbe domandare: come viene percepito questo stesso conflitto da chi si trova dall’altra parte? L’analisi di Alessandro Orsini, professore di sociologia del terrorismo, propone una lettura alternativa, particolarmente interessante, rispetto a quella dominante, in cui Putin è sistematicamente descritto come colui che non rispetta i patti e viola i trattati. Per farlo, Orsini parte da una questione precisa: tra le due parti in conflitto, il primo a “tradire i patti” sarebbe stato proprio il governo ucraino. Tutto parte dal “Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato” tra Russia e Ucraina, firmato nel 1997: un accordo che impegnava entrambe le nazioni a non usare il proprio territorio per minacciare la sicurezza dell’altra. Un’intesa che aveva, ovviamente, anche risvolti militari, poiché prevedeva per entrambe le parti il divieto di stringere alleanze considerate pericolose dalla controparte. Tuttavia, secondo Orsini, fu proprio l’Ucraina a violare per prima il trattato firmato nel ’97. “L’Ucraina ha violato il Trattato di amicizia russo-ucraino il 4 aprile 2008, quando la Nato ha annunciato che l’Ucraina sarebbe diventata suo membro, durante il summit di Bucarest. Il Trattato di amicizia tra Russia e Ucraina - ha precisato Orsini - sopravvisse per i successivi undici anni. Scadde il 31 marzo 2019 perché il presidente Petro Poroshenko (all’epoca capo di Stato ucraino, ndr) non volle rinnovarlo”. Quello che è accaduto dopo potrebbe essere descritto come un’escalation lenta ma costante. A partire dalle prime esercitazioni militari congiunte tra l’Ucraina e la NATO sul territorio ucraino, tra il 2021 e il 2022. “La prima esercitazione militare della Nato in Ucraina, ‘Sea Breeze’, si è svolta dal 28 giugno al 10 luglio 2021 e ha coinvolto ben 32 nazioni. All’epoca la Nato contava 30 membri, ma l’Occidente ha voluto invitare anche alcuni Paesi ‘amici’, come l’Australia. Le esercitazioni si sono svolte nel Mar Nero e a Odessa. La seconda esercitazione militare della Nato in Ucraina, ‘Three Swords’ - ha proseguito Orsini - si è svolta dal 17 al 30 luglio a Javoriv, vicino al confine con la Polonia. Questa esercitazione è stata definita dalla Reuters di ‘ampie dimensioni’ e ha coinvolto anche Stati Uniti, Polonia e Lituania. Poco dopo, il 31 agosto 2021, Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, e Andrij Taran, l’allora ministro della Difesa ucraino, firmarono a Washington il ‘US-Ukraine Strategic Defense Framework’, un accordo che sanciva un rafforzamento del ruolo della difesa americana in quella ucraina. Il 20 settembre 2021, la Nato ha avviato la sua terza esercitazione militare in Ucraina, ‘Rapid Trident’, di nuovo a Javoriv, con la partecipazione di dodici Paesi”. Come se non bastasse, a complicare ulteriormente la situazione ci fu la guerra interna nel Donbass, dove - ha sottolineato Orsini - “l’esercito di Kiev uccideva migliaia di civili russi”. Alla fine del conflitto nel Donbass, nell’aprile del 2022, “il Wall Street Journal ha rivelato che la Nato ha addestrato 10.000 soldati ucraini all’anno a partire dal 2014, in un articolo intitolato ‘Il successo militare dell’Ucraina: anni di addestramento Nato’”. Infine, il mancato rinnovo del Trattato di amicizia del 1997 da parte di Poroshenko ha posto fine anche al Memorandum di Budapest. “Nel momento in cui Poroshenko ha aperto l’Ucraina alle armi e ai soldati della Nato, i russi hanno ritenuto che il Memorandum fosse carta straccia. Da qualunque punto di vista si guardi il problema - ha concluso Orsini - la classe dirigente ucraina ha commesso molti errori. La distruzione dell’Ucraina inizia a renderli evidenti. I vincitori distorcono sempre la storia. Figuriamoci gli sconfitti”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Foto © Roberto Pisana
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