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Mentre i media internazionali attribuiscono a Hamas la responsabilità del fallimento del cessate il fuoco a Gaza – sostenendo che il gruppo avrebbe rifiutato le condizioni statunitensi per uno scambio di prigionieri senza garanzie sul ritiro militare israeliano ­– emergono sempre più elementi che incastrano il governo di Netanyahu, desideroso di mantenere cinicamente le redini del potere attraverso la guerra.
"La gente non crede che ci sia alcuno scopo nel continuare la guerra. Non per quello che significherebbe per i palestinesi, che sono 'invisibili', ma per quello che significherebbe per loro e per gli ostaggi", sostiene l'analista politico Ori Goldberg, parlando ad Al Jazeera da Tel Aviv.
Grazie al ripristino della guerra genocida a Gaza, Netanyahu è riuscito a riportare nel governo Ben-Gvir, dimessosi a gennaio, proprio perché contrario al cessate il fuoco. Ora costituirà una pedina fondamentale per garantire l'approvazione del bilancio del suo governo che se non avrà il via libera entro il 31 marzo, determinerà l’avvio di elezioni anticipate.
Secondo il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, il bilancio prevede una spesa totale di 169,19 miliardi di dollari, tra cui importi significativi per “risorse per sconfiggere il nemico, sostenendo al contempo i riservisti, i proprietari di aziende e gli sforzi di ricostruzione nel nord e nel sud”.
Nell'anno fiscale 2024, la spesa di Israele per le guerre che stava conducendo è aumentata vertiginosamente, spingendo il deficit al 6,9 percento del prodotto interno lordo (PIL) e spingendo tutte e tre le principali agenzie di rating del credito del mondo a tagliare il rating di credito.
Ma la questione è ancora più complessa e oscura di quanto sembri.  A metà febbraio, lo Shin Bet (Agenzia per la sicurezza israeliana) aveva annunciato di aver aperto un'indagine, in seguito ai sospetti di legami tra alti funzionari dell'ufficio del Primo Ministro e il Qatar.
In pratica l’agenzia ha fornito la prova che valige di contanti, pari a 30 milioni di dollari al mese, partivano dal Qatar e sono state sottratte ai destinatari civili previsti per confluire nell'ala militare di Hamas. In pratica i fondi qatarioti, trasferiti a Gaza con il consenso di Netanyahu negli anni precedenti, avrebbero rafforzato militarmente Hamas, contribuendo al successo dell’attacco del 7 ottobre.
L’inchiesta dello Shin Bet, ha coinvolto anche stretti collaboratori di Netanyahu, tra cui Eli Feldstein, Jonatan Urich e Yisrael Einhorn, che avrebbero ricevuto pagamenti dal Qatar per promuovere gli interessi del paese in Israele.
Indiscrezioni in grado di provocare un terremoto politico senza precedenti e che ha condotto Netanyahu a licenziare il capo dell’agenzia, Ronen Bar.
Uno scandalo che certamente ha contribuito a riporre ogni speranza nella prosecuzione della guerra per il primo ministro su cui pende un mandato d’arresto dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
Tuttavia, Netanyahu potrebbe essere soddisfatto di aver ottenuto un sostegno sufficiente per approvare il suo bilancio, ma ciò è avvenuto a scapito dell'indignazione dell'opposizione nei suoi confronti.
I manifestanti hanno protestato con forza contro il rientro di Ben-Gvir, avvenuto a ridosso della ripresa dei bombardamenti su Gaza, facendo sorgere il timore che la rottura della tregua e le centinaia di vittime civili fossero parte di un calcolo politico per rafforzare la maggioranza parlamentare di Netanyahu.
"Probabilmente Netanyahu aveva già i voti di cui aveva bisogno... Tuttavia, il sostegno di Ben-Gvir dopo i bombardamenti garantisce che il bilancio verrà approvato", ha affermato l'analista politico israeliano Nimrod Flashenberg.


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Proseguono i raid israeliani: 25 palestinesi uccisi, 730 morti in una settimana

Non si ferma nel frattempo l’ondata quotidiana di morte e distruzione che colpisce gli abitanti di Gaza. Sono almeno 730 i morti degli ultimi sei giorni, mentre nella notte, riferiscono gli ospedali che hanno soccorso le vittime, sono stati uccisi 25 palestinesi, tra i quali ci sono diverse donne e bambini.
Nelle prime ore del 24 marzo, un attacco aereo israeliano ha colpito la scuola Razi nel campo profughi di Nuseirat, uccidendo almeno tre persone, tra cui un bambino, e ferendone altre 18. La struttura, trasformata in rifugio per sfollati, ospitava centinaia di famiglie in fuga dai combattimenti.
"Le bombe sono cadute senza preavviso. Abbiamo visto corpi dilaniati e bambini che piangevano tra le macerie", ha raccontato un testimone ad Al Jazeera.
Anche l’ospedale Nasser è stato colpito, uno degli ultimi centri medici parzialmente operativi a Gaza. I bombardamenti hanno distrutto il reparto chirurgico uccidendo due persone, tra cui Ismail Barhoum, un membro dell’ufficio politico di Hamas in cura, e un ragazzo di 16 anni.
Il Ministero della Salute dell’enclave ha denunciato l’attacco come un "crimine di guerra", sottolineando che 50.082 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio dell’offensiva israeliana nell’ottobre 2023.
Nemmeno i giornalisti vengono risparmiati. Hossam Shabat, un reporter di Al Jazeera Mubasher di 23 anni, è stato ucciso in un attacco aereo alla sua auto a Beit Lahiya, nel nord di Gaza. Mohammad Mansour, corrispondente di Palestine Today, è stato assassinato insieme alla moglie e al figlio in un raid su Khan Younis.
Secondo il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi, dall’inizio della guerra sono stati uccisi 287 reporter, rendendo Gaza uno dei luoghi più pericolosi al mondo per i media.


L'Egitto avanza una nuova proposta di cessate il fuoco per Gaza

Secondo quanto riportato da Al-Araby al-Jadeed, quotidiano londinese considerato vicino al Qatar, il Cairo avrebbe presentato un nuovo piano per porre fine alle ostilità nella Striscia di Gaza. La proposta, indirizzata a entrambe le parti in conflitto, prevede un'immediata sospensione dei combattimenti, seguita da trattative per stabilire un calendario preciso per la liberazione degli ostaggi ancora trattenuti nell'enclave. In cambio, Israele dovrebbe avviare un graduale ritiro delle proprie truppe dalla fascia costiera. Il piano egiziano include inoltre la richiesta a Hamas di fornire documentazione dettagliata, comprese fotografie, sugli ostaggi sia viventi che deceduti.
Fonti vicine a Hamas hanno confermato di aver ricevuto la proposta, mentre rappresentanti israeliani hanno negato ufficialmente di essere stati coinvolti in queste iniziative diplomatiche. Un funzionario intervistato dal Times of Israel ha precisato che Gerusalemme continua a fare affidamento sul cosiddetto 'piano Witkoff', che si limita a proporre una proroga dell'attuale tregua con il rilascio di ulteriori ostaggi, senza però prevedere alcun ritiro delle forze militari israeliane.

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