Guardando al futuro contemplato dai nostri leader europei, tornano in mente le parole profetiche del padre fondatore dell’UE, Altiero Spinelli che a pagina 175 del suo diario scrive che “per quanto non si possa dire pubblicamente il fatto è che l’Europa per nascere ha bisogno di una forte tensione russo-americana e non della distensione. Così come per consolidarsi essa avrà bisogno di una guerra contro la Russia da saper fare al momento opportuno".
Un’eventualità che si fa sempre più vicina, stando a quanto riportato oggi dal Consiglio Europeo che “ribadisce il suo continuo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale e mantiene il suo approccio di 'pace attraverso la forza'”, attraverso la quale il Paese “si trovi nella posizione più forte possibile, con le sue potenti capacità di difesa".
L’Ue di fatto parla chiaro: la guerra deve continuare ad ogni costo, mentre Donald Trump compie passi sostanziali per far terminare l’ecatombe entro le prossime settimane. Le concilianti espressioni diffuse al grande pubblico, come “difesa” e “prontezza” sono utili solo a mascherare l’infausto destino a cui verranno condotte le popolazioni del continente, sacrificate al Moloch del complesso militare industriale.
La formula è quella della negazione della realtà. Il gruppo dei 27, dopo lo scambio di vedute con Volodymyr Zelensky, hanno discusso della situazione sul campo in Ucraina e dello stato di avanzamento dei colloqui guidati dagli Stati Uniti. “È stata condivisa l’opinione che al momento non siano in corso veri e propri negoziati“, sostiene un alto funzionario europeo, secondo cui i leader si sono anche confrontati poi “sui modi migliori per influenzare” questo processo e hanno condiviso un “forte accordo”, sulla necessità di “continuare a sostenere l’Ucraina politicamente e militarmente”.
È quanto si sostiene nel Libro Bianco sulla difesa europea, presentato ieri la Commissione e il Servizio di Azione Esterna.
Nel documento si legge che la Russia “rappresenta una minaccia fondamentale per la sicurezza europea” e che se le “verrà consentito di raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina, la sua ambizione territoriale si estenderà oltre”.
Parte da questo assunto propagandistico l’idea di investire circa 800 miliardi di dollari in armamenti che, come riportato dalle pagine del libro bianco, comprenderanno sistemi integrati e multistrato di difesa aerea e missilistica; sistemi di artiglieria avanzati, inclusa artiglieria moderna e missili a lungo raggio, “per garantire precisione e capacità di attacco a distanze significative”. Si menzionano inoltre i sistemi senza pilota, sia aerei che terrestri, navali e sottomarini, operabili in remoto o in modalità autonoma e tecnologie avanzate come l'intelligenza artificiale, l'informatica quantistica, la guerra cibernetica e la guerra elettronica, per proteggere e sfruttare lo spettro elettromagnetico.
Un arsenale che dovrà garantire al vecchio continente la “piena prontezza” nel 2030 e che sarà diretto ad armare l’Ucraina secondo la “Strategia del Porcospino”, con l’obiettivo di raggiungere quota “2 milioni di proiettili all’anno”, sostenendo lo sviluppo della capacità produttiva del Paese, anche attraverso joint venture tra industrie europee e ucraine.
Eppure è stato lo stesso ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ad ammettere che Putin ha attaccato l’Ucraina perché non voleva vedere l’Alleanza avvicinarsi ai suoi confini, dato che l’avrebbe inglobata di lì a poco.
Persino Zelensky, mentre erano in corso gli accordi di Istanbul, ammise che la questione primaria per Mosca era la neutralità del Paese e non mere rivendicazioni territoriali. "Lo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina siamo pronti ad accettarlo: se ricordo bene, la Russia ha iniziato la guerra per ottenere questo", affermò il 28 marzo 2022, aggiungendo però che "è impossibile portare la Russia a ritirarsi da tutti i territori occupati: questo porterebbe alla Terza guerra mondiale". Parole sue, pronunciate poco prima che l’allora primo ministro inglese, Boris Johnson, volasse a Kiev, riportando il presidente pacifista a più miti propositi.
Ed ecco che ora l’Europa si condanna alla “guerra senza condizioni”, presa in ostaggio dai sinistri curatori del partito della guerra.
Il leader ucraino intanto, nonostante l’apparente intesa raggiunta con Trump nel colloquio telefonico di ieri, rincara la dose e rilancia sull’ottenimento dei territori occupati.
"È una penisola ucraina, il presidente Trump non ne ha parlato con me", ha detto nella conferenza con il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, parlando della Crimea dove – prosegue – "si possono fare tante cose. Hotel a cinque stelle, tanti edifici diversi", ma senza gli ucraini, ha precisato, i turisti non arriveranno.
Sulla questione del sostegno militare ha poi chiesto altri 5 miliardi di euro all’Europa:
“È necessario che il vostro sostegno all’Ucraina non diminuisca, ma continui e cresca. Ciò vale in particolar modo per la difesa aerea, l’assistenza militare e la nostra resilienza complessiva. Abbiamo bisogno di fondi per i proiettili di artiglieria e saremmo molto grati se l’Europa ci fornisse il prima possibile un sostegno di almeno 5 miliardi di euro". È chiaro che ormai, Zelensky sarà sempre più invaghito dall’idea di assecondare i propositi bellicisti europei fino alla fine.
Starmer inaugura la reassuring force in Ucraina
Nel frattempo a Northwood, quartier generale della difesa britannica, si è tenuto un vertice militare internazionale con oltre 25 paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Turchia, Polonia, Canada e Australia, per pianificare una risposta operativa alla crisi ucraina.
Con un gesto simbolico, il primo ministro Keir Starmer è salito a bordo di un sottomarino parte della flotta di deterrenza nucleare britannica, insieme al ministro della Difesa John Healey.
L’iniziativa, guidata dal premier britannico e da Emmanuel Macron, prevede la creazione di una “reassuring force” (forza rassicurante) piuttosto che una tradizionale missione di peacekeeping. L’obiettivo è garantire stabilità in Ucraina dopo un eventuale accordo di pace, cercando di evitare tensioni con la Russia.
Durante il vertice, sono stati discussi scenari operativi, tra cui la difesa aerea ucraina e la sicurezza del Mar Nero, con un focus su logistica e cooperazione tra alleati. Si stima che la coalizione potrebbe inviare tra 20.000 e 40.000 soldati, con compiti circoscritti alla protezione di infrastrutture e città lontane dal fronte. Tuttavia, l’operazione dipende dal sostegno degli Stati Uniti, in particolare dall’approvazione di Donald Trump, a cui i paesi alleati intendono presentare un piano definito.
L’Italia ha partecipato al vertice in modo osservativo, escludendo per ora l’invio di truppe senza il mandato delle Nazioni Unite. Intanto, il Regno Unito ha lanciato segnali forti, con Starmer che ha visitato un sottomarino nucleare britannico, sottolineando l’importanza del deterrente nucleare per la sicurezza nazionale. Parallelamente, il principe William ha mostrato sostegno alle truppe britanniche in Estonia, ribadendo l’impegno del Regno Unito nella difesa degli alleati.
L’ennesimo proposito che rema contro ogni proposito di cessazione delle ostilità .Secondo la Reuters, Mosca insiste sul riconoscimento internazionale della sovranità sui territori annessi, come Crimea, Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk; su garanzie formali che l’Ucraina non aderirà alla NATO e che non verranno dispiegate truppe straniere sul suo territorio. Considerando l’avanzata militare russa e la sua intransigenza sui territori controllati, la realizzazione di una tregua duratura appare complessa. Il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, in un’intervista rilasciata a blogger americani, si era inoltre detto contrario a qualsiasi dispiegamento di truppe NATO nel Paese.
Nuovo raid dei droni ucraini sulle regioni russe. Zakharova: Zelensky ha violato gli accordi
Nella notte tra il 19 e il 20 marzo, le forze armate ucraine hanno condotto un nuovo raid aereo su larga scala nel territorio russo, utilizzando droni e, secondo alcune fonti, missili da crociera Neptune. L’attacco ha interessato sette regioni della Russia, con un totale di 132 droni intercettati dalle difese aeree russe. Nonostante gli sforzi di contenimento, i danni sono stati significativi, specialmente nella regione di Saratov, dove l’obiettivo principale sembrava essere l’aeroporto strategico di Engels.
Nella città i bombardamenti hanno causato danni a tre dozzine di edifici privati, due asili, una scuola e un ospedale cittadino. Un residente locale è rimasto ferito, ma non si sono registrate vittime. Le autorità hanno organizzato l’evacuazione degli edifici vicini all’aeroporto, dove si è verificata un’esplosione e un incendio di vaste proporzioni. Un’incursione che rappresenta il secondo attacco significativo condotto dalle forze ucraine dopo il recente colloquio tra i presidenti di Russia e Stati Uniti, Vladimir Putin e Joe Biden.
Il Ministero degli Esteri russo ha condannato duramente l’attacco, definendolo una “provocazione” volta a sabotare le iniziative di pace. Maria Zakharova, portavoce del ministero, ha accusato direttamente Zelensky di aver violato gli accordi raggiunti per astenersi dagli attacchi alle infrastrutture energetiche.
"È assolutamente chiaro che stiamo parlando dell'ennesima provocazione preparata appositamente dal regime di Kiev, volta a ostacolare le iniziative di pace, comprese quelle avanzate dal presidente degli Stati Uniti. (Vladimir) Zelensky ha violato ancora una volta le intese raggiunte e ha così confermato la sua totale incapacità di negoziare", ha affermato la Zakharova, sottolineando che l’attacco a un impianto energetico nel villaggio di Kavkazskaya, nel Territorio di Krasnodar, ha causato la depressurizzazione di un serbatoio di petrolio e un incendio su un’area di 1.700 metri quadrati.
“Kiev ha dimostrato una totale mancanza di volontà politica per la pace”, ha continuato la portavoce, aggiungendo che l’Ucraina continua a perseguire l’obiettivo di infliggere una sconfitta alla Russia, utilizzando metodi di terrore contro obiettivi civili e militari. La portavoce ha inoltre espresso la speranza che gli Stati Uniti cessino il supporto militare e di intelligence a Kiev, condizione che Mosca ritiene necessaria per avviare un processo di pace.
L’attacco arriva a pochi giorni da una conversazione telefonica tra Putin e Biden, durante la quale il presidente statunitense ha proposto una tregua di 30 giorni, con l’astensione reciproca dagli attacchi alle infrastrutture energetiche. Putin ha accolto positivamente la proposta, ma Zelensky, pur dichiarando inizialmente il suo sostegno, ha poi autorizzato l’attacco ai depositi di petrolio russi. Questo gesto ha ulteriormente inasprito i rapporti tra i due paesi, evidenziando la difficoltà di raggiungere un accordo duraturo.
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