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La Corte Suprema del Brasile ha compiuto un passo decisivo nel processo che vede coinvolto l’ex presidente Jair Bolsonaro e altre sette personalità di spicco del suo governo, accusati di aver orchestrato un tentativo di golpe oltre due anni fa dopo il risultato delle elezioni presidenziali del 2022 che hanno sancito la vittoria di Lula da Silva. Il giudice Alexandre de Moraes, membro della Corte Suprema, ha formalmente trasmesso la denuncia alla Prima Sezione del massimo organo giuridico del Paese, aprendo la strada a un’analisi approfondita delle accuse.
La decisione arriva nello stesso giorno in cui il procuratore generale del Brasile, Paulo Gonet, ha respinto le richieste degli avvocati difensori di Bolsonaro e degli altri imputati, confermando la validità della denuncia. Tra gli accusati figurano nomi di rilievo come Alexandre Ramagem, ex direttore generale dell’Abin (l’agenzia di intelligence brasiliana), Almir Garnier, ex comandante della Marina, e Anderson Torres, ex ministro della Giustizia.
A guidare la Prima Sezione della Corte Suprema è Cristiano Zanin, noto per essere stato l’avvocato difensore del presidente Lula durante il processo Lava Jato, la celebre inchiesta anticorruzione che ha scosso il Brasile. Zanin avrà ora il compito di fissare una data per l’esame della denuncia, che potrebbe portare all’apertura di un processo penale contro Bolsonaro e gli altri sette imputati.
Oltre a Zanin, i giudici chiamati a decidere sul caso sono Alexandre de Moraes, Cármen Lúcia, Luiz Fux e Flávio Dino. Se la denuncia verrà accettata, l’ex presidente e gli altri accusati diventeranno ufficialmente imputati, con conseguenze potenzialmente gravi per il loro futuro politico e giuridico.
Le accuse contro Bolsonaro e il suo entourage ruotano attorno a un tentativo di golpe, avvenuto oltre due anni fa, che avrebbe minato le istituzioni democratiche del Paese. Secondo i pubblici ministeri, l’ex presidente avrebbe agito insieme a figure chiave del suo governo per destabilizzare il sistema politico brasiliano, sfruttando il suo ruolo e la sua influenza.
Tra gli altri imputati ci sono Augusto Heleno, ex ministro del Gabinetto di Sicurezza istituzionale, Mauro Cid, ex aiutante di campo di Bolsonaro, Paulo Sérgio Nogueira, ex ministro della Difesa, e Braga Netto, ex ministro della Casa Civile e candidato alla vicepresidenza nel 2022.
La decisione della Corte Suprema arriva in un momento di forte tensione politica in Brasile, con il governo di Lula che cerca di consolidare la sua leadership dopo le elezioni del 2022, vinte di misura contro Bolsonaro. L’ex presidente, dal canto suo, rimane una figura polarizzante, con un seguito fedele che lo sostiene nonostante le numerose controversie che hanno caratterizzato il suo mandato.
La vicenda giudiziaria rappresenta una nuova sfida per Bolsonaro, già al centro di diverse inchieste per presunti abusi di potere e violazioni dei diritti umani durante la sua presidenza. Se la denuncia verrà accettata, il Brasile potrebbe assistere a uno dei processi più significativi della sua storia recente, con implicazioni profonde per il futuro della democrazia nel Paese.
Intanto, l’opinione pubblica brasiliana resta divisa, tra chi vede nella denuncia un atto di giustizia e chi la considera un’operazione politica per indebolire l’opposizione. La decisione della Corte Suprema sarà quindi cruciale non solo per il destino di Bolsonaro, ma anche per il percorso democratico del Brasile.

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