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Il leader ucraino ribadisce l’adesione alla NATO come garanzie di sicurezza. Avanzata russa verso Dnipropetrovsk: Mosca stringe la morsa sul Donbass meridionale

Un nuovo colpo di scena arriva da Kiev sul fronte del clima distensivo in corso d’opera tra Donald Trump e Vladimir Putin. Dopo aver finora escluso categoricamente un dialogo col leader del Cremlino, Volodymyr Zelensky è apparso pronto ad aprire un canale di trattative. Stessa apertura arriva da Mosca che per bocca del portavoce del presidente russo, Dmitry 'Peskov, ha aperto a negoziati diretti, pur sottolineando che l’omologo ucraino non ha legittimità in quanto è presidente a “prorogatio''.
"Se questa è l'unica opzione per portare la pace ai cittadini ucraini e a non perdere vite, sicuramente opteremo per questa scelta", ha detto, di concerto, Zelensky, rispondendo alle domande del giornalista britannico Piers Morgan, aggiungendo che avrebbe accettato una "riunione con quattro partecipanti", senza tuttavia precisare quali fossero.
Il leader ucraino, tuttavia, ha ribadito con fermezza quelle garanzie di sicurezza per il suo Paese che considera non negoziabili. Martedì, durante un intervento, ha sottolineato che l’unico futuro sicuro per l’Ucraina è l’adesione alla NATO, senza la quale sarebbero necessarie misure più radicali: “Se il processo di ingresso nell’Alleanza si prolungherà per anni o decenni, non per colpa nostra ma per quella dei nostri partner, l’Ucraina si chiede giustamente cosa proteggerà il Paese in questo frattempo. Quale sostegno riceveremo?”.
Zelensky, in sostanza, ha ipotizzato la possibilità che l’Ucraina riottenga il suo arsenale nucleare: “Quali armi ci verranno fornite? Ci daranno armi nucleari? Ci forniranno abbastanza missili per fermare la Russia? Quali missili possono fermare i missili nucleari russi? Restituiteci le nostre armi nucleari, forniteci sistemi missilistici, aiutateci a finanziare un esercito, schierate le vostre truppe nelle aree del nostro Paese dove vogliamo garantire stabilità”.
Garanzie che difficilmente si concilieranno con un accordo di pacificazione con Mosca. D’altra parte il leader ucraino intende usare la regione di Kursk occupata come leva per ottenere condizione di trattative più favorevoli. "Vedrete ancora, quando arriveremo a una soluzione diplomatica per porre fine alla guerra, quali condizioni i russi imporranno all’Ucraina riguardo alla direzione di Kursk. È stato un passo molto importante", ha continuato Zelensky.
Il presidente ucraino è convinto che, nel prossimo futuro, la Russia non sarà in grado di eliminare la presenza delle forze armate ucraine nella regione. Tuttavia, ha anche sottolineato che il tempo a disposizione è limitato: "Se non agiamo con decisione, domani potrebbero avere sei mesi per pianificare una nuova invasione".  È in quest’ottica che ha prorogato la legge marziale e la legge sulla mobilitazione dall'8 febbraio al 9 maggio, come riportato dal quotidiano Ukrainska Pravda.


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Volodymyr Zelensky


''Il terrore di Zelensky è che le trattative sull'UCRAINA si svolgano tra Trump e Putin senza la presenza di Kiev al tavolo'', sostiene all'Adnkronos, Stefano Stefanini, consigliere dell'Ispi ed ex ambasciatore alla Nato. ''E' tutto molto confuso, ancora presto per capire a cosa porterà l'apertura di Mosca. Se a negoziati o se a nuovi raid aerei in UCRAINA'', afferma l'ambasciatore.
Nel frattempo, Donald Trump in persona ha parlato di colloqui costruttivi su Kiev. “Stiamo parlando con i russi, stiamo parlando con la leadership ucraina”, ha affermato. 
La prima occasione potrebbe essere a metà mese, quando, secondo quanto riferito da Bloomberg, gli Stati Uniti presenteranno il piano Trump per l’Ucraina alla Conferenza di sicurezza di Monaco in Germania. Tra i punti vi sarebbe il potenziale congelamento della guerra e la disposizione del territorio occupato dalle truppe russe in uno status indefinito con la simultanea stipula di garanzie di sicurezza reciproche che non diano più alibi a Mosca per attaccare.
Nel giugno 2023, il presidente russo Vladimir Putin ha delineato una proposta per risolvere la crisi ucraina, sottolineando la disponibilità di Mosca a un cessate il fuoco immediato e a negoziati, a patto che Kiev accetti quattro condizioni fondamentali.
In primo luogo, il Paese dovrebbe rinunciare ufficialmente alle ambizioni di aderire alla NATO. Secondo il Cremlino, questo passaggio è essenziale per garantire la sicurezza della Russia, percependo l’allargamento dell’Alleanza Atlantica come una minaccia diretta. In secondo luogo, le forze armate ucraine dovrebbero ritirarsi dalle regioni annesse dalla Russia nel 2022-2023, riconosciute da Mosca come parte integrante del proprio territorio. Per ultimo, le autorità di Kiev sono chiamate a intraprendere un processo di "smilitarizzazione e denazificazione", termini utilizzati dalla Russia per indicare la rimozione di quelle che definisce "minacce ideologiche e militari" sul proprio confine. Infine, Putin ha inoltre chiesto che l’Ucraina adotti uno status di neutralità permanente, rinunciando a qualsiasi alleanza militare e al possesso di armi nucleari. Posizioni che sono in netto contrasto con le condizioni dettate da Zelensky.


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© Imagoeconomica


Avanzata russa verso Dnipropetrovsk: Mosca stringe la morsa sul Donbass meridionale

Nel frattempo sul fronte orientale, le forze armate russe hanno intensificato la pressione nel sud del Donbass, avvicinandosi al confine amministrativo della regione di Dnipropetrovsk. Dopo aver consolidato il controllo su Velikaya Novoselka, le forze armate RF stanno avanzando verso nord-ovest, minacciando di accerchiare il gruppo operativo Khotitsa delle forze ucraine, schierato a difesa del settore. Fonti del quotidiano russo Readovka descrivono questa fase come l’inizio della "battaglia finale" per il sud del Donbass, con l’obiettivo di isolare e neutralizzare le principali unità nemiche.
Le truppe russe, partendo da Velikaya Novoselka, stanno spingendo le forze ucraine verso il fiume Wolf, puntando a occupare i villaggi strategici di Otradnoye, Bogatyr e Shpil. A nord, nel settore di Selidovo, l’esercito russo ha compiuto progressi significativi, avvicinandosi a soli 6 km dal confine della regione di Dnipropetrovsk. Gli scontri più intensi si concentrano intorno a Nadezhdinka, già sotto controllo russo, e Zaporezhye, a sud del precedente.
Un tentativo di contrattacco della 151° Brigata Meccanizzata ucraina (OMBR) per riconquistare Nadezhdinka è fallito, causando perdite di mezzi blindati e rallentando solo temporaneamente l’avanzata.  Il prossimo passo delle forze russe prevede un’avanzata verso Orekhovo e Novo Ukrainske, creando un arco settentrionale attorno al gruppo Khotitsa. Il fiume Wolf gioca un ruolo chiave in questa strategia: la distruzione dei ponti sul corso d’acqua dividerebbe le unità ucraine in due tronconi, isolando le retrovie e complicando i rifornimenti. "La sconfitta del gruppo Khotitsa renderebbe critica la posizione del gruppo Tavria a sud", sottolinea Readovka.

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