Stabilita una cooperazione in ambito economico, militare, tecnologico e diplomatico, con un impegno a non imporre sanzioni reciproche e a rafforzare i legami nel settore energetico
Si alza il livello delle relazioni tra Mosca e Teheran. Al Cremlino i negoziati tra Vladimir Putin e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian hanno portato alla firma di un documento contenente 47 articoli, che sostituirà l’analogo accordo firmato nel 2001.
Pezeshkian ha espresso la speranza che possa servire da “solida base per andare avanti”, affermando che i due paesi stanno entrando in un nuovo capitolo nelle relazioni, soprattutto nel commercio.
"Ci stiamo lavorando da molto tempo e sono molto contento che il lavoro sia stato completato", ha detto Putin.
Il nuovo partenariato strategico, della durata di 20 anni con proroga automatica ogni cinque anni, prevede che Russia e Iran collaborino su vari fronti. Le due nazioni si impegnano a condurre consultazioni e cooperare all'interno di organizzazioni internazionali su tematiche globali e regionali, evitando di imporre sanzioni reciproche. Inoltre, lavoreranno insieme per creare un'infrastruttura di pagamento indipendente da paesi terzi e per sostenere il mantenimento dell'ordine pubblico, con reciproco aiuto nella gestione delle emergenze. La cooperazione si estenderà anche al controllo degli armamenti, al disarmo e alla sicurezza internazionale, nonché alla conduzione di esercitazioni militari congiunte. Le parti hanno inoltre concordato di rafforzare i legami commerciali ed economici, di resistere a interferenze esterne nei loro affari e di ampliare la cooperazione nel settore energetico, in particolare nel petrolio e nel gas.
Il documento include una clausola secondo la quale nessuno dei due paesi permetterà che il proprio territorio venga utilizzato per qualsiasi azione che possa minacciare la sicurezza dell’altro, né fornire alcun aiuto a qualsiasi parte che attacca uno dei due paesi.
I due paesi, in sostanza, hanno ribadito il loro allineamento sull'agenda internazionale, soprattutto riguardo al rifiuto di un mondo unipolare a guida statunitense e alla critica della politica dei doppi standard. Putin ha ribadito l'impegno della Russia per una soluzione globale della crisi siriana, sottolineando che il sostegno alla popolazione continuerà, ma che il futuro di Damasco deve essere deciso dai siriani stessi. Secondo il presidente russo, gli equilibri di potere in Medio Oriente devono essere preservati nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite, evitando l'uso strumentale del diritto internazionale per fini egoistici.
"Nell'ambito della politica di vicinato della Repubblica islamica dell'Iran, la Federazione Russa è importante per noi e negli ultimi anni, posso dire, stiamo pianificando un ampio scambio di delegazioni tra i nostri paesi, e questo processo è ancora in corso”, ha osservato Pezeshkian in una conferenza stampa, cementando una cooperazione che si sviluppa su solide basi economiche.
Nel 2023, il fatturato commerciale reciproco ha raggiunto i 340 miliardi di rubli e nei dieci mesi del 2024 è cresciuto di un altro 15,5%. La quota delle valute nazionali nei pagamenti supera il 95%.
L’accordo arriva a pochi giorni prima del ritorno al potere di Trump che si era mostrato da tempo sostenitore di una posizione intransigente nei confronti di Teheran. L’anno scorso, il tycoon aveva avvertito che gli Stati Uniti avrebbero “cancellato l’Iran dalla faccia della Terra” se un presunto complotto per ucciderlo avesse avuto successo.
Probabilmente è la Siria ad aver fornito l’impulso fondamentale al rafforzamento dei legami, con entrambe le potenze che hanno perso un alleato chiave in al-Assad, indebolendo il loro potere nel Medio Oriente più ampio.
Ma a giocare un ruolo sono anche le sanzioni occidentali che fanno seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Ora l’apertura del corridoio di trasporto nord-sud attraverso l'Iran, l'Azerbaigian e il Mar Caspio, promosso da Mosca per facilitare il commercio tra l'Asia e la Russia, consente un percorso che evita il Canale di Suez e i Paesi Baltici. Nel contesto militare del conflitto, l’Iran ha già fornito alla Russia i droni “Shahed” autodetonanti, che Mosca ha utilizzato nei suoi attacchi notturni sull’Ucraina, secondo funzionari ucraini e occidentali.
Dal punto di vista di Damasco, è da segnalare che gli interessi strategici iraniani e russi convergevano in Siria con il progredire della guerra, dal 2015, quando entrambi intervennero con forza per impedire una vittoria dei jihadisti supportati da Washington.
L’intervento militare della Russia nel 2015 ha stabilizzato il regime di al-Assad e aiutato dalle milizie allineate con l’Iran che hanno svolto un ruolo decisivo nel cambiare le sorti del conflitto. Un quadro che si è mantenuto almeno fino alla destituzione di Assad, ad opera delle milizie di Hayat Tahrir al Sham supportate dalla Turchia.
“Costruire un mondo multipolare e contrastare i piani espansionistici degli Stati Uniti e dell’Occidente collettivo rimangono centrali nella cooperazione russo-iraniana”, ha detto ad Al Jazeera, l’esperto del Consiglio russo per gli affari internazionali Kirill Semenov.
Tuttavia, il partenariato non include una clausola di difesa reciproca né costituisce la formazione di un’alleanza formale, a differenza del trattato firmato dalla Russia con la Corea del Nord lo scorso anno.
Tra Teheran e Mosca corrono ancora divergenze sia sulla questione siriana, dove Putin probabilmente spera ancora di poter ottenere un accordo di compromesso con la nuova amministrazione statunitense.
“Se la Russia potesse mantenere le sue basi militari in Siria, anche se con una capacità ridotta, e se ci fosse un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina dopo l’insediamento di Donald Trump, la Russia potrebbe effettivamente sentire meno bisogno del sostegno iraniano su vari fronti sia in Siria che in Ucraina”, ha affermato Hamidreza Azizi, visiting fellow presso l’Istituto tedesco per gli affari di sicurezza internazionale.
Divergenze tra Iran e Russia sono emerse anche sul tema delle armi nucleari. Sebbene la dottrina di difesa iraniana ufficialmente rifiuti la loro produzione, alcune fazioni in Iran stanno chiedendo un cambiamento dopo gli attacchi israeliani a Hezbollah. Mosca ha storicamente supportato il programma nucleare iraniano, ma ha ostacolato i suoi progressi, come nel caso della costruzione della centrale nucleare di Bushehr e del ritardo nella consegna del sistema S-300. Il Cremlino teme, infatti, che l'Iran acquisisca l’arma atomica, poiché ciò altererebbe l'equilibrio di potere in Medio Oriente e sarebbe contro i suoi interessi. Pertanto, preferisce che l'Iran resti sotto sanzioni, continuando a sfidare l'Occidente sul suo programma nucleare.
“Se la Russia dovesse cooperare per contenere l’Iran, probabilmente cercherebbe concessioni da parte degli Stati Uniti sulla questione ucraina”, ha concluso Armin Montazeri, redattore di politica estera dell’Hammihan Daily a Teheran.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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