L’ultimo fronte di guerra aperto tra la Turchia e i curdi. Continua l’occupazione israeliana delle alture del Golan. Bloomberg: negoziati di Mosca con le autorità siriane sulle basi militari
La caduta della dinastia di Assad ha svelato al mondo intero gli innumerevoli crimini compiuti dal regime contro i dissidenti politici. L'emittente Al Jazeera ha parlato di migliaia di corpi e resti umani rinvenuti stamani vicino Damasco, nei pressi di Qutayfa, a nord-est della capitale.
"È probabile che questi corpi provengano dalle prigioni politiche del regime, come quella di Sednaya", afferma un giornalista della Tv panaraba.
"Queste immagini sono una profonda testimonianza della sofferenza indicibile e del dolore oltre ogni comprensione sopportato dai detenuti, dalle loro famiglie e dai loro cari", ha commentato, nel merito, l'inviato delle Nazioni Unite, Geir Pedersen.
La stessa Al Jazeera mostra le immagini dell'obitorio all'ospedale Al Mujtahid della capitale, dove sono stati portati i corpi di decine di prigionieri. Sono scene strazianti e di disperazione, quelle riprese dai giornalisti.
"C'è una famiglia che ha appena recuperato il corpo di uno dei suoi membri scomparsi. Era scomparso da anni. Ora hanno trovato il suo corpo con segni di tortura", commenta l’inviato, parlando di stanze dell’orrore dove un gran numero di corpi di prigionieri sembra essere stato ucciso nelle ultime ore del regime siriano, poco prima della sua caduta.
"Molti erano semplicemente in fila uno accanto all'altro. Possiamo vedere corpi di persone che sono morte di fame e torturate, alcune in modo così brutale che parti dei loro corpi sono state completamente tagliate, e le famiglie non sono in grado di riconoscerle", riporta ancora il giornalista.
Sono oramai pezzi di carne senza nome, non ci sono carte d'identità, non c'è alcuna informazione su di loro. È la triste testimonianza di un bilancio che vede solo in Siria, quasi 200.000 persone scomparse senza lasciare traccia.
Tra le vittime c’è anche Mazen al-Hamada, stimato attivista siriano, di cui si terranno i funerali oggi a Damasco.
Al-Hamada era diventato un simbolo internazionale della lotta contro le atrocità e le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di Bashar al-Assad. Dopo essere sopravvissuto a terribili torture durante la guerra civile siriana e aver lasciato il paese nel 2014, aveva viaggiato in diverse città del mondo per denunciare gli abusi subiti e sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale.
Nel 2020, aveva deciso di tornare in Siria in seguito all’annuncio di un’amnistia generale da parte del regime. Tuttavia, al suo arrivo all’aeroporto di Damasco, venne arrestato e da allora si persero completamente le sue tracce.
Lunedì scorso, il suo corpo è stato identificato all’obitorio dell’ospedale militare di Harasta, nei pressi della capitale. Era avvolto in lenzuola insanguinate e il suo stato suggerisce che sia stato ucciso poco prima del ritrovamento. Mouaz Moustafa, direttore esecutivo della task force siriana di emergenza, che aveva collaborato con al-Hamada, ha denunciato l’evidente brutalità della sua fine, che rappresenta un’ulteriore accusa contro il regime.
Intanto, il nuovo primo ministro ad interim della Siria ha promesso di garantire i diritti delle minoranze e ripristinare la sicurezza nel paese. Dichiarazioni che sono state rilasciate sempre ad Al Jazeera, sullo sfondo della notizia dell’incendio della tomba di Hafez al-Assad, padre dell’ex presidente siriano Bashar al-Assad, avvenuto a Latakia.
La tomba è stata data alle fiamme nella sua città natale di Qardaha, nel cuore della comunità alawita di Latakia, considerata il principale bastione del regime al-Assad. Dopo la morte di Hafez, la presidenza passò al figlio Bashar, in carica dal 2000.
L’ultimo fronte di guerra aperto tra la Turchia e i curdi
Nel frattempo, i combattimenti nel Paese non si fermano. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha riferito che soldati di Ankara partecipano all’offensiva delle forze arabo-siriane filo-turche contro quelle curdo-siriane nel quadrante settentrionale di Manbij e Raqqa. L’obiettivo delle forze turche e i loro alleati locali consisterebbe nel prendere il controllo della strategica diga di Tishrin, sul fiume Eufrate.
Le forze curdo-siriane hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del nord-est siriano la "bandiera della rivoluzione" sventolata dagli insorti islamisti che hanno preso il potere a Damasco e hanno deposto il regime di Bashar al Assad. "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge nel comunicato delle forze curdo-siriane diffuso poco fa ai media.
Continua l’occupazione israeliana delle alture del Golan
Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha lasciato spazio ad alcuna trattativa e ha dichiarato che le forze israeliane resteranno nella regione fino a quando non sarà istituita una nuova forza sul lato siriano del confine, in grado di garantire la sicurezza dell’area. L’ufficio del premier ha sottolineato che il rovesciamento del regime di Assad ha lasciato un vuoto lungo il confine, aggiungendo: “Israele non permetterà ai gruppi jihadisti di colmare questo vuoto e di minacciare le comunità israeliane sulle Alture del Golan con attacchi simili a quelli del 7 ottobre”, in riferimento all’attacco di Hamas del 2023 da Gaza.
Nel frattempo, l’Osservatorio per i diritti umani riferisce che diversi raid dell’aviazione israeliana hanno colpito obiettivi nelle vicinanze di Damasco. Secondo giornalisti dell’AFP presenti sul campo, diverse fonti locali hanno confermato l’esistenza di bombardamenti aerei attorno alla capitale siriana. A partire da domenica, Israele ha effettuato centinaia di attacchi contro obiettivi militari siriani, dichiarando l’intento di impedire che tali risorse finiscano nelle mani degli insorti. L’aeronautica militare israeliana ha inoltre affermato di aver raggiunto la "superiorità aerea totale sulla Siria", distruggendo l’86% dei sistemi di difesa aerea dell’ex regime di Assad, per un totale di 107 componenti di difesa e 47 radar.
Anche la flotta navale dell’ex regime di Assad è stata completamente distrutta da un attacco della Marina israeliana. Sono numerose le navi siriane armate di missili mare-mare rese ormai inservibili a seguito di attacchi condotti da imbarcazioni missilistiche di Tel Aviv, nella baia di Minet el-Beida e nel porto di Latakia sulla costa siriana.
Bloomberg: negoziati di Mosca con le autorità siriane sulle basi militari
Mosca intanto cerca di mantenere saldi i suoi interessi geostrategici nella regione. Bloomberg, citando alcune fonti, afferma è “più vicina alla conclusione di un accordo” con la nuova leadership, per il mantenimento delle sue basi militari.
In particolare, “sono in corso negoziati per trattenere le truppe russe nel porto navale di Tartus e nella base aerea di Khmeimim”, hanno riferito alla pubblicazione fonti informate a Mosca, in Europa e in Medio Oriente.
Entrambe le basi, situate nella provincia di Latakia, sulla costa mediterranea della Siria, si sono rivelate vitali per le ambizioni internazionali di Mosca, fungendo da trampolino di lancio per operazioni a sostegno del regime siriano e da basi di partenza per Mosca per proiettare la sua influenza in tutta la regione del Mediterraneo e Africa.
Allo stesso tempo, il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha affermato che la Russia ha stabilito contatti con il gruppo Hayat Tahrir al-Sham, che ora è alla guida del Paese.
"I rappresentanti della nostra ambasciata si sono incontrati con loro e hanno discusso innanzitutto della sicurezza della nostra missione diplomatica e dei cittadini russi", ha detto Bogdanov (citato da Interfax).
Secondo diversi osservatori internazionali, fintanto che la Russia riuscirà a mantenere le sue basi a Latakia, i suoi obiettivi politici generali e la posizione regionale probabilmente rimarranno inalterate.
“Il Medio Oriente è molto importante per la Russia”, ha detto ad Al Jazeera, Paul Salem del Middle East Institute.
L’esperto ha evidenziato alcune delle principali dinamiche delle relazioni regionali della Russia, come il commercio energetico con gli Stati del Golfo, la vendita di attrezzature nucleari civili e il declino delle esportazioni di armi russe, principalmente a causa dei costi elevati della guerra in Ucraina, sottolineando come sia improbabile che questi legami strategici vengano significativamente influenzati dalla perdita di un alleato problematico come la Siria.
"Di conseguenza, la perdita (della Siria) non altera molto il quadro complessivo," ha precisato.
Al contempo, lo spiegamento delle forze russe nel 2015 a sostegno del regime di al-Assad non era motivato tanto da ambizioni più ampie nel Medio Oriente, quanto piuttosto dall'intento di bilanciare l'influenza regionale degli Stati Uniti e contrastare le loro ripetute iniziative di cambio di regime, come avvenuto in Iraq e Libia, ha osservato Salem.
Per quanto riguarda le relazioni con l'Iran, uno dei principali alleati regionali della Russia, ha previsto che queste rimarranno solide nonostante l’eventuale perdita di Assad. "La caduta di Assad rappresenterebbe certamente un duro colpo per il prestigio di Putin," ha spiegato Salem, "ma non avrebbe un impatto significativo sulla posizione generale della Russia in Medio Oriente."
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