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Il co-fondatore dei Pink Floyd sui crimini contro i palestinesi: “C’è l’oppresso e l’oppressore. Non è difficile da capire”

Il noto cantautore e compositore britannico Roger Waters è tornato sulla questione israelo-palestinese durante un'intervista al canale YouTube “The Empire Files”, criticando duramente Thom Yorke e Jonny Greenwood, rispettivamente frontman e chitarrista della famosa band britannica Radiohead. “Ho scritto a Yorke una specie di e-mail che diceva: ‘Mi dispiace se hai pensato che fossi aggressivo’. Lui - ha raccontato Waters - mi ha risposto dicendo: ‘Di solito, le persone che sono da una parte o dall’altra di una discussione hanno almeno la decenza o la grazia o qualcosa per avere una conversazione’. Allora ho risposto dicendogli: ‘Thom, le persone del BDS hanno cercato di avere una conversazione con te per mesi. E anche io!’”. Infatti, il co-fondatore e principale autore dei testi dei Pink Floyd è anche un noto sostenitore del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), che non ha mai ricevuto risposta da Yorke dopo la richiesta di prendere le dovute distanze da qualsiasi tipo di complicità verso chi, come Israele, è accusato di compiere crimini di guerra. Proprio attraverso le sue critiche a Yorke e Greenwood, si è riaperta una polemica già iniziata nel 2017, quando i Radiohead decisero di suonare a Tel Aviv nonostante le pressioni contrarie da parte di vari artisti e attivisti. Per quel concerto, Waters scrisse addirittura una lettera aperta, firmata anche da artisti come il musicista e chitarrista statunitense Thurston Moore, il trio musicale scozzese Young Fathers e il famoso regista e sceneggiatore britannico Ken Loach, nella quale esortava la band britannica a non suonare in Israele. La motivazione principale della richiesta era la denuncia di un vero e proprio “sistema di apartheid” imposto al popolo palestinese. Tuttavia, la critica di Waters è proseguita parlando anche della decisione di Greenwood di portare avanti un progetto musicale con il musicista israeliano Dudu Tassa; decisione interpretata da Waters come una sorta di “complicità” con un “regime di apartheid”. “Non c’è nessuna discussione da fare - ha precisato Waters -. C’è l’oppresso e l’oppressore. Gli oppressi sono gli indigeni della Palestina, gli oppressori sono i colonizzatori provenienti dal Nord America e dal Nord Europa… Non c’è nulla di difficile da capire. Non è un conflitto. È un genocidio”. Per contro, Greenwood - ha riportato “IndieForBunnies” - ha difeso la sua posizione spiegando che la sua collaborazione con Tassa nasce dalla volontà di trasmettere un messaggio di pace. Tuttavia, per Roger Waters, convinto sostenitore dell’attivismo attraverso l’arte, ogni gesto, anche artistico, deve essere coerente con determinati valori etici.

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