Senza preavviso, lo spettro della guerra è tornato a martoriare il territorio siriano. In poco più di 24 ore una gigantesca offensiva della coalizione jihadista cooptata dalla Turchia ha portato alla conquista di ampi territori tra Idlib e Aleppo, interrompendo, per la prima volta dalla primavera del 2020, l’autostrada Damasco-Aleppo, un importante nodo strategico per il Paese.
Lo scontro vede ancora una volta lo schieramento di milizie assoldate ad uso e consumo di interessi geopolitici più grandi. Da un lato ci sono i gruppi sostenuti da Ankara, guidati dalla coalizione qaedista di Hay’at Tahrir ash-Sham (Organizzazione per la Liberazione del Levante), affiancati da milizie siriane, combattenti turcomanni e persino cinesi provenienti dallo Xinjiang (Turkestan orientale). Questo fronte sunnita, pur agendo in modo relativamente autonomo contro il regime di Assad, gode del sostegno del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che lo utilizza per combattere i curdi nel nord della Siria, considerati da Ankara una delle principali minacce alla stabilità.
Dall'altro lato, il fronte opposto comprende le forze armate di Damasco, i Pasdaran iraniani, milizie irachene filo-iraniane e gli afgani della brigata Fatimiyun, reclutati dall’Iran. Uno schieramento che gode del cruciale sostegno aereo della Russia, che continua a giocare un ruolo determinante nella tenuta del regime di Assad.
Gli ultimi filmati che circolano in rete mostrano i militanti incursori già presenti nella capitale. Diverse riprese serali sono state girate vicino all'edificio del Dipartimento di Sicurezza Politica nel centro. Secondo le fonti, la città sarebbe sull'orlo della resa e potrebbe cadere nelle prossime ore.
In un reportage di Al Jazeera, Sinem Koseoglu ha parlato della conquista di oltre 47 villaggi in una manovra a sorpresa che vedrebbe implicati anche membri dell’opposizione.
“Hanno preso il controllo delle campagne di Aleppo occidentale. Ma ovviamente sono vicini al centro della città di Aleppo… Anche le fazioni dell’opposizione hanno preso il controllo dell’autostrada M5 che è una via logistica e di trasferimento militare molto forte”, ha affermato, aggiungendo che “data la situazione nel sud del Libano, (le forze politiche contro Assad, ndr) hanno visto un’opportunità per riconquistare questi posti dal governo siriano”.
Colin Clarke, ricercatore senior presso il Soufan Center, ha dichiarato alla pubblicazione che è improbabile che i combattenti ribelli riescano ad espandere il loro controllo oltre la Siria nordoccidentale.
"Attualmente sono limitati al controllo di aree come Idlib e Aleppo. Credo che siano già fortemente impegnati nella gestione dei territori sotto il loro dominio. Non mi aspetto che tentino di andare oltre la Siria nordoccidentale in questo momento", ha spiegato la fonte, sottolineando che questi sviluppi potrebbero destare preoccupazione in Iran, uno degli alleati principali del governo siriano.
"Gli iraniani si trovano in una situazione di grande pressione. Ciò che una volta era il grande progetto di Qassem Suleimani – l'idea di un 'asse della resistenza' e la creazione di una cosiddetta mezzaluna sciita – si è progressivamente sgretolato nell'ultimo anno", ha aggiunto Clarke.
Stando ai rapporti dei media filo-turchi si tratta di un’azione “preventiva”, nominata “scudo contro l’aggressione”, per “difendere i civili” dalla minaccia di un’offensiva governativa, russa e di Teheran contro la zona di Idlib.
D’altra parte, Damasco e le forze iraniane, da settimane attaccate dagli aerei israeliani, sostengono si tratti invece di una manovra condotta dalle forze del radicalismo sunnita alleate dei “sionisti”.
L’Iran ha subito rinnovato il proprio appoggio al governo di Damasco e per bocca del ministro degli Esteri, Abbas Araqchi, ha assicurato l’impegno del Paese nel sostenere il governo siriano nella lotta contro il terrorismo, garantendo al contempo sicurezza e stabilità nella regione.
L’offensiva delle forze filo-turche è stata definita una “minaccia alla sovranità” della Siria dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha ribadito la posizione russa a favore del ristabilimento dell’ordine nella regione. “Sosteniamo l’obiettivo delle autorità siriane di ripristinare l’ordine costituzionale in quest’area il più presto possibile”, ha dichiarato Peskov.
Violenta è la risposta dell’aviazione di Mosca agli incursori jihadisti: un filmato pubblicato sui canali Telegram filorussi mostra una colonna di auto e camion distrutta da una manciata di Fab-100 lanciate dai Su-22.
Nel frattempo, Israele ha intensificato i bombardamenti su Damasco, sostenendo che i rifornimenti iraniani destinati a Hezbollah attraversino il territorio siriano. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha lanciato, a questo proposito, un monito diretto al presidente siriano Bashar al-Assad: “In Siria stiamo impedendo sistematicamente i tentativi di Iran, Hezbollah e dell’esercito regolare di trasferire armamenti in Libano. Assad deve capire che sta giocando con il fuoco”. Poche ore dopo queste dichiarazioni, l’aviazione israeliana ha colpito la frontiera tra Siria e Libano, causando sei vittime.
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- Francesco Ciotti