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Il business della Difesa, Vignarca: “Fondi d’investimento fanno affari con le armi e acquistano interi pezzi d’Italia”

L’Osservatorio Milex ha calcolato che la spesa militare totale italiana per il 2025 toccherà i 32 miliardi di euro, un vero e proprio record storico che rappresenta un aumento significativo rispetto ai valori degli anni precedenti, soprattutto se si considera che nel 2016 la spesa militare ammontava a circa 20 miliardi di euro. Includendo le spese per le basi militari e la compartecipazione a progetti militari dell’Unione Europea, il totale complessivo potrebbe aumentare di un ulteriore miliardo di euro. La spesa militare, dunque, per il prossimo anno aumenterà del 12,4% rispetto al 2024; se confrontata invece con la spesa del 2016, si arriva addirittura a un aumento del 60%. Di questi fondi, una parte considerevole, circa 13 miliardi, sarà destinata all’acquisto di nuovi armamenti. Francesco Vignarca, di Rete Italiana Pace e Disarmo e cofondatore dell'Osservatorio Milex, ha sottolineato come questo aumento non sia dovuto esclusivamente all’inflazione, ma anche a un’importante accelerazione degli investimenti in ambito militare. Se si considera il Prodotto Interno Lordo (PIL) stimato per il 2025, questa spesa rappresenterebbe l'1,42% del PIL per i soli costi diretti, mentre, includendo i costi indiretti (come il mantenimento di basi militari e le spese militari dell'UE), la percentuale salirebbe all'1,46%.


L’Europa delle armi

Intervistato dai microfoni del Fatto Quotidiano, Vignarca ha spiegato che gli impegni finanziari che riguardano gli armamenti richiedono investimenti pluriennali, creando un impegno vincolante che può durare anni. In altre parole, quando si decide di acquistare, ad esempio, una nave da guerra, il costo non si esaurisce in un unico anno, ma richiede finanziamenti continui, destinati a pesare sui bilanci pubblici anche in futuro. Il trend rialzista della spesa militare ha subito, infatti, un ulteriore incremento, che si riscontra anche nei dati forniti, soprattutto a partire dal conflitto in Ucraina. La spesa militare “viene rivendicata anche in Europa, e Von der Leyen - ha detto Vignarca - ci ha costruito la propria rielezione e ha dotato la UE di un Commissario alla Difesa”. Una vera e proprio militarizzazione dei paesi dell’area euro che si percepisce anche nel linguaggio solitamente utilizzato dalle istituzioni europee, che rivendicano continuamente la necessità di un maggiore impegno militare.


Le spese di governo e il ruolo dei fondi d’investimento

Come altri Paesi europei, anche l’Italia segue la linea dettata dall’Europa. Vignarca ha sottolineato come il governo Meloni si stia orientando sempre di più verso l’industria militare. Questo, nonostante sia dichiaratamente nocivo per i settori civili, con inevitabile ricaduta sugli aspetti economici e occupazionali del Paese. “Le scelte del governo Meloni sono sempre meno legate all’industria civile e a comparti come l’auto e sempre di più all’industria delle armi. Le ricerche che sono state condotte - ha precisato Vignarca - hanno dimostrato che la spesa militare è meno efficace di quella civile perché ha meno ritorni economici e occupazionali”. Inoltre, “mette le scarse risorse pubbliche in settori che non creano vero sviluppo e in prospettiva impoverisce l’Italia”. A questo bisogna aggiungere il ruolo dei colossi finanziari internazionali nell’industria militare. “In Cina o Russia - ha spiegato il cofondatore di Milex - l’investimento militare va a cascata su strutture legate allo Stato e al potere. In Occidente, invece, trasferisce enormi fondi pubblici ai grandi interessi privati. Le multinazionali delle armi hanno tra i principali azionisti le società globali dei fondi: Blackrock, Vanguard, State Street, Kkr”. Un fenomeno che si sta via via diffondendo anche in Italia, dove il governo Meloni ha autorizzato BlackRock a incrementare la sua quota in Leonardo, importante azienda italiana della difesa, senza applicare il golden power, uno strumento che permette allo Stato di intervenire per evitare che settori strategici finiscano sotto controllo straniero. “Questi colossi si stanno comprando pezzi d’Italia e sono anche i veri padroni delle aziende di armi. I grandi fondi - conclude Vignarca - danno soldi ai governi comprando pezzi di Paese ma poi chiedono un ritorno; fanno affari con le armi e coi guadagni poi comprano altri pezzi di Paese. Entra in casa chi poi comanderà, alla faccia della democrazia, come già avviene negli Usa e in Gran Bretagna”.

Foto © Imagoeconomica

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