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Il sociologo critica la richiesta di autorizzazione a sparare sui soldati israeliani e la continua fornitura di armi a Israele

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, vorrebbe ottenere un’autorizzazione per sparare sui soldati israeliani per autodifesa, nel contesto della missione Unifil, che coinvolge diversi Paesi europei. Ma in che modo la possibilità di un soldato Unifil di uccidere un soldato israeliano migliorerebbe la vita della popolazione civile a Gaza o in Libano? A porsi questa domanda è Alessandro Orsini, sociologo ed esperto in terrorismo internazionale, che ha sottolineato quanto la linea intrapresa dall’attuale governo sia sbagliata, sia in Ucraina - dove già il governo Draghi aveva commesso un errore inviando massicce quantità di armi a Kiev - sia in Medio Oriente, con una gestione della politica estera completamente inadeguata. Inoltre, anche se un soldato israeliano venisse ucciso in uno scontro a fuoco, Israele continuerebbe a mietere vittime tra la popolazione civile a Gaza e in Libano.
Orsini ha anche avanzato una proposta per affrontare seriamente la questione del Medio Oriente: l’imposizione di sanzioni contro Israele. Sappiamo bene che, quando vuole, l’Occidente sa come e quando applicarle. “Netanyahu non è in grado di estrarre dalla società israeliana le risorse per una guerra su quattro fronti: Yemen, Iran, Libano, Gaza. Israele, ha precisato Orsini - non è la Russia. Le sanzioni metterebbero Israele in ginocchio in pochissimo tempo, perché è uno Stato debolissimo, completamente dipendente dagli aiuti esterni, in grave crisi economica. Con una popolazione così esigua, Israele deve trasformare i lavoratori in soldati. Anziché produrre beni di mercato, gli israeliani vanno al fronte”. E aggiunge: “Tagliando a Israele gas, petrolio, armi e aiuti economici, Netanyahu esaurirebbe rapidamente le risorse, come dimostra la sua richiesta a Biden di ricevere 45.000 proiettili per i carri armati Merkava, l’8 dicembre 2023. Israele era talmente disperato per la mancanza di munizioni che Biden ha dovuto scavalcare il Congresso per concedere i proiettili con una procedura d’urgenza. Dopo due mesi di guerra, Israele aveva già esaurito i proiettili per i suoi carri armati. Anche il sistema Iron Dome è in crisi, ed è a corto di missili intercettori, come è stato evidente durante l’ultimo attacco iraniano”. Tuttavia, Orsini ha osservato che una proposta più sensata, come l'imposizione di sanzioni a Netanyahu, potrebbe essere ignorata a causa delle conseguenze economiche, poiché andrebbe a limitare i profitti legati alla vendita di armi a Israele. “Ciò è dimostrato dal fatto che Meloni continua a vendere armi a Netanyahu”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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