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La relatrice Onu sui Territori palestinesi occupati: “Il genocidio a Gaza fa parte di una traiettoria che ormai va avanti da oltre 75 anni

Ciò che sta succedendo a Gaza costituisce secondo me un genocidio, ai sensi dell’art. 2 della convenzione sulla prevenzione del genocidio”. A dirlo è Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui Territori palestinesi occupati, ospite della rassegna “Resistenz3” del collettivo Our Voice a Palermo. Il genocidio, afferma l’autrice del libro “J’Accuse” che ha scritto per le Nazioni Unite tre rapporti inconfutabili sulla condizione di apartheid e di occupazione neo-coloniale israeliana nei Territori palestinesi, "non è successo nel vacuum”. “E’ parte di una traiettoria che ormai va avanti da oltre 75 anni di consolidamento della presenza ebraica in Palestina a danno dei non ebrei”. Secondo Albanese “c’è un progetto di sfollamento forzato e di sostituzione demografica che va avanti da tanto tempo e che ha conosciuto un crescendo negli ultimi 11 mesi”. La relatrice Onu ritiene quello in corso a Gaza come “l’attacco più violento della storia dei Territori palestinesi occupati, è la sesta guerra in quindici anni. E in questa guerra vedo il rischio della più grande pulizia etnica dei palestinesi dal 1948 ad oggi”, ha commentato. Cioè dalla nascita dello Stato di Israele, che i palestinesi chiamano Nakba (catastrofe in arabo, ndr) dove, ha ricordato Albanese, 750mila palestinesi sono stati cacciati con la violenza dagli israeliani e la loro patria è stata smembrata. "I palestinesi si trovano dinanzi allo sterminio, sono già morte 42 mila persone. Gaza ormai è devastata, non c’è quasi più niente che possa permettere alla popolazione di ritornare alla vita che era. Ci vorranno generazioni”. Albanese ha poi ricordato “le 186 mila vite che sono andate perdute a Gaza, non a causa delle bombe, ma a causa delle malattie”. E ha ricordato che anche in Cisgiordania sono stati uccisi 700 palestinesi in 11 mesi, dal 7 ottobre ad oggi.

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