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Hezbollah sotto pressione: il ritiro fino al Litani non basta, il vero nodo è il cessate il fuoco, ma l’Iran resta silente

Israele sta conducendo bombardamenti intensi sul Libano, causando la morte di oltre 500 civili, molti dei quali bambini. Lo ha spiegato oggi, sul Fatto Quotidiano, Alessandro Orsini, docente ed esperto di sociologia del terrorismo. Per il noto sociologo, l’obiettivo principale di Israele sembra essere quello di costringere Hezbollah a ritirarsi dal sud del Libano, in modo che il gruppo militante non possa più minacciare il territorio israeliano. Nel caso in cui ciò avvenisse, il ritiro potrebbe spingersi fino al fiume Litani, che dista circa 29 km dal confine israeliano, permettendo a circa 40 mila civili israeliani, attualmente evacuati, di tornare nelle loro case vicino al confine. Tuttavia - ha proseguito Orsini - c’è un problema: “Hezbollah dispone di un missile supersonico che può colpire oltre i 300 km”, ovvero il missile russo P-800 Oniks. “Ciò implica che l’eventuale ritiro fino al fiume Litani consentirebbe ugualmente a Hezbollah di bombardare la Galilea. Dunque, a Israele non basta che Hezbollah accetti di ritirarsi oltre il Litani. È anche necessario che Hezbollah accetti un cessate il fuoco. Accadrà?”. Ad ogni modo, sembra che il futuro della situazione dipenda molto dall’Iran, che supporta Hezbollah ma non sembra volere un conflitto diretto con Israele o con gli Stati Uniti. Infatti, in questo momento, Hezbollah sta combattendo da sola. Inoltre, Hezbollah, da sola, non dispone delle risorse necessarie per vincere una guerra contro Israele. Inoltre, il Libano versa in condizioni economiche gravi, che non possono sostenere i costi di un conflitto prolungato nel tempo. Hezbollah può solo resistere, ma non può imporre le sue condizioni a Israele. Dall'altra parte, Israele non può sconfiggere completamente Hezbollah, ma potrebbe riuscire a ottenere un ritiro del gruppo dal sud del Libano e un cessate il fuoco mediato dall'ONU.
Ma com’è possibile che Netanyahu abbia deciso di invadere il Libano dopo le critiche ricevute con l’invasione di Gaza? Orsini ha risposto anche a questa domanda: “In primo luogo, le critiche contro Israele non sono accompagnate da misure punitive. Israele non ha pagato nessun prezzo per il genocidio a Gaza. La Casa Bianca e i principali governi dell’Unione Europea hanno continuato ad armarlo e a proteggerlo. Ma la vera spinta all’invasione del Libano è provenuta dall’Iran. Nel momento in cui l’Iran ha deciso di non reagire all’assassinio, sul suo territorio, del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, Netanyahu ha capito di avere luce verde. Rinunciando a una massiccia ritorsione, l’Iran ha dimostrato di non avere deterrenza su Israele. Israele ha ucciso Haniyeh a Teheran per capire se l’Iran ne avesse una. La risposta è stata: 'Nessuna deterrenza'. La deterrenza è la capacità di dissuadere un individuo dal compiere un’azione per paura di una punizione. Netanyahu ha pensato che, se può realizzare un attentato a Teheran senza subire conseguenze, allora può invadere il Libano serenamente. In questo senso, la morte di Haniyeh è stata una pietra tombale per il Libano, che adesso fronteggia una catastrofe smisurata”.
Poi, ci sarebbe anche l’aspetto che riguarda le forze in campo. In termini di capacità militari, Hezbollah ha circa 150.000 missili che potrebbero infliggere gravi danni, ma Israele ha il supporto economico e militare degli Stati Uniti e dell'Europa e può resistere a lungo. Inoltre, Israele ha il controllo assoluto dello spazio aereo, il che gli conferisce un ulteriore vantaggio strategico. Dunque, Hezbollah potrebbe dover accettare un compromesso per evitare ulteriori devastazioni in Libano. Accettare un ritiro fino al Litani potrebbe non essere una sconfitta così grave per Hezbollah, che manterrebbe comunque i missili in grado di colpire Israele. Tuttavia, ciò lascerebbe Hamas a Gaza ancora più isolata nella sua lotta contro Israele, e questo sembra essere uno degli obiettivi di Netanyahu: separare le due organizzazioni per gestirle in maniera più efficace.

Foto © Imagoeconomica

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