Il Nyt: i device sono di produzione israeliana. Hashem Safieddine: “La vendetta sarà sanguinosa”. E Israele sposta truppe al nord

Un nuovo attacco terroristico ha seminato il panico in Libano a nemmeno di 24 ore dal primo attentato che ha visto migliaia di cercapersone in mano ad esponenti di Hezbollah (ma anche posseduti da tantissimi civili) esplodere simultaneamente e provocare morti e feriti. Questa volta il protagonista del cyber attacco sono stati i walkie talkie. Quattordici i morti e 500 i feriti di ieri pomeriggio. Un'operazione, quella di ieri e di martedì, che rientrerebbe nella etimologia di attentato terroristico. In molte città i residenti si sono riversati per strada protestando nel disorientamento più totale. Un'auto dell'Unifil (il contingente ONU chiamato a tutelare la pace tra Libano e Israele) è stata assaltata con lanci di pietre a Tiro da un gruppo di civili. Walkie talkie militari e strumenti per rilevare le impronte digitali sono detonati in diverse località del Paese, tra cui il distretto di Dahiya a Beirut, roccaforte del gruppo sciita, e nel Libano meridionale. I device sono stati manomessi con l'inserimento di piccole quantità di pentrite, potente esplosivo.
Le immagini rilanciate dai media locali mostrano appartamenti in fiamme dentro condomini, auto bruciate, denso fumo nero, gente che fugge e si dispera. La situazione è tale che in serata il premier libanese Najib Mikati ha dichiarato che il suo governo si sta preparando a "possibili scenari" di una grande guerra con Israele, ritenuto responsabile dell’attacco.
Oltre ai sospetti concreti dovuti al conflitto a bassa intensità in corso da mesi tra Israele e il Paese dei Cedri, il New York Times, citando tre ufficiali dell'intelligence israeliana informati dell'operazione, scrive che i device esplosi li ha prodotti l’intelligence israeliana. Quest’ultima, però, non ha confermato né smentito la responsabilità dell'azione. Il marchio rimanda ad un'azienda di Taiwan, che però si appoggia ad una compagnia con sede in Ungheria per gestire ordini in determinate aree. Da Taiwan negano responsabilità, in Ungheria, invece, l'azienda è sostanzialmente un fantasma senza sede. In realtà, il New York Times, citando tre ufficiali dell'intelligence israeliana informati dell'operazione, riporta che sono state create almeno altre due società fittizie per nascondere che i produttori dei cercapersone facevano capo ai servizi segreti israeliani. La Bac Consulting, l'azienda ungherese produttrice dei cercapersone esplosi in Libano, era una società fittizia israeliana.
Secondo il rapporto, i cercapersone hanno iniziato a essere spediti in Libano nel 2022, ma la fornitura è aumentata quando il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha dichiarato l'uso dei telefoni cellulari come pericoloso.
Nel frattempo, alla vigilia del discorso pubblico del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il cugino e presidente del Consiglio esecutivo del gruppo Hashem Safieddine è stato chiaro: "Questi attacchi saranno sicuramente puniti in modo unico, ci sarà una vendetta sanguinosa", ha detto. Nel mentre Israele tace. L’Iran ha accusato l'intero Occidente di "ipocrisia" e Israele di "strage". La Russia ha parlato di "guerra ibrida", il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha avvisato del "grave rischio di drammatica escalation in Libano", con il Consiglio di sicurezza che ha fissato una riunione di emergenza per venerdì. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, in visita al Cairo per i negoziati su Gaza che continuano sottotraccia, ha escluso che Washington fosse a conoscenza o coinvolta nel cyberattacco. Ma l'operazione che ha letteralmente lasciato storditi i miliziani sciiti secondo Israele non poteva più essere rimandata.
Secondo fonti Usa citate da Axios, ad innescarla sarebbe stato il timore che l'intelligence di Hezbollah stesse per scoprire il creativo raid informatico: "È stato un momento 'use it or lose it'", avrebbe comunicato Israele agli Stati Uniti sul timing dell'attacco. Un ex funzionario israeliano ha spiegato che i servizi avevano pianificato di usare i cercapersone con trappole esplosive come colpo di apertura in guerra per paralizzare i combattenti di Nasrallah. E per ridurre le vittime civili (obiettivo mancato). Ma negli ultimi giorni sembrava che il segreto stesse per trapelare e Benyamin Netanyahu ha dato il suo ok ad attivare cercapersone e walkie talkie. In serata dallo Stato ebraico si è alzata la voce del ministro della Difesa Yoav Gallant: "Il centro di gravità si sta spostando verso nord attraverso il trasferimento di risorse e forze. Siamo all'inizio di una nuova fase del conflitto", ha detto alle truppe. E infatti diverse unità dell’esercito sono state spostate verso Nord. Nel mentre il Libano si prepara alla guerra con Israele con navi con scorte di cibo, rifugi per la popolazione. Lo ha confermato il premier ad interim libanese, Najib Mikati, dopo una riunione della Commissione la gestione delle crisi e dei disastri. Sull’escalation in arrivo si è espresso anche Washington. “Non vogliamo escalation di nessun tipo in Medio Oriente”, ha detto John Kirby in un briefing con la stampa. "Non crediamo che il modo per risolvere la crisi sia un'escalation, ma la diplomazia", ha aggiunto il funzionario. 

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