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Il nipote di due desaparecidos: “Non vorrei che si cercasse di allungare i tempi per concedergli una pena da scontare ai domiciliari

Niente tribunale ordinario, l’ex tenente colonnello Carlos Malatto, accusato dell'omicidio di otto persone durante la dittatura argentina, vuole che a giudicarlo sia un tribunale militare. E' questo il contenuto in sostanza della richiesta che l'ex anziano militare, con cittadinanza italiana, ha presentato al gup di Roma. Malatto deve rispondere di casi di omicidio e tortura avvenute, secondo le imputazioni, nell'ambito del Piano Condor, il sistema di repressione delle opposizioni (organizzato dalla CIA) da parte delle giunte militari del Sudamerica negli anni '70. La difesa di Malatto ha spiegato davanti al gup che Malatto ha agito contro organizzazioni terroristiche. La Procura ha ribadito che l'imputato è chiamato a rispondere di reati politici e non militari. Su questo punto, fondamentale per il prosieguo del procedimento, il giudice si è riservato di decidere alla prossima udienza, fissata per il 4 novembre. Intanto sono state registrate le richieste di costituzione parte civile, dell'Avvocatura dello Stato per la Presidenza del consiglio dei ministri; del Pd, così come dei sindacati Cgil, Cisl e Uil; dell'associazione '24 marzo onlus', della Rete federale per i diritti umani, dell'Assemblea permanente per i diritti umani e del partito comunista argentino. "I crimini contro l'umanità sono certificati, sono già stati appurati, ma i cavilli consentono al processo un rinvio dopo l'altro”, ha denunciato all'AdnkronosEmiliano Rostagno, nipote di due desaparecidos, sul caso del tenente colonnello del battaglione RIM-22 di San Juan. Rostagno, che in Argentina ha perso i nonni materni Armando Alfredo Lerouc e Marta Elida De Lourdes Saroff, si è detto amareggiato: "Non siamo di fronte a un crimine da accertare, ma già accertato. Ogni volta però un cavillo costringe a un ennesimo rinvio (la prossima udienza è stata fissata al 4 novembre, ndr): una volta mancano delle firme, un'altra volta si è contestato che le vittime non fossero cittadine italiane, stavolta la richiesta di farsi giudicare da un tribunale militare. Non vorrei che si cercasse di allungare i tempi il più possibile per concedergli una pena da scontare ai domiciliari. Oggi - ha aggiunto Rostagno - Malatto ha 75 anni". "Capisco che la giustizia ha i suoi tempi, però ogni volta venire a Roma per leggere due ore di documenti e disporre il rinvio dell'udienza mi sembra una presa in giro. Vorrei chiedere all'Italia e alla giustizia - conclude - una spinta affinché il processo si concluda il prima possibile con la condanna di Malatto".

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