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Non ci dovrebbero essere persone che vivono in strada, in nessuna città del pianeta. È da qui che dovremmo iniziare. Ma l'ex Ministro dell'Interno dell’Uruguay, Luis Alberto Heber, che dovrebbe iniziare  da lì, nei fatti è in piena campagna elettorale, propone pubblicamente in un Congresso del suo partito politico conservatore, sulla falsariga linea del ‘herrerismo’, in seno al Partito Nazionale, che coloro che vivono in strada siano considerati passibile di sanzione penale, semplicemente perché vuole che questo stato di vulnerabilità sia considerato un reato mentre fino ad oggi è considerato un delitto (ndr reato minore) come previsto dalla Legge approvata nel 2013. Oggi quella scommessa viene raddoppiata e portata a livelli di un crimine.
Per il politico in questione l'iniziativa è propizia. A noi sembra una. Strategia politica rozza e senza scrupoli, che rientra nel pacchetto di promesse lanciate per raccogliere consensi. Non importa se in questo modo si pubblicizza un'idea che minaccia la libertà, la vita e diritti individuali.
Ancora un’impertinenza del Partito Nazionale che si aggiunge ad una serie di errori  cumulo di spropositi che hanno macchiato la gestione del governo di Luis Lacalle Pou, che in definitiva è il volto visibile di un periodo della storia del paese per lo più sovraccarico di calamità e corruzioni, di diversi tenore e indagini ed indagini su uomini di governo sospettati di avere legami con il narcotraffico - per citarne alcuni - che di opere a favore della vita e della comunità. Ed ora, come se fosse una pratica abituale a scapito dei settori sociali più disagiati, si fa promotore di un'iniziativa che riguarda-cifre ufficiali- circa 1.300 persone senzatetto. Un’iniziativa lapidaria ed obbrobriosa, che, se approvata, creerebbe un terribile precedente: che il governo uruguaiano è nelle mani di persone che diffondono, ai quattro venti del loro territorio, un'ideologia tipica del fascismo, proprio nel bel mezzo dell’anno elettorale.
La rozza proposta del politico conservatore del Partito Nazionale è scandalora. Ma in piena campagna politica in Uruguay, tutto è valido per portare voti al proprio ovile, non importa se si dà voce a spropositi che dovrebbero far provare vergogna.
Ci sono problemi di sicurezza nelle strade di Uruguay? È vero, ma pensare che penalizzando i senzatetto, che dormono, mangiano, cucinano, fanno le loro necessità fisiologiche e sopravvivono nelle strade morendo di freddo, sia il modo migliore di combattere la sicurezza cittadina è davvero osceno, ancora di più, quando la proposta non ha altro fine che raccogliere elettori, e nasce da una persona che fino a non molto tempo fa faceva parte dell'apparato di potere statale uruguaiano, e dalla sua posizione poco o niente fece per alleviare quelle insicurezze che ora vuole emendare focalizzandosi sui più bisognosi.
Quei diseredati che tutti vediamo nelle strade, che sopravvivono, affrontano i bisogni sotto la pioggia e il il sole e alcuni -la maggioranza-  nutrendosi di quello che trovano nei cassonetti o grazie alla solidarietà di vicini, alle mense delle chiese dei poveri, ad organizzazioni sociali e gruppi di giovani, come il Movimento Our Voice che qualche anno fa, una volta a settimana trascorreva una notte - denominata “Siamo Tutti Responsabili” - con i senzatetto.
Tutti ogni giorno vediamo queste realtà. Sono dietro l'angolo. Equel che è  ancora peggio è che negli ultimi anni siamo testimoni che essi sono aumentati notevolmente. Tutti vediamo persona di età avanzata e anche giovani che dormono sui cartoni e i sacchi di polietilene, avvolti in coperte, stracci, teloni, che accendono il fuoco con leggenti,  rami e carte per riscaldarsi durante l’inverno. Tutti sappiamo che sono lì, a dormire sui marciapiedi, nelle piazze, all'entrata di edifici, negozi, garage, praticamente in tutti i quartieri di Montevideo. Esseri umani con indumenti che non sono più oramai indumenti. Esseri umani che si abbandonano al sonno, con depressioni inenarrabili, tra coperte male odoranti che infastidiscono i passanti. Esseri umani che sembrano degli avanzi, abbracciati alle loro storie di “vita”. Abbracciati alla solitudine. Abbracciati ai ricordi del passato, al giorno per giorno, alla disperazione del futuro. Colpiti dalle malattie. E esposti agli abbassamenti di temperature che crudelmente possono essere la chiave della loro morte, per ipotermia, per fame, nella più indescrivibile solitudine.
Non ci sono dei rifugi per loro? Sì, ci sono, ma non sono sufficienti, ed inoltre ci sono difficoltà di ogni tipo. Ed inoltre questi rifugi sono dello Stato, sono del MIDES, le cui politiche sociali hanno subito tagli nei bilanci. Tagli che sono stati  prontamente denunciati, senza che si trovassero soluzioni. Tagli disposti dal potere politico, ovviamente, che è sempre stato - e ancora lo è - carente in materia di politiche sociali.
Ma Luis Aberto Heber ritiene che le realtà dei diseredati si dovrebbero far scomparire con la forza dalla Legge, perché nella sua mente - squilibrata, se mi è permesso - non c'è altro discorso che quello di essere implacabili: “Noi dobbiamo cercare la nostra soluzione. E la nostra è essere implacabili. Non si può dormire per strada in nessuna ora del giorno e chi lo fa sta commettendo un  reato  pertanto la polizia, il pubblico ministero ed il giudice dovranno agire”. Queste le taglienti parole dinnanzi a tutto il pubblico presente al Congresso dell’ Herrerismo, aggiungendo: “La gente diventa violenta perché non sopporta più che vivano di fronte ai loro negozi, facendo le loro necessità. Dobbiamo certamente assistere la gente che in strada è in questa situazione e lo sta facendo il MIDES, ma si non sta risolvendo il tema della convivenza. Dobbiamo fare un passo avanti. Ed il passo che noi proponiamo è che vivere per strada diventi un reato, da scontare con pene di lavoro comunitario”.
Nella rivista Caras y Caretas, in un articolo su questo tema si legge: “Alla ricerca del 'successo'”, così come lo abbiamo espresso anche noi all’inizio di questo articolo. La ricerca del successo in campagna elettorale, costi quel che costi.
Tant’è che oltre ad attaccare chi vive  per strada, Luis Alberto Heber ha anche tracciato una linea forte contro gli stranieri, affermando che gli stranieri che commettono crimini in Uruguay devono essere riportati rapidamente nel loro Paese: “Oggi c’è un iter burocratico che richiede anni per espellere gli stranieri dal paese. Noi crediamo che se qualcuno viene nel nostro paese, delinque e viene condannato, immediatamente deve essere riportato nel suo paese di origine, e non gli verrà data la possibilità di ritornare. Non siamo disposti ad accogliere gente che viene a delinquere e ad insegnare il crimine. Quando c'è la sentenza di un giudice ed è condannato: Fuori! Qui non li vogliamo!”.
Heber già solo con questo pensiero è fuori  di testa, disumano, immorale ed  ipocrita. E a maggior ragione  persino molto dannoso per il suo partito politico e le idee del suo schieramento. Lanciare quella proposta non lo esalta, al contrario lo offusca. Ma in tempo di campagna elettorale non ci sono limiti ad inquinare, attirare voti con proposte oscene, manipolando i suoi correligionari e i suoi referenti, che sembrano non avere discernimento e non si rendono conto che queste idee sono orrende e fuori luogo. Heber sembra vivere in una realtà parallela e con queste idee crede di essere nel giusto. Crede di essere in empatia con suoi simpatizzanti e con la società uruguaiana, quella che alla vista di tutti si sta sgretolando gradualmente, ma si sbaglia. E molto.
Heber sembra non rendersi conto (forse mi sbaglio ed è invece tanto cosciente), che solo il solo pavoneggiarsi con quelle proposte è già una presa in giro all'intelligenza umana.
Tornando al tema di chi vive in strada, non è che forse nella Costituzione della Repubblica è previsto che ogni cittadino ha diritto all’abitazione? Mi sbaglio? Sono in errore nel supporre che la sola idea che vivere in strada sia reato è contro la Magna Carta uruguaiana? Credo di non essere in errore. Luis Alberto Heber sembra dimenticarsi della Costituzione e del prossimo.
Il promotore di questa proposta dovrà offrire spiegazioni a livello giuridico per sostenerla, perché eticamente non crediamo che abbia un solo argomento valido, salvo ovviamente per coloro che lo appoggiano.
A quelli di noi che pensano, sentono e si esprimono contro questa proposta folle, ci piacerebbe - in realtà – chiedere all'ex ministro dell'Interno Heber se si sente coerente con sé stesso nel proporre questa iniziativa, sapendo di essere sotto la lente d'ingrandimento dell'opinione pubblica, essendo coinvolto in una spirale di corruzioni durante la sua gestione come Ministro dell'Interno, ed inoltre sospettato - come molti altri del suo partito politico e altri del governo - di avere legami con il narcotraffico e di essere responsabile di una serie di atti apparentemente criminali (nello scandaloso caso della spedizione di un passaporto speciale al narcotrafficante Sebastián Marset, oggi latitante), e inadempienza ai suoi obblighi, durante la sua gestione come Sottosegretario. Ad esempio di essere stato negligente quando era stato allertato dal deputato del Cabildo Abierto, Sebastián Cal, di essere stato minacciato di morte - nel 2023 - dall'imprenditore Gonzalo Aguiar, oggi deceduto, le cui attività imprenditoriali – oggetto di indagine da quattro pubblici ministeri – per presunti vincoli con elementi del narcotraffico, e potrebbe anche lui stesso essere stato un collegamento tra il crimine organizzato ed uomini del governo di Luis Lacalle Pou.
Infine chi vive o meglio sopravvive sopravvive  in strada, non è aguzzino, non è delinquente, è vittima di un sistema. Sono vittime di un modello economico divoratore di vite umane; a volte sono anche vittime di maltrattamento da parte della polizia, ad opera di funzionari che non rispettano nè l'uniforme che indossano né l'istituzione che rappresentano; sono vittime di menti alienate che li  aggrediscono credendosi giustizieri con il diritto di attentare alle loro vite, solo perché dormono in strada e perché soffrono gli effetti delle assuefazioni; sono vittime del disprezzo dei cittadini; sono vittime della delinquenza che attacca il loro modo di vivere, perché vivono alla deriva, senza protezione; sono vittime della discriminazione, del disprezzo; sono carne da macello per gli squilibrati della civiltà moderna che non contemplano che la solidarietà inizia proprio da lì, dalle strade e non nei salotti o nei palchi politici, dove le ipocrisie abbondano e si nutrono con accanimento vestendosi di retorica per diffondere impunemente demagogie.  
Ah!! Dimenticavo: voglio dire al signore Heber che chi vive in strada ed è senza casa, ha anche la sfortuna di essere ingannato, quasi quotidianamente, da chi come lui, avendo la padella dalla parte del manico - il potere istituzionale, statale, politico ed economico – getta l’oblio sulle loro già disgraziate vite, brandendo progetti di repressione, a destra e sinistra, come se tutti coloro che vivono quella situazione (non avendo altro che gli indumenti che indossano e il desiderio di aggrapparsi istintivamente alla vita o abbracciare  qualche credo religioso o fede), dovuto a circostanze della propria storia e non perché lo abbiano scelto, non avessero diritti. Diritti inalienabili. E non certamente la punizione di essere penalizzati, solo perché vivono così precariamente sulla strada.
Siamo in un paese libero dove la democrazia dovrebbe essere esercitata appieno, rispettando rigorosamente i diritti dei cittadini. Ed ultimamente questo non sembra stia accadendo, specialmente quando vengono alla luce questi tipi di passi falsi e di cattive interpretazioni di cosa significa vivere in democrazia.
Sembrerebbe che per Luis Alberto Heber la democrazia debba essere infiltrata dall'ideologia fascista. E così lo esprime. Ad alta voce. Oscenamente.
Affari suoi; ma mi dispiace per chi lo segue e lo sostiene. Per noi quelle proposte non sono altro che l'espressione di puro fascismo, recalcitrante, vestito di democrazia.
(30 Luglio 2024)

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