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John Kirby: Stati Uniti allarmati. La Corea del Sud minaccia supporto letale a Kiev e paventa la possibilità di dotarsi del nucleare

Nuovi equilibri fanno tremare l'intero assetto strategico dell’Indo-Pacifico e non solo. La visita di Vladimir Putin a Pyongyang, celebrata con il massimo dello sfarzo e reverenza istituzionale, è culminata nella firma di un nuovo trattato di partenariato strategico globale tra la Corea del Nord di Kim Jong-un e la Russia, che vincolerà i due Paesi a usare ogni mezzo possibile per dare supporto militare in caso di guerra.
L'art 4, secondo l'agenzia nordcoreana Kcna, stabilisce che se uno dei Paesi è spinto in uno stato di guerra, l'altro deve impiegare "tutti i mezzi a sua disposizione senza indugio" per fornire "assistenza militare e di altro tipo" in linea con l'art.51 della Carta dell'Onu e "le leggi di Dprk e Federazione Russa". I due leader si sono impegnati anche a "non partecipare ad atti che possano colpire i rispettivi interessi primari".
L'art.51 della Carta delle Nazioni Unite stabilisce che tutti i Paesi membri hanno "il diritto intrinseco di autodifesa individuale e collettiva se viene organizzato un attacco armato" ai loro danni.  La Kcna ha aggiunto che il nuovo trattato impone ad entrambe le parti di non firmare accordi con Paesi terzi che "violino gli interessi fondamentali dell'altro o di non partecipare a tali atti", secondo una formula che potrebbe accantonare in via definitiva i piani di denuclearizzazione del Nord e della penisola coreana.
Il nuovo patto potrebbe dunque generare uno scossone che condizionerà tutti i terreni di scontro dell’Occidente, non solo con Mosca in Ucraina, ma anche con Pechino nei roventi teatri del Pacifico.
A Washington il clima è più teso che mai: il portavoce della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono allarmati dall’approfondimento delle relazioni russo-nordcoreane proprio a causa, appunto, sia dei possibili risvolti in Ucraina che della sicurezza della penisola coreana.
Kim, come riportato da Bloomberg, ha già promesso che sosterrà incondizionatamente la Russia nel conflitto con Kiev. Stando alle dichiarazioni del Ministro della Difesa sudcoreano della scorsa settimana, il Paese avrebbe già inviato a Mosca 10.000 container, che potrebbero contenere circa 5 milioni di proiettili di artiglieria: più di quanto l’Unione Europea potrebbe fornire a Zelensky in 4 anni, stando ai ritmi di produzione attuali.


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Anche sul fronte del Pacifico la nuova intesa tra due leader rischia di generare una magnitudo geopolitica dalle conseguenze ancora poco quantificabili.
Kim Jong-un dispone ora un alleato con un arsenale nucleare, in grado anche di porre il suo potere di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per bloccare eventuali nuove sanzioni contro Pyongyang. Vladimir Putin, a sua volta, vede in questo31 patto un modo per sfidare gli Stati Uniti e i suoi partner sullo sfondo delle misure introdotte contro la Russia.
Secondo l’ex colonnello dell’esercito statunitense, Douglas McGregor, con questa mossa Vladimir Putin intende inviare un messaggio chiaro all’Occidente.
Mosca ha sempre avuto l'opportunità di intensificare il conflitto, la tensione, la crisi nei rapporti con noi o con chiunque altro - sul piano orizzontale. Voglio dire, la sua visita in Corea del Nord è per noi un segnale molto chiaro e inequivocabile: “Voi siete nel nostro cortile, in Ucraina, incitando all'odio e all'ostilità nei nostri confronti, avete cercato di distruggere la Russia usando le forze armate ucraine… Questo accade dopo che la CIA ha installato un governo fantoccio a Kiev… (ma siamo in grado -ndr) di crearti problemi in Corea del Nord”, ha affermato, intervistato dal colonnello Daniel Davis nel podcast Deep Dive, spiegando che l’obiettivo del Cremlino sarebbe diretto a creare minacce simmetriche contro l’Occidente di natura multiforme e multidirezionale.
Putin aveva infatti già annunciato lo scorso 5 giugno che avrebbe potuto fornire armi a paesi terzi in grado di colpire gli interessi occidentali, in risposta alle autorizzazioni della Nato a Kiev, di poter colpire il territorio russo con i missili dell’Alleanza.


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La Corea del Sud minaccia supporto letale a Kiev e paventa la possibilità di dotarsi del nucleare

Il sostegno russo a Pyongyang rappresenta uno smacco di evidente rilevanza strategica per Washinton. Kim ha più volte descritto il Sud come un nemico che deve essere soggiogato, se necessario, attraverso una guerra nucleare e ha spesso testato i suoi missili balistici lanciandoli verso il Giappone, dimostrando la posizione provocatoria della Corea del Nord nei confronti del suo ex colonizzatore.
È una brutta notizia per gli sforzi internazionali volti a impedire alla Corea del Nord di far avanzare le sue tecnologie nucleari e missilistiche”, ha affermato Koh Yu-hwan, ex capo del Korea Institute for Unification Studies con sede a Seoul.
Come riportato dal New York Times, il Paese filo-occidentale confinante ha duramente criticato l’accordo, definendolo “sofistico e assurdo”, nella misura in cui che la Corea del Nord e la Russia stabiliscano una cooperazione militare partendo dal presupposto di essere attaccate per prime.
Di tutta risposta dunque, la Corea del Sud intende “rivedere” la sua politica di non fornire all’Ucraina armi letali da utilizzare nella guerra con la Russia”, ha affermato Chang Ho-jin, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Yoon Suk Yeol.
Come se non bastasse, ad infiammare ulteriormente la situazione, vi è la possibilità che la Corea del Sud prenda in considerazione l’idea di dotarsi di armi nucleari.
"È tempo che la Corea del Sud riveda radicalmente la sua attuale politica di sicurezza, che dipende quasi totalmente dall'ombrello nucleare degli Stati Uniti per contrastare la minaccia nucleare nordcoreana", ha affermato il direttore del Center for Korean peninsula Strategy, Cheong Seong-chang, citato sempre dal NYT.


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La politica statunitense di contenimento della Cina nel Pacifico

Sul versante strategico, gli Usa hanno già installato in territorio sudcoreano il Terminal High Altitude Area Defence (Thaad), un sistema antimissilistico progettato per intercettare vettori balistici a medio e lungo raggio e dotato di un radar da 2.000 km di portata. Uno spiegamento rispondente ufficialmente all’esigenza di difendere il territorio sudcoreano dalla minaccia di Pyongyang, che rappresenta un imprescindibile cuscinetto frapposto tra la Repubblica Popolare Cinese e Seul.
In realtà, i vertici sia politici che militari di Pechino, hanno denunciato più volte che le ragioni del dispiegamento andrebbero ricercate nell’intenzione degli Stati Uniti di porre sotto stretta sorveglianza lo spazio aereo cinese.
Il dispiegamento del Thaad “sconvolge gravemente gli interessi strategici di sicurezza della Cina e non è in alcun modo di supporto al raggiungimento della denuclearizzazione della penisola coreana e alla preservazione della stabilità regionale”, dichiarò nel merito il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang.
Nel 2021 l’amministrazione Biden approvò il National Defense Authorization Act, una legge che accoglieva un programma di riarmo da quasi 800 miliardi di dollari con l’obiettivo di creare “una catena ininterrotta di Stati-sentinella armati dagli Stati Uniti”, estesa dal Giappone e dalla Corea del sud nel Pacifico settentrionale fino all’Australia, alle Filippine, alla Thailandia e a Singapore a sud e all’India, proprio sul fianco orientale Cinese e contemplerebbe il pieno coinvolgimento di Taiwan, come fondamentale anello della catena.
L’isola ora, governata dalla forza filo-occidentale di Lai Ching-te, si dice prossima a dichiararsi indipendente dalla Cina, mentre riceve continui pacchetti di armamenti dagli Stati Uniti. L’ultimo approvato ieri, da 360 milioni di dollari, che comprende i 'mini-missili', munizioni antiuomo e anti-armatura Switchblade 300 e le relative attrezzature da 60,2 milioni di dollari, e droni Altius 600M-V da 300 milioni. Un nuovo scenario simil-ucraino pronto ad esplodere nella regione.
Un editoriale di Hankyoreh, un quotidiano di sinistra di Seul, ha messo in dubbio la saggezza di una stretta cooperazione tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, affermando che avrebbe messo il Paese "costantemente in conflitto con Cina e Russia”, due paesi con un'enorme influenza sulla situazione politica della penisola coreana.
“È tempo di riflettere se questo approccio distorto alla diplomazia non abbia avuto l'effetto di contribuire allo sviluppo delle relazioni tra Corea del Nord e Russia", ha concluso.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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