Un tempo le guerre erano combattute per ideologia, per vendetta, o per desiderio di conquista del territorio. Oggi esiste una dimensione più spietata, cinica, orrorifica che spinge all’annientamento migliaia di esseri umani, soprattutto donne e bambini sull’altare del mero interesse economico dell’industria bellica.
Non è fantascienza, è la dimensione del conflitto genocida di Gaza, dove i vuoti proclami di lotta al terrorismo, sconfitta di Hamas cadono come mere sceneggiate di fronte al fiorire del mercato di morte che l’eccidio di migliaia di innocenti ha incrementato al di là di ogni più rosea aspettativa.
Secondo i dati del Ministero della Difesa israeliano pubblicati lunedì, le vendite annuali di armi di Tel Aviv hanno fissato un nuovo record nel 2023, per il terzo anno consecutivo, pari a quasi il doppio del valore delle esportazioni rispetto a cinque anni fa, raggiungendo quota 13 miliardi di dollari. Nel rapporto viene specificato che i sistemi di difesa aerea costituivano la quota maggiore delle esportazioni, pari al 36% rispetto al 19% del 2022: Incide parecchio in questo senso l’accordo con la Germania, da 3,5 miliardi di dollari in cinque anni, per la vendita del sistema missilistico Arrow 3 e contratti con l’Olanda per i razzi Elbit.
Una quota pari al 22% va invece alle vendite di radar e sistemi di guerra elettronica e lanciatori, mentre il resto è rappresentato dai droni, aerei con equipaggio, avionica, sistemi di osservazione, sistemi di comunicazione, veicoli, mezzi marittimi, munizioni e servizi.
Come è noto, i sistemi bellici testati con successo sul campo di battaglia si vendono sui mercati con più facilità. “Molti paesi nel mondo stanno assistendo ai successi dei sistemi di combattimento israeliani nella guerra e stanno acquistando armi israeliane per proteggere i loro cittadini”, ha dichiarato il Direttore Generale del Ministero della Difesa, Eyal Zamir.
Secondo le cifre del dipartimento militare di Tel Aviv, il numero di paesi che acquistano droni israeliani è salito del 40% negli ultimi tre anni e la vendita di munizioni del 45%.
Su questo fronte nuove tattiche sono state sperimentate direttamente sul campo. Un corrispondente di Al Jazeera da Gaza, Anas al-Sharif, ha riferito qualche settimana fa che Israele stava usando UAV per trasmettere suoni di bambini che piangono nel centro della Striscia di Gaza per attirare i palestinesi e ucciderli. Una tecnica disumana confermata anche da Euro-Med Human Rights Monitor, un gruppo con sede a Ginevra, secondo cui il suo utilizzo era volto a intimidire e colpire i civili palestinesi nel campo profughi di Nuseirat.
“Quando i residenti sono usciti per indagare e cercare di aiutare, sono stati presi di mira dai droni quadricotteri israeliani e da colpi di arma da fuoco”, afferma il rapporto.
Al contempo, paradossalmente, nel suo assalto a Gaza, l’esercito israeliano si è vantato di usare l’intelligenza artificiale (AI) in combattimento per “produrre obiettivi affidabili in modo rapido e accurato”.
L’Ue è pienamente coinvolta nel laboratorio criminale di sperimentazione: secondo Statewatch and Informationsstelle Militarisierung (IMI), Xtend, un produttore di droni a sostegno delle Forze di difesa israeliane, ha ricevuto una sovvenzione per la ricerca e lo sviluppo da Horizon Europe dell’UE. Si tratta di un fondo di ricerca e innovazione multimiliardaria, per produrre uno studio sull’ottimizzazione del suo sistema di droni Skylord Xtender e trovare “partner strategici per la produzione e la commercializzazione della tecnologia”, scrive Statewatch, spiegando che la società ha firmato contratti con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 2021, coinvolgendo l’esercito israeliano.
Dopo l’attacco di Hamas al sud di Israele, Xtend ha “riorientato le energie per sostenere l’IDF al 100%”, ha affermato il CEO Aviv Shapira.
Sul suo sito web, che presenta testimonianze delle truppe israeliane a Gaza, Xtend afferma di consentire ai “soldati di eseguire manovre accurate in scenari di combattimento complessi”.
Il team di social media dell’esercito israeliano ha inoltre promosso con orgoglio la prima volta in battaglia l’Ubit Iron Sling, un mortaio progettato per colpire i siti di lancio di razzi di Hamas. Una vera e propria guerra per un pubblico locale e globale, nonché per i potenziali acquirenti stranieri che cercano di costruire il loro arsenale.
“Negli ultimi 5 anni l’insieme dell’export di difesa di Israele è raddoppiato e il record di esportazioni è stato battuto ogni anno negli ultimi tre anni. Nel 2023, quasi la metà delle esportazioni di difesa (48%) è andato a paesi in Asia e nel Pacifico con India, Singapore ed Azerbaigian come clienti principali. La quota dell’Europa sale al 35% dal 29% del 2022”, ha sottolineato il ministero della difesa israeliano.
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