È una delle immagini più famose al mondo, tramandata di generazione in generazione, riprodotta su magliette, copertine di dischi e, infinitamente, sulle prime pagine di giornali e riviste. Da 35 anni ricorda a tutti, anche a chi ancora non c'era, cosa accadde il 4 giugno del 1989 in piazza Tienanmen, allora come oggi il cuore del potere cinese. È lo scatto del fotografo Jeff Widener della Associated Press che ritrae un uomo che da solo ferma una colonna di carri armati. Cosa ne sia stato di quell'individuo non si è mai saputo con certezza, ma ogni anno il suo gesto viene celebrato come uno dei più noti atti di resistenza non violenta. Taipei è l'unico territorio di lingua cinese che ricorderà l'anniversario con un evento perché nonostante siano passati 35 anni la violenza non è mai cessata. Restano in vigore ancora le consuete restrizioni di accesso alla piazza, mentre a Hong Kong è stata attuata una sorveglianza estrema per impedire la celebrazione di qualsiasi veglia commemorativa.
L'argomento rimane dunque un tabù in Cina e il viale Chang'an, che costeggia la piazza, è chiuso ai pedoni e ai ciclisti mentre gruppi di volontari con fasce rosse al braccio girano con l'obiettivo di "mantenere la stabilita'". Sui social è vietata ogni menzione e le migliaia di persone che ogni anno si sono riunite nel Victoria Park di Hong Kong per commemorare, pacificamente e a lume di candela sono ormai un ricordo: dal 2019 la celebrazione è stata sostituita da un "carnevale" organizzato da gruppi pro-Pechino.
Il gruppo organizzatore di quelle veglie annuali, l'Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti patriottici democratici della Cina, è stato sciolto nel settembre 2021 dopo l'arresto dei suoi principali leader - accusati di incitamento alla sovversione - e le autorità non consentono più tale celebrazione, sostenendo la necessita' di "salvaguardare la sicurezza nazionale" nell'ex colonia britannica. Nei giorni scorsi, alla vigilia dell'anniversario, la polizia ha arrestato otto persone - l'ultima ieri - tra cui un ex organizzatore della veglia con l'accusa di aver pubblicato la commemorazione "con contenuti sediziosi che incitano odio". Si tratta dei primi arresti noti ai sensi di una nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata a marzo dal governo di Hong Kong per integrare un'altra imposta nel 2020 da Pechino per disinnescare le massicce proteste pro-democrazia del 2019.
Ma tornando a Tienanmen, “per 35 anni, tutti i massimi dirigenti cinesi, da Li Peng a Xi Jinping, si sono preoccupati di cancellare i ricordi del 4 giugno 1989 perseguitando coloro che pacificamente chiedono di assumersene la responsabilità - si legge nell'appello di Chinese Human Rights Defenders -. Tutti coloro che hanno a cuore la giustizia dovrebbero chiedere pubblicamente alle autorità cinesi di rilasciare immediatamente e senza condizioni questi e tutti gli altri prigionieri di coscienza in Cina". Si tratta di una delle maggiori organizzazioni internazionali a sostegno delle battaglie dei dissidenti cinesi - ha lanciato in occasione del 35° anniversario del massacro di piazza Tienanmen. Un'iniziativa accompagnata da una lista di 27 nomi di persone che, a vario titolo, si trovano ancora in carcere per quella stessa battaglia. Un elenco "lungi dall'essere completo - spiegano gli attivisti - ma che rappresenta una finestra sulla gravita', la portata e la persistenza delle rappresaglie da parte del governo cinese negli ultimi 35 anni". In questa lista - scrive l'agenzia Asianews - figurano in particolare 14 nomi di persone che parteciparono direttamente agli eventi di 35 anni fa e si trovano attualmente in carcere, in gran parte perché riarrestati per le loro battaglie in favore della democrazia in Cina.