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Inizia oggi il processo contro Hunter Biden, il figlio di Joe Biden in un tribunale di Wilmington, nel Delaware roccaforte della famiglia.
È accusato di violazione delle norme sulla detenzione di armi, vale a dire di aver acquistato, dichiarando il falso, e conservato, un'arma mentre era tossicodipendente. Il processo, a cui sono chiamate a testimoniare una decina di persone, fra cui tre ex fidanzate dell'imputato, durerà una o due settimane. Saranno portate come prove le sue memorie ("Beautiful Things: a Memoir") e le mail compromettenti.
Se sarà dichiarato colpevole di tutti e tre i capi di accusa, potrà essere condannato fino a 25 anni di carcere. E a settembre, poche settimane prima delle elezioni, a Los Angeles, inizierà un secondo processo a suo carico: l'accusa è evasione fiscale, dichiarazioni fiscali false, e mancata dichiarazione dei redditi entro i tempi previsti dalla legge.
Il caso è stato seguito dal procuratore speciale David Weiss, nominato, dal dipartimento della Giustizia, per esaminare i diversi casi aperti nei confronti del 54enne Hunter che si è dichiarato non colpevole.
La giudice, Maryellen Noreika, ex avvocata specializzata in brevetti, era stata nominata da Trump ma con il sostegno dei due senatori democratici del Delaware. Non c'è mai stato, nella storia degli Stati Uniti, un parente stretto di un Presidente, sotto processo per reati penali. Così come non c'è mai stato un ex Presidente (o un candidato Presidente) condannato, come è accaduto allo sfidante di Biden, Trump. Hunter ha ammesso lo scorso dicembre responsabilità per "gli errori commessi nella sua vita e per aver gettato via le opportunità e i privilegi che gli erano stati concessi". Ma ha accusato i deputati della "destra Maga (Make America Great Again, ndr)" di "averlo messo alla berlina per le sue dipendenze e aver sminuito la sua ripresa". "Hanno cercato di disumanizzarmi, di mettermi in imbarazzo e di danneggiare mio padre".

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