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Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 16-05-2024.

Molto di più che uno spazio di comunicazione; molto di più che un'intensa performance femminista, più che la libera espressione di un attivismo femminista che si è esteso in America Latina. Stiamo parlando del programma “Historikas” che trasmette da terra argentina, ogni lunedì, nel Canale You Tube “La Neurona Rebelde”. Una coraggiosa e ribelle dimostrazione che stiamo vivendo tempi di impegno e denuncia.
Sofía e Ceila hanno aperto la propria anima, il loro cuore e il loro spazio alle giovani artiste ed attiviste dell'Associazione Artistico Culturale e Internazionale Our Voice Sonia Bongiovanni e Fátima Amaral, che insieme, da Montevideo, Uruguay, hanno piantato semi di collettivismo, vivo, operante, forte e promettente che si inserisce, in questa occasione, in un universo di lotta mondiale a favore del popolo palestinese; popolo che ha registrato ad oggi già oltre 35.200 vittime nella Striscia di Gaza.
La solidarietà internazionale è qualcosa che portiamo avanti sempre, per questo motivo esprimiamo il nostro legame ed il nostro appoggio alla Palestina e tutti i territori ed i popoli che sono oppressi”, ha esordito Sonia. “Anche l'ambientalismo, cioè le varie cause sociali ed intersezionali. Crediamo profondamente nel potere che ha l’arte e gli interventi artistici nelle strade. Noi ci esprimiamo molto anche con il nostro corpo, per riappropiarci dei nostri corpi, dei nostri territori e delle nostre strade. E da lì dare un messaggio, un messaggio di denuncia sociale e che sia anche di sensibilizzazione a livello politico attraverso l'arte”.
Fátima Amaral ha approfondito il concetto: “A volte si tratta di sviluppare un altro tipo di attività. Crediamo che distinte cause sociali debbano cominciare a legarsi e a fare in qualche modo rete con altre comunità, con altre collettività, in ogni paese dove siamo presenti e anche in altri paesi. Giustamente per fare questo che stiamo facendo ora: potenziare voci, unire e sostenere quelle lotte perché da soli, individualmente, non portano a nessun lato. E soprattutto riuscire ad analizzare la questione nella sua complessità, e vedere dove si incontrano tra loro quelle lotte dove infine le nostre trincee vanno della mano”.


Essere colpite per la Palestina

Ceila e Sofía, attiviste anfitrione di “Historikas”, la cui maestria nella comunicazione è ben evidente, così come la loro maturità nella militanza femminista, fanno da cornice ideale per un incontro molto ricco.
Le due conduttrici insieme alle ospiti hanno parlato della performance artistica svolta lo scorso 8 marzo in favore della Palestina e contro il presidente argentino Javier Miei, accusato di essere sionista. Una performance per la quale Our Voice è stata vilmente attaccata con tanto di denuncia penale da parte della comunità israeliana dell’Uruguay.
“Il nostro appoggio alla Palestina - ha affermato Sonia Bongiovanni -  ovviamente viene dall'inizio, dalla nascita del nostro collettivo e abbiamo fatto anche altri interventi per la Palestina, la prima fu dopo che iniziò tutto, il genocidio che si scatenò a partire da ottobre. Abbiamo fatto diversi interventi e l’8M abbiamo deciso di concentrarci su questo appoggio alla Palestina, e non solo, perché il nostro intervento, ovviamente, denunciava anche il governo di ultradestra di Milei in Argentina, che colpisce non solo Argentina bensì tutta la regione”. 


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Sonia Bongiovanni


“In generale per solidarizzare con voi, con le compagne, perché voi in prima persona state vivendo questo attacco fascista da parte del governo denunciando anche quello che è il legame che ha direttamente Milei con lo Stato di Israele. Uniamo le due cose e abbiamo detto solidarizziamo con le nostre compagne e compagni in Palestina che stanno vivendo questo genocidio da sette mesi, in realtà da 76 anni. Lo sappiamo bene, dall'inizio della Nakba. Il 15 maggio è l'anniversario della Nakba in Palestina che significa ‘catastrofe’: quando nel ’48 incominciò  l'espulsione dei palestinesi, di migliaia e migliaia di palestinesi, dalla nascita dello Stato di Israele in avanti. L'intervento ha voluto simbolizzare questo. Ci siamo riunite tra noi tempo prima e abbiamo iniziato a creare.
Questa performance voleva simbolizzare una danza di resistenza, una danza di lotta da parte
delle donne dissidenti che siamo le prime insieme a tutto il gruppo a vivere quella dominazione patriarcale e fascista da parte dei governanti, da parte di queste politiche che distruggono i nostri territori, ed è nata così quella performance, per denunciare quel potere sionista e quel  potere patriarcale che è presente in tutto il mondo, che è presente nei nostri territori attraverso la lobby sionista tanto in Argentina come in tutta l’America latina. In tutto il mondo stanno appoggiando questo genocidio; stanno appoggiando questi atti che stanno commettendo, atti nazisti e fascisti che stanno trasformando lo Stato di Israele nel territorio Palestinese. Quello è stato un po' lo spirito che ci ha spinto a fare questo intervento”, ha aggiunto Sonia.


Palestina nell’8M, in Uruguay

Fátima Amaral è andata oltre, perché ha affrontato il tema dal punto di vista internazionale. Le sue parole hanno espresso la portata di questa data, in ogni paese, in Uruguay, e nel mondo.
La prima cosa che dobbiamo dire è che non abbiamo portato il tema solo noi come collettivo, ma tutto il movimento femminista in Uruguay, nella regione e nel mondo che ha detto che questo 8 marzo si solidarizza con la Palestina. Inoltre è storico il ruolo delle donne e le dissidenze in prima linea di lotta di fronte ai genocidi, le guerre, le dittature, e qualunque processo di militarizzazione. È storica la rivoluzione femminista di fronte a atti del genere, non è una cosa isolata che oggi questo movimento femminista voglia solidarizzare con la Palestina. Chiaramente la sua liberazione è completamente legata alla nostra, come quella di qualunque paese, qualunque territorio nel mondo. La solidarietà con la Palestina era un asse che ci univa tutte e a tutte in diverse espressioni”.


Il valore dell'unione

Fátima ha proseguito ancora. Sull’unione ha detto: “Abbiamo quindi creato un fantoccio che aveva i tratti di Milei. Gli ultimi tre giorni prima dell’8 marzo, questo Milei ed il suo governo avevano fatto un mucchio di tentativi politici e discorsi che sono di odio verso le donne, di odio alle dissidenze, e ci siamo detti che non possiamo ignorare quello che stava accadendo nella regione e che si espande, perché dopo le politiche si espandono, ad esempio in Uruguay. Allora ci siamo dette che ci dobbiamo unire”.
“Ed è un po' quello che abbiamo fatto attraverso l'arte della danza ed ovviamente il nostro intervento ha molestato in qualche modo. Da lì è partita tutta una campagna mediatica, che aveva come scopo in qualche modo di invisibilizzare la gran mobilitazione del 8 marzo con una foto, tergiversando il nostro intervento artistico. Noi andiamo avanti. Cioè, è stato un 8 marzo massivo, è da molti anni che non c’era così tanta gente unita nella strada. Immense le rivendicazioni e le lotte che sono state espresse quel giorno e che riguardano lotte storiche di tutti i giorni. In questo senso siamo super felici di quello che ha rappresentato l’8 marzo. Ne è seguita una denuncia da parte del Comitato centrale israelita dell'Uruguay. Ma affrontiamo anche questo”.


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Fátima Amaral


“Tutto quello che ci è successo non ci ha fermate”

Alla domanda se tutta la vicenda abbia fermato il gruppo, Bongiovanni ha risposto: “Non ci ferma, come non fermano tutte e tutti quelli che siamo attivi in queste lotte facendo rete”.
“Inizialmente abbiamo subito un attacco mediatico attraverso le reti sociali da parte di persone in generale e da parte del sionismo uruguaiano. Poi è arrivata la denuncia penale da parte del Comitato Centrale israelita dell'Uruguay al nostro collettivo, come diceva prima la compagna.
Da lì abbiamo deciso di fare la conferenza stampa.
Non subito perché diversi media hanno voluto intervistarci, ma non i media sionisti e patriarcali. Quindi ci siamo espresse dopo con compagni e compagne impegnate in diverse lotte femministe, lotte in generale… con una conferenza stampa collettiva dove noi, dal nostro collettivo, abbiamo letto il nostro comunicato pubblico, nel quale abbiamo spiegato il significato del nostro intervento, perché l'attacco è avvenuto senza sapere cosa significava realmente l'intervento ed ovviamente tergiversando invece di fare una domanda.
Quella è stata la loro intenzione, perché è una scusa, un intervento per
sminuire tutto un movimento femminista, tutto il movimento per la Palestina che qua in Uruguay è sempre più forte. Un po' prima del 8 M, il 29 febbraio, se non sbaglio, avevamo fatto una  grande marcia per la Palestina, c’erano migliaia e migliaia di persone. Questo abbiamo visto noi. Il problema non era il nostro collettivo. Il problema è la voce che si sta sollevando per la Palestina. Attraverso quella conferenza stampa, abbiamo riaffermato la nostra denuncia.  Riaffermiamo e rivendichiamo la nostra azione, rivendichiamo l'arte. L'arte ha come basi la libertà di espressione. E loro hanno voluto minacciare”.


Incitamento all'odio

Fátima Amaral ha riassunto la citazione dinnanzi alla Procura Penale: “Dopo la conferenza stampa cinque compagne del collettivo siamo state citate a comparire dinnanzi alla Procura in un processo di indagine dove siamo accusate di incitamento all'odio”.
“Un'ipocrisia, perché persone sioniste che in qualche modo fanno apologia dell'odio, che sono quelli che rivendicano, giustificano il massacro di migliaia e migliaia di persone in Palestina, ci dicono che noi, come collettivo, come espressione artistica, siamo antisemiti e che stiamo facendo un incitamento all'odio.


bongiovanni armal ov


Cinque nostre compagne sono
state chiamate davanti al giudice. Ci siamo presentate a dichiarare. Adesso stiamo aspettando a metà mese per fare richiesta di archiviazione della causa, perché chiaramente non c’è fondamento. È rimasto molto chiaro quanto dichiarato poi alla stampa e quanto venivamo già riaffermando collettivamente con diverse organizzazioni sociali del paese. Cioè che non c'è probabilità che si possa dimostrare tale incitamento, al contrario. Continuiamo a denunciare che quelli che stanno veramente incitando all'odio sono in qualche modo quelli vicini alla lobby sionista, Israele che è uno Stato genocida e questo è innegabile. In nessun modo possiamo pentirci perché giustamente è quello che come collettivo continueremo a fare”.
Le voci che si sono sentite in conclusione a “Historika” sono le voci dell'attivismo del gruppo Our Voice che insieme ai collettivi che fanno parte della “Neurona Rebelde”, e insieme a Sofía e Ceila, lasciano un’impronta. Un’impronta per una rivoluzione culturale ed artistica che continua a guadagnare terreno, passo a passo, attraverso le reti sociali, che senza frontiere continua ad aprire porte, strade, piazze, campi, viali, ed università, in un continente, dove migliaia e migliaia di giovani non voltano la schiena al popolo palestinese, nemmeno ad altre lotte sociali, e tanto meno alle cause femministe che internazionalmente si stanno affermando a passi da giganti.  
I passi da giganti danno identità alle generazioni che cercando orizzonti si ribellano al sistema, alle strutture ed al potere. Ai patriarcati che falciano vite e speranze.
La lotta è in corso. La lotta a favore della vita, attraverso gli spazi della comunicazione e dell'arte militante.
E se queste lotte scatenano rappresaglie e repressioni, disturbi; ostacoli, diffamazioni, minacce e denunce dinnanzi a giudici e pm, o campagne mediatiche, significa che tutti quei movimenti sociali sono segno inequivocabile che tutto è giunto al suo punto estremo, e che quelle lotte sono il giusto cammino. 
Possiamo restare indifferenti? Mi sembra ci sia una sola risposta: non possiamo, dobbiamo piuttosto essere ribelli, come il neurone, e fare parte di tutte quelle voci, se abbiamo ancora un po’ di dignità umana.

Foto © Our Voice

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